sabato 27 giugno 2009

Italia dall'Estero - Un cavallo

Pubblico un articolo di El País del 14 giugno 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Un cavallo

Machiavelli diede al principe questo consiglio: se non sei amato, sii almeno temuto. Trattandosi di Berlusconi avrebbe potuto aggiungere: se non ti amano e non ti temono, fai almeno in modo che ti invidino, perché anche l’invidia della plebe è una fonte di potere.

Ma Berlusconi non ricorda in niente un principe rinascimentale. In realtà non è neanche un politico, bensì un esibizionista all’apice di una ricchezza assoluta ed oltretutto è italiano, cosa che gli permette tutti i capricci, incluso quello della politica, senza che questa gli imponga l’obbligo di negarsi un solo piacere. Come succedeva a qualunque imperatore romano, a questo Eliogabalo basta allungare la mano perché un servitore vi ponga la frutta più desiderata. Lo si può immaginare appoggiato su un triclinio con un grappolo d’uva che gli pende dall’orecchio, mentre offre uno ad uno gli acini con la bocca alla sua valletta preferita. Quando il denaro raggiunge un determinato livello, la fortuna si converte in comando.

Berlusconi ha avuto l’abilità di trasferire questo principio monetario alla politica senza rinunciare al privilegio di cui godono tutti i miliardari. Agli antichi romani sembrava logico che l’imperatore partecipasse ai baccanali circondato dai patrizi. Dalla caduta dell’impero gli italiani portano nel DNA l’impudicizia del lusso unita al fervore di vivere, e saranno sicuramente pochi quelli che non sognano di partecipare alle feste che Berlusconi offre ai suoi amici nella sua villa in Sardegna con baccanti nude su sedie a sdraio.

Alcuni lo ammirano, altri lo invidiano e anche se lo immaginano mentre dorme con la retina nei capelli e il flaconcino di viagra sul comodino, lo votano perché, in fondo, questo miliardario disinibito non fa altro che glorificare impudicamente la frustrazione di molta gente. Berlusconi si libera di qualsiasi legge che lo infastidisce come colui che che scaccia una mosca noiosa dal naso. Seneca non considerava riprovevole il fatto che Nerone cantasse e suonasse l’arpa mentre Roma bruciava, ma che stonasse. Il problema consiste nel credere che Berlusconi sia un cavaliere. Si tratta solo di quel cavallo che Caligola nominò console e che ora corre senza briglie per le gallerie e le scalinate d’Italia.

(Articolo originale di Manuel Vicenti)

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