venerdì 15 aprile 2011

Italia dall'Estero - Berlusconi mette ancora una volta il Parlamento al suo servizio

Pubblico un articolo del Neue Zürcher Zeitung del 14 aprile 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Berlusconi mette ancora una volta il Parlamento al suo servizio

Legge per prescrivere il processo per corruzione di testimone.

Mercoledì sera la Camera dei Deputati italiana ha approvato una legge che porterà alla prescrizione del processo a carico del Presidente del Consiglio Berlusconi per corruzione del testimone David Mills.


Il governo italiano si è riunito in seduta straordinaria mercoledì in una sala della camera dei deputati durante la pausa pranzo della Camera per affrontare questioni economiche. Il motivo è stato una votazione alla Camera dei Deputati, alla quale nessuno doveva essere assente. Ancora una volta il capo del governo Silvio Berlusconi si e’ servito della sua ormai risicata maggioranza per risolvere un altro dei suoi problemi legali.

Contro la condanna incombente

La Camera dei Deputati ha approvato in serata una legge che accorcia i tempi di durata del processo, notoriamente lunghi, per i reati punibili con meno di 10 anni di reclusione. Il disegno di legge prevede anche una riduzione del tempi di prescrizione per le persone incensurate che abbiano dei processi in corso al primo grado di giudizio. Questo accade proprio in concomitanza del processo di Berlusconi per corruzione dell’avvocato inglese David Mills, già condannato in questo processo.

Fino a pochi giorni fa ci si aspettava che si sarebbe proceduti a condannare Berlusconi nel giro di poche settimane. Secondo la versione dell’accusa Berlusconi aveva corrotto l’avvocato d’affari Mills con 600.000 dollari, per alleggerire la posizione del “Cavaliere” in un altro procedimento per evasione fiscale e appropriazione indebita, cosa che egli fece. A tal proposito gravano su Berlusconi e altri manager del suo impero mediatico altri due procedimenti, che rischiano, nell’opiniore generale, di finire pure anch’essi prescritti.

Feroci critiche dell’opposizione

L’opposizione ha protestato con l’ostruzionismo, sit-in e altre azioni contro la nuova legge «ad personam», che ora deve passare al Senato, dove la maggioranza di governo è più solida e poi essere firmata dal Presidente della Repubblica. Tra l’altro gli oppositori del governo sono anche indignati dal fatto che per via di Berlusconi anche molti delinquenti la faranno franca.
Dal 2001 a oggi, le coalizioni di Berlusconi hanno presentato dieci progetti di legge per bloccare i procedimenti a carico del primo ministro o per farli arenare. Tre progetti di legge sono stati in seguito annullati dalla Corte Costituzionale. Di recente la Camera dei Deputati ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale in merito alla legittimità giurisdizionale della Procura di Milano nel “caso Ruby”, in cui si contestano i reati di abuso d’ufficio e rapporti sessuali con una prostituta minorenne. In esso non si afferma soltanto che Berlusconi ritenesse Ruby la nipote di Mubarak, ma un paio di giorni fa Berlusconi ha anche detto di aver dato denaro alla marocchina per tenerla lontana dal mondo della prostituzione..

(Articolo originale di Tzermias Nikos)

Italia dall'Estero - Prima li invita, poi li scaccia

Pubblico un articolo di El País del 11 aprile 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Prima li invita, poi li scaccia

Era l’estate del 2009. B. andò a Tunisi in visita molto privata dal suo socio franco-tunisino Tarak Ben Ammar. Il motivo era l’inaugurazione della televisione maghrebina via satellite Nessma TV, un nuovo investimento dell’azienda Quinta Communications, produttrice lussembrghese in cui B. possiede un 22% e Muhammar Gheddafi, attraverso l’azienda Lafitrade, possiede (o possedeva) il 10%. Credo di aver parlato di questo in precedenza, ma mi sembra di non aver riportato la meravigliosa intervista che B. concesse ai suoi nuovi dipendenti (compreso Ben Ammar come interprete).

All’inizio, B. parla dell’immigrazione come uno statista. Dice che il problema maggiore sono le mafie, e racconta che Ben Ali (che tempi!) gli ha detto che ci sono 300 organizzazioni impegnate nel traffico di persone. Poi, ragionevole e generoso, invita i Magrebini a non viaggiare su barconi insicure rischiando la vita.

Nel suo francese maccheronico da ex-studente della Sorbona, aggiunge poi che aumenterà “non solo in Italia ma anche in Europa le possibilità di entrare legalmente” per gli immigranti.

“Abbiamo il dovere di guardare a coloro che arrivano con totale apertura di cuore e di dare loro la possibilità di un lavoro, casa, scuola per i loro figli, benessere, salute, l’apertura di tutti i nostri ospedali per le loro necessità. Questa è la politica del mio governo”.

La velina conduttrice levita, gli dice che è un uomo incredibile, chiede un applauso, lui risponde modesto che è un uomo del popolo, che rispetta i più umili, che questa è la sua educazione, quel che gli insegnò la sua famiglia e che imparò dai salesiani dove studiò per otto anni.

“Inoltre, dato che sono un uomo con responsabilità di governo, la cosa per me più importante è aiutare quelli che ne hanno bisogno”, spiega.
“Non mi pento di nulla” dice subito, “non c’è nulla di cui io sia orgoglioso, e spero che quando sarò sotto terra possano scrivere ‘fu un uomo giusto, un uomo buono’”. (Lo faremo).
“Dovete vedere qusto canale, migliorerà la vostra vita, è il numero uno”, aggiunge più tardi assumendo già il ruolo di sponsor.

Prima di terminare, chiede il numero di telefono alla presentatrice e questa lo frena un momento e sembra che stia per fargli la domanda del secolo. Quando infine spara, gli chiede come mai il Milan ha venduto a Kaká (come a dire, cosí carino). Al che il gran timoniere risponde: “Ah, hanno venduto Kaká?”.
“L’uomo più intelligente d’Europa”, riassume una voce maschile, forse dello stesso Ben Ammar.

Sembra incredibile, no? Un anno e mezzo dopo averli invitati a venire, avergli promesso lavoro, benessere, scuole, tutti gli ospedali, il suo governo li abbandona alla loro sorte a Lampedusa, poi semina il panico tra i suoi abitanti parlando di un esodo biblico e di uno tsunami umano, poi distribuisce i tunisini negli accampamenti senza vigilanza perché se ne vadano in Francia, ed ora a tutti gli effetti chiede all’Unione Europea che li lasci entrare e minaccia di separarsi se l’Europa non accetta di distribuirli nell’area Schengen.

È ragionevole che Francia e Germania non lo sopportino. Forse pensano che B. dovrebbe assumerli nelle sue aziende prima di levarseli di torno con disprezzo. In fin dei conti gliel’aveva promesso, ed è un uomo di parola che è venuto al mondo per aiutare gli altri. È quel che ha di brutto internet, che le spie sanno ormai tutto al volo.

In ogni caso, fate molta attenzione ai vostri schermi in questi giorni. C’è guerra aperta nel PDL, le cospirazioni sono di tutti contro tutti, e le coltellate volano senza sosta. Nove ministri si riuniscono a cena per conto loro per cospirare contro Tremonti, che considerano il traditore che verrà dopo B. L’elefantino Ferrara avverte tipo minaccia ai naviganti: “B. potrebbe abbandonare”. La Lega ne ha abbastanza di ingoiare il rospo, la sua base spinge contro B. e mercoledì si vota la legge sul processo breve, che potrebbe finire per essere, se una o più fazioni osano, la tomba del governo onnipotente di Cesare.

Significativamente o forse no, la pagina web Dagospia domenica scorsa intitolava così la sua unica informazione del giorno : “gli ultimi giorni di Pompei”.
Ma non preoccupatevi, prima di tacere il nostro uomo aggiusterà l’emergenza immigrazione, la guerra in Libia, la vittoria nel campionato del Milan, la spazzatura di Napoli, e persino la fuga radioattiva di Fukushima. La sua specialità, come già sapete, è risolvere problemi.
State tranquilli e godetevelo in pace.
Allego il video della Sora Cesira su Madame Sarkozy. Geniale, come sempre.

(Articolo originale di Miguel Mora)

martedì 29 marzo 2011

Italia dall'Estero - Energia nucleare in Italia: Berlusconi tenta di cambiare rotta

Pubblico un articolo del Sueddeutsche Zeitung del 15 marzo 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Energia nucleare in Italia: Berlusconi tenta di cambiare rotta

Roma un tempo era un precursore: dopo Chernobil l’Italia è stato il primo paese industrializzato a chiudere tutte le sue centrali nucleari. Ma questo l’ha portata alla dipendenza energetica dalla Francia. Ora il governo Berlusconi spinge per il ritorno all’atomo – ma con poche speranze di successo.

All’ingresso di molti paesi italiani c’è un cartello che lascia spesso perplessi i turisti stranieri. Il cartello dice: “Zona denuclearizzata”. Dal punto di vista giuridico questi cartelli sono privi di valore, ma dal punto di vista politico hanno un alto valore simbolico. Sono relitti degli anni ‘80, quando gli italiani costrinsero i loro governanti ad abbandonare il nucleare. E questo in un periodo in cui tutto il mondo andava nella direzione dello sfruttamento dell’atomo.

Il punto di rottura si ebbe il 26 aprile 1986, quando a Chernobil, in Ucraina, esplose un reattore nucleare. Migliaia di persone morirono, centinaia di migliaia persero la loro casa e tutta l’Europa precipitò nella paura delle radizioni atomiche. Chernobil fu un motivo sufficiente perché tutti gli italiana, dall’Alto Adige alla Sicilia, dicessero no al nucleare. Per volontà popolare le tre centrali nucleari allora in attività nel paese vennero fermate, poterono essere utilizzate solo parzialmente per scopi di ricerca. Un quarto progetto, ancora in fase di realizzazione, non venne mai completato. L’Italia fu così “denuclearizzata”, l’unico membro del club dei paesi industrializzati, allora ancora G7, a rinunciare completamente all’energia atomica per uso civile.

Ma se oggi c’è ancora energia elettrica in Italia, è perché vengono importante ingenti quantità di elettricità prodotta nelle centrali atomiche, soprattutto francesi. L’Enel, la controllata statale che gestisce il mercato energetico, possiede anche delle quote degli impianti nucleari in Francia, Slovacchia e Spagna ed intende inoltre partecipare al programma di energia nucleare russo. Ciò significa che l’Enel ha le mani pulite solo in patria.

Poiché però in Italia gli esperti non hanno sviluppato alternative efficaci ed economiche alla produzione di energia nucleare, a parte un paio di centrali a metano o gas qua e là, il paese deve importare oggi circa il 70% del suo fabbisogno energetico. Questo costa ogni anno 60 miliardi di euro. Il governo Berlusconi intendeva mettere fine a questa situazione, e per farlo due anni fa decise di cancellare la moratoria sull’atomo.

Il governo non riesce neppure a imporre un inceneritore di rifiuti

Nel mese di febbraio 2009 il premier italiano Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno firmato un’intesa per un futuro nuclare comune. L’italiana Enel (quasi un ente statale) e la francese EdF hanno spiegato che intendono costruire insieme almeno quattro centrali nucleari in Italia. Il primo tavolo di lavoro dovrebbe realizzarsi già il prossimo anno, il primo reattore potrebbe essere collegato alla rete elettrica nel 2020. La popolazione ha subito lo storico cambio di direzione così, senza grandi proteste. La maggior parte non crede comunque che alla fine se ne farà granché – non così in fretta almeno.

Anche se finora sui media non si sono viste dimostrazioni di massa o aspri dibattiti, il progetto del governo di Roma ha incontrato contrarietà in tutta Italia – per il momento ancora silenziose, ma forti. Per esempio quasi tutte le 20 regioni italia si sono dette contrarie ai piani nucleari. Nessuna vuole avere un reattore nucleare sul suo territoro. Undici consigli regionali si sono appellati perfino alla Costituzione. Il governo finora non ha ancora indicato dei luoghi precisi. E nelle località dove eventualmente potrebbero in futuro sorgere delle centrali, i verdi italiani si mobilitano e raccolgono firme per un nuovo referendum popolare.

possibiltià che il governo di Roma possa avere la meglio su questo fronte di opposizione appaiono scarse, soprattuto se si pensa all’esito di altri grandi progetti. Nonostante diversi tentativi il governo non è riuscito a creare un piccolo deposito per le scorie nucleari prodotte della centrali prima dell’abbandono dell’energia atomica. Le proteste locali hanno bloccato tutte le iniziative. Le pericolose scorie radioattive sono ancora stipate in depositi in modo provvisorio.

Non è stato possibile costruire neppure un inceneritore in Campania, estremamente necessario. “Dobbiamo fare in modo che la popolazione comprenda meglio i vantaggi dell’energia nucleare”, è il motto di Fulvio Conti, capo del gruppo Enel. Anche questa strategia, viste le evoluzioni non prevedibili in Giappone, non appare molto promettente sul lungo periodo.

(Articolo originale di Hans-Jürgen Schlamp)

sabato 19 marzo 2011

Italia dall'Estero - In appello senza prospettive

Pubblico un articolo del Sueddeutsche Zeitung del 11 marzo 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

In appello senza prospettive

Il premier Silvio Berlusconi mette in moto una discussa riforma della giustizia tesa a limitare i diritti di giudici e pubblici ministeri

Roma – Il caso Ruby non accenna a chiudersi e resta sulle prime pagine dei giornali. Secondo indiscrezioni pare che due italiani abbiano offerto una cospicua somma di denaro ad una impiegata dell’anagrafe perche´ falsificasse la data di nascita della prostituta Ruby. Ruby, ancora minorenne, avrebbe infatti preso parte, dietro pagamento, a delle feste private del presidente del consiglio italiano. All’inizio di aprile Silvio Berlusconi dovra´ comparire davanti ai giudici proprio per questi contatti: i reati di cui lo si accusa sono prostituzione minorile e abuso di ufficio. Proprio in questo periodo Berlusconi porta avanti un progetto di riforma della giustizia che mira a limitare i poteri dei giudici.

Il giornale Il Fatto Quotidiano ha riportato la notizia di due italiani e un marocchino che il 7 febbraio sarebbero stati a Fkih Ben Salah, luogo in cui nel 1992 sarebbe nata Ruby, sotto il nome di Karima El M. L’impiegata dell’anagrafe avrebbe riferito di aver ricevuto dai tre un’offerta di denaro molto ingente, peraltro rifiutata, affinche´ anticipasse al 1990 l’anno di nascita di Ruby. Gli avvocati del premier precisano che Berlusconi non avrebbe nessuna implicazione in questa vicenda e che sarebbe piuttosto da chiarire la fondatezza di tali notizie. Se una cosa del genere dovesse risultare vera, avrebbe conseguenze molto gravi per Berlusconi. Il Giornale, quotidiano del gruppo di Berlusconi, affermava nei giorni scorsi che il Premier avrebbe riferito in ambienti privati di avere “prove che la registrazione di Ruby all’anagrafe marocchina e’ avvenuta solo due anni dopo la sua nascita. E che questa prova sara’ stata portata ai giudici”.

Questo non e´ l’unico processo per il quale Berlusconi e´ imputato e ha comunicato di volersi mettere a disposizione della giustizia tutti i lunedi’ spiegando agli italiani come stanno veramente le cose. A Milano sono in corso altri tre processi: la settimana scorsa e´ stato riavviato il “processo Mediaset” per corruzione e frode fiscale. Venerdi´ il tribunale ha fissato per il 23 marzo la prossima udienza del “processo Mills” nel quale Berlusconi e´ accusato di aver corrotto l’avvocato inglese David Mills inducendolo a testimoniare il falso. Un terzo processo, per frode fiscale, deve essere ancora aperto.

Di recente il presidente del consiglio italiano ha annunciato una radicale riforma della giustizia. Per poter entrare in vigore occorre che entrambe le camere la accettino. Opposizione e rappresentanti dei giudici la criticano aspramente perche´ ridurrebbe ampiamente l’indipendenza dellla magistratura. Questa riforma e´ un tema ricorrente del governo e ripetuti sono stati finora i tentativi di portare avanti questo progetto. Costante l’accusa che viene mossa a Berlusconi di voler cambiare le leggi a proprio vantaggio. Berlusconi respinge quest’accusa. “La riforma che abbiamo deciso rinnovera´ tutto il sistema giudiziario. Questa riforma la volevo gia´ quando entrai in politica nel 1994″ – dice Berlusconi. Sulla necessita´ di riformare la politica sono d’accordo praticamente tutti i partiti, anche l’ordine dei giudici ANM e´ del medesimo parere. Sul come pero´ questo debba avvenire, ci sono divergenze. Il problema principale sono i tempi estremamente lunghi della giustizia italiana. I procedimenti penali durano mediamente otto anni. Chi intenta una causa civile deve mettersi nell’ordine di idee che il processo non verra´ aperto se non due o tre anni piu´ tardi. Il primo grado dei processi civili dura di media tre anni.

Questa riforma prevede che un’assoluzione in primo grado non possa essere impugnata in appello dall’avvocatura dello stato. In caso di errori grossolani i magistrati devono poter essere giudicati e rispondere dei propri errori. Le carriere dei giudici e dei pubblici ministeri devono essere separate, cosi´ come quelle dei rispetivi organi di controllo. Secondo il presidente dell’ordine dei giudici Luca Palamara, questa riforma sotterrerebbe l’autonomia dei giudici.

(Articolo originale)

giovedì 17 marzo 2011

Auguri Italia!

Nient'altro da aggiungere, i 150 anni di unità festaggiati oggi speriamo siano il lancio verso un nuovo sentimento nazionalista che credo ci manchi, allora

Auguri Italia!

Auguri all'Italia unita dal Tricolore, dalla Costituzione e dal suo Popolo.

mercoledì 23 febbraio 2011

Italia dall'Estero - Le vicissitudini di un “clown”

Pubblico un articolo di Carta Capital del 18 febbraio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Le vicissitudini di un “clown”

Riflessioni sul processo mosso contro Berlusconi, con una breve divagazione sul caso Battisti

L’Italia di Berlusconi ha fornito a tutto il pianeta uno spettacolo da circo di proporzioni bibliche grazie all’eccellente performance di Silvio, clown incomparabile.

Uno sguardo panoramico sulla Penisola, persino alla luce di un’attualissima analisi, non si riduce tuttavia alla sola figura caricaturale del premier, che si crede un casanova, che narra barzellette triviali, che si rende protagonista di gaffes con ripercussioni urbi et orbi, che è un perfetto interprete del personaggio patologico dell’opportunista innopportuno, dalla personalità puerile e dai comportamenti compulsivi e predatori.

Le caratteristiche forti della democrazia italiana sono state, dall’immediato dopoguerra, la Costituzione solida e longeva, opera di un’Assemblea Costituente ristretta, e la Giustizia indipendente ed efficace, come del resto è stabilito dalla forma di governo.

Questa Giustizia ha condannato il politico più influente degli anni ’80 e dei primi anni ’90, il leader socialista e primo ministro, Bettino Craxi, che alla fine fuggì in Tunisia dove rimase sino alla morte per evitare circa 20 anni di carcere.
È proprio così: in Italia i ricchi e potenti vanno anche in carcere.

È quello che è successo con quelli che furono coinvolti nell’ampia e lunga operazione denominata Mani Pulite. Coinvolse ministri, parlamentari, medi e grandi imprenditori, provocò suicidi e fece implodere la Prima Repubblica e con essa i partiti nati dopo la fine del fascismo, a iniziare dalla Democrazia Cristiana, la prima a restare impantanata nel fango della corruzione.

Adesso questa stessa Giustizia si muove contro Berlusconi e ha fissato al prossimo 6 aprile l’inizio del processo che lo incrimina per concussione e prostituzione di minore. La situazione del premier, che sino ad oggi è riuscito a cavarsela a dispetto delle crescenti vicissitudini politiche, della crisi economica e di tre pendenze giudiziarie ancora in corso, forse questa volta si è compromessa irreparabilmente.

Tempo fa, d’altra parte, si era fatta strada la tesi secondo cui Berlusconi potrebbe, da un certo punto di vista, seguire le orme di Al Capone, il quale finì per essere condannato come evasore, invece che come capo del crimine organizzato.

La Giustizia italiana compie con precisione e competenza il compito che le è stato assegnato all’interno dello Stato Democratico di Diritto. È ciò che ha detto la scorsa settimana un grande scrittore, Umberto Eco, al programma Annozero della Rai, per mostrare la contraddizione di Berlusconi: approva la situazione di Cesare Battisti ma non vuole essere processato, ha detto Eco.

L’autore de Il nome della rosa e di altri libri di successo mondiale ha affermato che negare l’estradizione di Battisti “offende l’Italia e gli Italiani”. E la ragione è semplice e comprensibile: a giudicare dal “no” di Lula, sembra che il Brasile creda ciecamente a un detenuto nel carcere di Papuda, come ad una scrittrice di gialli (che non è Agatha Christie), con le certezze di chi ignora la storia italiana e pretende di stracciare un trattato firmato nel 1998, legge totalmente in vigore in quanto approvata da entrambi i Parlamenti.

Altrimenti detto: il Brasile non crede nella Giustizia italiana e internazionale, nel Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ex comunista doc, e neanche nella sinistra della Penisola, da sempre allineata con il PT [Partido dos Trabalhadores, il partito brasiliano dell’ex presidente Lula, N.D.T.].

Non avrei voluto tornare sul caso Battisti, ma lo scontro in corso tra Berlusconi e la magistratura, che egli accusa di essere “comunista”, mi porta automaticamente ad alcune considerazioni.

Pur nella certezza di tornare a essere messo al muro dalle offese grossolane di chi frequenta internet col fine di esibire non solo la propria codardia, ma anche, e soprattutto, la sua ignoranza. Sembra che Walter Fanganiello abbia già fatto un callo capace di resistere strenuamente alle perfidie che quotidianamente gli vengono vomitate contro.

Mi spaventa soprattutto quel genere di internauti e di molti altri cittadini pronti a confondere un ladruncolo di periferia, ideologizzato in carcere, terrorista e pluriassassino, con i coraggiosi guerriglieri disposti a morire in nome della libertà.

Sono spaventato perché non si concedono mai neanche un frammento di dubbio. Bene, vale la pena segnalare che il dubbio è segno di intelligenza). Ometto i paragoni tra Umberto Eco e Fred Vargas.

(Articolo originale di Mino Carta)

giovedì 17 febbraio 2011

Italia dall'Estero - La legge e Berlusconi

Pubblico un articolo del Guardian del 12 febbraio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

La legge e Berlusconi

Editoriale.

Basta è una parola che si sente molto spesso in Italia, ma mai, pare, in correlazione con il suo Presidente del Consiglio. Per quanto oltraggiose o poco sagge siano state le azioni di Silvio Berlusconi, gli Italiani non hanno mai detto di averne abbastanza, o almeno, in numero sufficiente o con sufficiente convinzione.

La svolta potrebbe esserci stata questa settimana, dopo che la procura di Milano ha presentato la richiesta di processo in relazione alle accuse di sfruttamento della prostituzione. Si aspetta la decisione del giudice a inizio settimana prossima sulla leggittimità della richiesta e, se accordata, Berlusconi potrebbe essere processato già ad aprile.

Apparentemente Berlusconi è già stato messo all’angolo giudiziario tante volte in passato. E’ stato in tribunale così tante volte che il numero esatto è materia di dibattito, ma il rapporto fra lui e la legge in passato è assomigliata a quella fra un’agile volpe e un goffo cacciatore. La fa sempre franca, anche quando viene giudicato colpevole.

Di solito ci riusciva prolungando i tempi processuali fino a decorrenza dei termini di prescrizione. Quando la legge non poteva venirgli in soccorso l’ha cambiata, e di recente ci ha riprovato nuovamente. Il suo controllo delle televisioni, in un paese dove solo il 10% della popolazione compra un giornale, gli ha permesso di seppellire i problemi per la maggior parte del tempo. Anche ora, gli sviluppi della vicenda che in altri paesi sarebbero in cima alle scalette dei telegiornali sono misteriosamente piazzati a metà o addirittura più in basso.

Ma questa volta non gli sarà facile scamparla. La vicenda in questione – il suo presunto pagamento di una diciassettenne per prestazioni sessuali – è avvenuta all’inizio dello scorso anno, troppo presto affinchè il reato cada in prescrizione.

Sarebbe sbagliato pronunciarsi su questa specifica accusa, ma è sempre stato fuori discussione che Berlusconi ha avuto troppo a che fare con troppe giovani donne di un certo tipo. Il movimento del Popolo della Libertà può essere chiamato party [partito in inglese, N.d.T.] in più di un senso. Ciò che è accaduto può essere stato illegale o meno, ma è di certo disgustoso. E’ di certo anche una grande distrazione dagli impegni governativi in un periodo in cui l’Italia versa in grave situazione economica e i problemi sociali domandano una particolare attenzione.

Nel frattempo, gli italiani sembrano essere piombati in uno stato di cinica rassegnazione sia per i difetti del loro leader sia per il degrado della politica. Sebbene la maggioranza delle persone ora pensi che l’onorevole Berlusconi debba dimettersi, lui è ancora al suo posto, sostenendo che la sua reputazione viene infangata e che i magistrati di sinistra lo perseguitano. Afferma che tutto questo danneggia l’Italia, e di certo è vero, ma non nel senso che egli dà alla frase. Adesso, Berlusconi potrà infliggere un danno ancora più grosso al paese forzandolo alle urne sulla questione del chi debba scegliere il comando politico di un paese: gli elettori o la magistratura.

(Articolo originale)