sabato 27 giugno 2009

Italia dall'Estero - Patrizia D’Addario: Silvio Berlusconi non può negare i nostri incontri

Pubblico un articolo del Times del 25 giugno 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Patrizia D’Addario: Silvio Berlusconi non può negare i nostri incontri

Patrizia D’Addario sostiene di aver trascorso la notte con Silvio Berlusconi

La escort, al centro dello scandalo che coinvolge Silvio Berlusconi, ha risposto alle dichiarazioni del Primo Ministro italiano che l’accusa di far parte di una “missione” organizzata per screditarlo.

Patrizia D’Addario, 42 anni, sostiene di aver trascorso la notte con il miliardario 72enne nella sua residenza romana, la notte in cui Barack Obama è stato eletto presidente degli Stati Uniti.

Ieri aveva respinto le accuse mosse da Berlusconi: “qualcuno l’ha mandata con uno scopo ben preciso”, ribadendo di aver trascorso la notte a Palazzo Grazioli in cambio di un aiuto su un progetto immobiliare personale.

“Sapevo che sarei stata accusata della peggiore immoralità, ma non possono attaccarmi perché ho sempre detto la verità, quindi Berlusconi non può smentire i fatti di cui ho parlato” ha dichiarato la donna al quotidiano “Corriere della Sera”.

Il pubblico ministero di Bari sta ascoltando le registrazioni audio, pare incise di nascosto dalla D’Addario nella camera da letto di Berlusconi. Queste, insiste la donna, proveranno gli incontri dichiarati. Inoltre sono state interrogate altre tre ragazze che erano stato invitate alla cena nell’appartamento privato di Berlusconi a Roma il 4 novembre, la sera delle elezioni presidenziali americane.
Il mattino seguente, mentre l’America celebrava l’elezione del suo primo presidente nero, una delle donne, la 23enne Barbara Montereale, afferma che la D’Addario era tornata finalmente nella stanza d’albergo che avrebbero dovuto condividere, confidandole di aver fatto sesso con il leader italiano.

Questa settimana, riferendosi allo scandalo per la prima volta, Berlusconi ha affermato, in un’intervista alla rivista di gossip “Chi”, di essere stato vittima di un piano e che non pagherebbe mai per fare sesso.

La D’Addario, che ha una figlia, ieri ha ribadito che non solo erano tutti a conoscenza del suo lavoro di accompagnatrice, ma che Berlusconi le aveva anche promesso, in cambio dei suoi servigi, un aiuto per favorire l’approvazione di un progetto immobiliare rimasto incompiuto.
“Tutti sapevano cosa facevo per mantenere la mia famiglia, visto che, dopo la morte di mio padre, ho dovuto prendermi cura di mia madre e di mia figlia” ha dichiarato la donna.

Lo scandalo è venuto a galla per caso, durante i tre mesi di inchiesta del pm su presunte tangenti per la fornitura di attrezzature ospedaliere da parte dell’imprenditore barese Giampaolo Tarantini e suo fratello Claudio.
Nelle intercettazioni telefoniche si sente Tarantini riferirsi ad onorari pagati alle donne che frequentano le feste di Berlusconi nella residenza romana e in Sardegna.

La D’Addario afferma che “Il magistrato mi chiamò perché voleva sapere quale relazione avessi con Giampaolo e se fosse stato lui a portarmi a Palazzo Grazioli. Fu a quel punto che decisi di ammettere ciò che era palese”.
La donna nega di provare rancore per il Primo Ministro. Tuttavia, racconta: “Sono stata ingannata. La seconda volta che lo incontrai, quando trascorsi la notte con lui, non ricevetti denaro. Credevo alla sua promessa di aiutarmi a costruire il residence sul terreno della mia famiglia”.

Invece, resta un cantiere abbandonato su un appezzamento ricoperto d’erbacce alla periferia di Bari.
A quanto si dice, fu iniziato dal padre della D’Addario negli anni settanta, ma non è stato mai completato a causa di ostacoli alla pianificazione, rimane dimenticato e ricoperto dai graffiti. Berlusconi nega di aver promesso di agevolare permessi per l’edificazione.

Ieri girava voce che la procura di Bari fosse in “corsa contro il tempo”, giacché la coalizione di centro-destra di Berlusconi sta tentando di far approvare, in fretta, al parlamento, una legge che impedirebbe l’uso delle intercettazioni telefoniche e di altre registrazioni.

Una proposta di legge per vietare le intercettazioni telefoniche, in casi diversi da quelli che prevedono reati condannabili ad un minimo di 10 anni di detenzione, fu presentata in parlamento lo scorso anno.

(Articolo originale di Lucy Bannerman e Richard Owen)

Nessun commento: