lunedì 29 dicembre 2008

Carta canta - All'insegna dell'ottimismo

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 29 dicembre 2008:

All'insegna dell'ottimismo

"Bisognerà intervenire sulla Rai al più presto, basta con questi programmi che diffondono pessimismo sulla crisi finanziaria".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, 21 dicembre 2008)

"Il 2009 sarà un anno terribile".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, 26 dicembre 2008).

giovedì 25 dicembre 2008

Auguri!

Auguro a tutti un buon Natale.
Vorrei anche augurare un buon nuovo anno, un 2009 nuovo. Il vento speriamo che cambi, la crisi qui in Italia si fa sentire ma è chiusa dai media nazionali in una campana di vetro. Loro sperano che non esca, ma purtroppo per loro la campana è incrinata e saranno loro a dover rendersi conto che dovranno fronteggiare tutti gli italiani.
Comunque, ancora tanti auguri. Perché a Natale bisogna esser buoni.

lunedì 22 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Il centro sinistra italiano indebolito da divisioni e corruzione

Pubblico un articolo di Le Monde del 17 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il centro sinistra italiano indebolito da divisioni e corruzione

Una sconfitta e molto di più. L’elezione (parziale) regionale in Abruzzo vinta dalla destra, lunedì 15 dicembre, illustra tutti i mali sui quali il Partito Democratico (PD, centro sinistra) si concentrerà, venerdì 19 dicembre, durante una riunione della dirigenza del partito: la guerra dei capi, la scelta della linea politica e delle alleanze e la questione morale.
Organizzata in seguito alle dimissioni del presidente della regione, Ottaviano del Turco (PD), coinvolto in un’inchiesta di tangenti, questo scrutinio segna un crollo del PD (20% dei voti contro il 38% alle legislative di aprile) a beneficio del suo alleato, L’Italia dei Valori (IdV), diretto dall’ex giudice anti-corruzione Antonio Di Pietro, che raccoglie il 14% dei suffragi.
Martedì, all’indomani del voto, si sono levate le prime voci di richiesta di un cambiamento d’alleanza. Dopo la sua fondazione, nell’ottobre 2007, il partito è diviso tra i sostenitori di un accordo con il centro, favorevoli a un dialogo con Silvio Berlsconi, e i promotori di un’intesa con l’ex giudice dell’operazione “mani pulite”, il quale ostenta un anti-berlusconismo continuo. Puntando sul fatto che la “vocazione maggioritaria” del PD sarebbe sufficiente per attirare gli uni e gli altri, Walter Veltroni, il segretario generale, non ha mai deciso tra le due opzioni.
A questa divisione si aggiunge quella tra Veltroni e Massimo d’Alema. Rivali, incrociano continuamente i loro destini garantendosi reciproca amicizia, ma la scelta dei candidati alle elezioni locali, secondo la modalità delle primarie, è l’occasione per i due di creare degli schieramenti.
Nel frattempo, la linea ideologica tentenna. Riformista, Veltroni esita tra un “dialogo” con il centro destra, rifiutatogli da Berlusconi fin tanto che è alleato con Di Pietro, ed un’opposizione brutale al Cavaliere, che egli tratta da “Putin” italiano. Il congresso, che permetterebbe di decidere sulla questione, è previsto solo nell’autunno 2009.
Intanto, le elezioni europee mostreranno altre fratture congenite del PD. Gli eurodeputati del centro sinistra sono distribuiti in due gruppi. Alcuni altri al gruppo socialista. Spiegazione: all’inizio di dicembre, Francesco Rutelli ha assistito a Bruxelles al congresso del Partito Democratico Europeo (PDE), mentre D’Alema si trovava, poco prima, in Messico, al congresso dell’Internazionale socialista.
aderiscono all’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa,

“FONDARE UNA VERA UNITÀ”

Resta la “questione morale”. Alcune inchieste giudiziarie gettano sospetti di corruzione su diversi deputati del PD, sotto l’occhio beffardo della destra. Coinvolto in alcune indagini, il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, si è incatenato di fronte alla sede romana del quotidiano La Repubblica per protestare contro una “campagna giornalistica [ai suoi danni, N.d.T.])”.
A Napoli, la pressione aumenta sul sindaco, Rosa Russo Iervolino, dopo il suicidio in circostanze misteriose di uno dei suoi assessori. Diversi assessori sono stati arrestati mercoledì mattina in seguito ad una vicenda di appalti truccati. Il presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, deve inoltre rispondere dei sospetti che vertono su di lui.
Infine, da lunedì, Luciano D’Alfonso, sindaco di Pescara (Abruzzo), si trova agli arresti domiciliari, accusato di aver ricevuto tangenti. Incapace di farli dimettere, Veltroni ha promesso di essere più scrupoloso in futuro nella scelta dei candidati del PD.
Nonostante queste difficoltà, le persone vicine all’ex sindaco di Roma respingono l’ipotesi di una spaccatura del partito. “Non ci saranno conseguenze”, assicurano. Una cinquantina di deputati hanno lanciato, il 6 dicembre, un appello a “fondare una vera unità nella limpidezza delle posizioni”. Un obiettivo che sembra ben lontano.

(Articolo originale di Philippe Ridet)

venerdì 19 dicembre 2008

Italia dall'Estero - La già debole sinistra italiana è ora colpita dallo scandalo

Pubblico un articolo della Reuters del 17 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

La già debole sinistra italiana è ora colpita dallo scandalo

La già debole opposizione italiana al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha accusato un altro colpo Mercoledì quando la più grande città da essa amministrata, Napoli, è stata colpita da uno scandalo di corruzione.

La polizia ha messo agli arresti domiciliari alcuni consiglieri comunali che lavorano assieme al sindaco di centrosinistra Rosa Russo Iervolino per quello che gli inquirenti hanno definito “un sistematico saccheggio delle risorse pubbliche”.

Questo è l’ultimo scandalo che ha colpito il Partito Democratico (PD), che sta traballando sotto il peso di indagini per concussione in tutto il paese, invece di approfittare della crisi economica per sfidare il governo.

“La situazione è piuttosto seria per il Partito Democratico”, commenta l’analista politico Franco Pavoncello, aggiungendo che il PD sembra “sciogliersi” sotto la luce degli scandali.

Gli elettori si sono rivoltati contro il PD questa settimana durante l’elezione per sostituire il Presidente della Regione di centrosinistra della regione Abruzzo nel centro Italia, il quale era stato arrestato a proposito di un presunto sistema di mazzette (kickbacks è proprio mazzette e non tangenti) nel sistema sanitario.

Il sindaco di Pescara, sempre in Abruzzo, è stato arrestato lunedì nel corso di un’indagine per concussione assieme ad alcuni importanti esponenti del suo partito.

Il centrodestra di Berlusconi, che ha vinto le elezioni in Abruzzo, la chiama gioiosamente una nuova “Tangentopoli” – un riferimento agli scandali di corruzione che hanno portato a una pulizia della politica italiana con i processi di “Mani Pulite” nei primi anni ’90.

“Non so se si può parlare di Tangentopoli. Di certo è preoccupante,” ha riconosciuto il dirigente del PD ed ex Presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante. “Penso che nella riunione del partito di Venerdì si dovrà discutere di questo tema”.

MANO LIBERA

Gli scandali danno a Berlusconi, tre volte Presidente del Consiglio che ha affrontato spesso casi di concussione durante la sua carriera politica, quasi la mano libera per portare avanti il suo programma di riforme in Parlamento, compresa la revisione del sistema giudiziario.

Ma il vero vincitore potrebbe essere l’acerrimo nemico di Berlusconi: Antonio di Pietro, il PM di “Mani Pulite” assieme al suo partito, che ha raccolto attratto gli elettori delusi del PD in Abruzzo e altrove.

Gli arresti a Napoli, in cui si è verificata una crisi per i rifiuti all’inizio di quest’anno che ha visto la spazzatura ammassarsi nelle vie della città, riguardano contratti pubblici multimilionari.

La Iervolino, che come molti nel PD era solita proclamare l’alto livello morale della politica italiana, non è stata accusata di reati ma ha lasciato aperta la porta per possibili dimissioni.

“Ripeto quello che ho sempre detto: le mie mani sono pulite e senza macchia e nessuna accusa di natura criminale mi è stata rivolta” ha dichiarato a una TV italiana.

Un politico di centro-destra alleato con Berlusconi, Alessndra Mussolini, ha chiesto delle nuove elezioni.

“Il consiglio comunale di Napoli deve essere sciolto… La città ha bisogno di un nuovo inizio, e soprattutto di dirigenti credibili” ha detto la Mussolini, nipote del dittatore degli anni della guerra Benito Mussolini.

Le indagini per concussione che stanno macchiando la reputazione del PD si estendono ben oltre Napoli e la regione Abruzzo.

Il sindaco di Firenze si è recentemente incatenato a un palo a Roma fuori dalla sede di un giornale nel tentativo di riscattare il suo nome.

Un deputato del PD in Parlamento potrebbe essere messo agli arresti domiciliari a proposito di alcuni contratti per la trivellazione di pozzi di petrolio se una speciale commissione parlamentare approverà la richiesta degli inquirenti questa settimana.

(Articolo originale di Phil Stewart)

giovedì 18 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Un patto tra Berlusconi e la mafia?

Pubblico un articolo di Radio France Internationale del 4 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Un patto tra Berlusconi e la mafia?

Il “numero due” della mafia siciliana, Antonino Giuffré, oggi pentito, ha rivelato che un patto è stato siglato tra Cosa Nostra e Forza Italia, nel 1993, quando Berlusconi ha deciso di creare tale partito sulle ceneri della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista, che fino ad allora erano stati i “referenti politici” dell’organizzazione mafiosa.
Gennaio 1993. Neanche qualche mese dopo gli eclatanti omicidi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, “colpevoli” agli occhi di Cosa Nostra d’aver fatto condannare all’ergastolo quasi tutti i boss della mafia siciliana, il “numero uno” di Cosa Nostra viene a sua volta arrestato. Totò Riina ed il suo sostituto Bernardo Provenzano (latitante da quasi trent’anni) si rendono conto che la loro organizzazione è più che mai in pericolo di estinzione. Dal momento che i loro due “referenti politici” - la Democrazia Cristiana di Andreotti ed il Partito Socialista di Craxi - sono molto indeboliti dall’operazione “mani pulite” dei giudici milanesi e, più grave, sono incapaci di “rispettare i patti” siglati con Cosa Nostra.
A causa di ciò, due capi democristiani vicini ad Andreotti ed alla mafia, vengno assassinati.
Ma non basta: sono necessari altri “referenti” ed altri “garanti”, a Roma come a Milano o Torino; ma è anche necessario aprire un’altra “stagione”, cambiando metodo: abbandonare la “strategia degli attentati” a 360 gradi contro lo Stato ed i suoi rappresentanti a vantaggio di un ritorno alla “strategia del silenzio” e dell’omertà. Per continuare a controllare i traffici ed i mercati più redditizi dell’isola del mediterraneo.
Nel frattempo, alcuni democristiani e socialisti, letteralmente decimati dai giudici milanesi che indagano sui casi di corruzione, pensano dal canto loro di creare un nuovo partito centrista, incentrato sul ricchissimo imprenditore Silvio Berlusconi, che non può ormai più contare né su Bettino Craxi (in esilio ad Hammamet) né su Giulio Andreotti (inquisito a Palermo dai magistrati che indagano su Cosa Nostra).

Una coincidenza molto preoccupante

Tale coincidenza, piuttosto inquietante, non era sfuggita agli specialisti della mafia, ma costoro non disponevano dell’anello mancante. Apparentemente è cosa fatta dall’8 novembre scorso, quando Antonino Giuffré, il “numero due” di Cosa Nostra arrestato lo scorso aprile grazie ad una denuncia anonima, vuota il sacco e racconta, con dovizia di dettagli, come Bernardo Provenzano abbia stabilito un nuovo “patto”, questa volta con Forza Italia.
Tramite una persona molto vicina a Berlusconi: Marcello Dell’Utri, palermitano oggi senatore di Forza Italia, dopo essere stato il creatore ed il presidente della compagnia più redditizia di Berlusconi, Publitalia, che controlla più della metà della pubblicità televisiva italiana. Dell’Utri è attualmente inquisito, a Palermo, per “associazione mafiosa”, ed in tale processo i giudici avrebbero avuto piacere ad interrogare anche lo stesso Silvio Berlusconi, ma il capo del governo italiano ha rifiutato di rispondere alle loro domande - come permesso dalla legge - il 26 novembre scorso.
Sempre secondo il pentito Giuffré, Cosa Nostra, prima di siglare un patto con Forza Italia, aveva considerato l’idea di creare un proprio partito: Sicilia libera, una sorta di Lega del Sud, ricalcata sulla Lega Nord diretta da Umberto Bossi.
Ma Cosa Nostra alla fine ha abbandonato tale progetto, per non essere costretta ad ingaggiare politici siciliani già “in odore di mafia” e quindi poco credibili, nel momento in cui optava per un ritorno alla strategia del silenzio e “dell’immersione negli affari”, ed evitava ormai ogni attentato troppo clamoroso.
Per questo Cosa Nostra ha preferito stabilire tre canali differenti tra i suoi affiliati e Silvio Berlusconi per mettere a punto - ma anche far rispettare - una patto da onorare in dieci anni e incentrato su questioni essenziali: revisione di tutti i grandi processi antimafia, abolizione della legge che confisca i beni dei mafiosi, considerevole ammorbidimento del regime carcerario dei boss in cella.
Dal canto loro Provenzano ed i suoi seguaci hanno preso l’impegno formale di far eleggere i candidati di Forza Italia, chiedendo al contempo ai propri uomini d’evitare di mostrarsi accanto ai candidati della coalizione di Berlusconi, per “non sporcarli” agli occhi degli elettori e per non attirare l’attenzione dei giudici nei loro confronti.
“D’ora in poi siamo in buone mani”, ha detto Provenzano agli altri membri della “cupola” di Cosa Nostra.
Apparentemente le consegne di Provenzano sono state rispettate alla lettera, durante le ultime elezioni, nel maggio del 1999: i 61 candidati presentati dalla coalizione di Berlusconi nelle liste proporzionali sono stati tutti eletti! Un successo al 100% che nemmeno la Democrazia Cristiana era stata capace di ottenere in quasi cinquant’anni di “collaborazione” con Cosa Nostra.
Al contrario, se si crede a certi boss, la coalizione al comando non ha rispettato i patti. Dall’anno scorso tre dei principali detenuti mafiosi - Riina, Bagarella e Aglieri - hanno manifestato in più occasioni il loro disappunto. Secondo un documento ufficiale dei servizi segreti italiani reso pubblico quest’estate, gli rinfacciano di fare nuove leggi a suo vantaggio che “proteggono” solo i suoi principali collaboratori. “Iddu pensa solo a iddu” (”Pensa solo a sè stesso”) hanno fatto sapere, secondo questo documento. Nella stessa occasione, questi boss hanno
chiaramente lasciato capire di poter rilasciare dichiarazioni compromettenti per Silvio Berlusconi.
Significa forse che le rivelazioni di Giuffré, in occasione dell’ennesimo processo che riguarda persone vicine a Berlusconi, sono state “programmate” dalla stessa Cosa Nostra, lo scorso aprile, quando ha apparentemente deciso di far arrestare il proprio “numero due”, nell’intento di ringiovanirsi ed imporre più che mai la “legge dell’omertà”?

(Articolo originale di Valérie Gras)

mercoledì 17 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Protesta sindacale di massa contro Berlusconi

Pubblico un articolo de El Pais del 13 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Protesta sindacale di massa contro Berlusconi

Centinaia di migliaia di persone manifestano in 108 città italiane

Nonostante il maltempo che affligge l’Italia da 3 giorni - due persone sono morte nelle ultime ore a causa dei problemi causati dall’intensa pioggia - il maggiore sindacato del paese, la Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori (CGIL) ha riunito ieri decine di migliaia di persone nelle piazze di 108 città per protestare contro la politica economica del Governo di Silvio Berlusconi. Il primo sciopero generale della legislatura, iniziata lo scorso marzo, ha ricevuto adesioni soprattutto nelle fabbriche del nord del paese. Bologna è stata scenario della manifestazione con maggiore partecipazione. Il leader del sindacato ex comunista, Guglielmo Epifani, ha capeggiato il corteo, che secondo l’organizzazione ha riunito più di 200.000 persone.
A Torino (80.000 manifestanti), Milano e Venezia (50.000), Roma e Napoli (40.000), ma anche a Firenze, Ancona, Bari, Palermo e Cagliari, hanno sfilato insieme operai, studenti, funzionari e professori. Lo sciopero generale, che non è stato convocato dalle altre centrali sindacali, rivendica “più lavoro, più salari, più pensioni e più diritti”, e nuove misure per riattivare l’economia del paese, ferma in recessione da un mese e verso la perdita dell’1% del PIL nel 2009.

La protesta ha coinciso con la notizia della decisione del Governo di rimandare di un anno la controversa riforma dell’Università e ha rettificato le misure annunciate per l’insegnamento nelle scuole elementari e medie, come l’inserimento del maestro unico, che ora si farà solo dove lo richiedano i genitori.

Secondo Epifani, la rettifica dimostra che “il mobilitarsi serve ed è necessario, perché obbliga Berlusconi a rivedere le sue politiche”. Il leader della CGIL si è definito “arciconvinto” che “la rilevanza della crisi costringerà il Governo a reagire seriamente”, e a prendere le sue decisoni di comune accordo con i sindacati.

(Articolo originale di Miguel Mora)

martedì 16 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Sciopero nazionale contro la politica economica di Berlusconi

Pubblico un articolo de Le Nouvel Observateur del 12 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Sciopero nazionale contro la politica economica di Berlusconi

Chiamati allo sciopero, decine di migliaia di italiani hanno sfilato in tutto il paese per denunciare l’atteggiamento del governo di fronte alla crisi.

Nel contesto di uno sciopero nazionale indetto dalla CGIL, il principale sindacato, decine di migliaia di manifestanti, venerdì 12 dicembre hanno sfilato, nonostante la pioggia, nelle città italiane per contestare la politica economica del governo di Silvio Berlusconi di fronte alla crisi. Il movimento nazionale contro la riforma Gelmini, che prevede tagli finanziari e soppressioni di posti di lavoro nel campo dell’istruzione, si unisce all’iniziativa.

“Troppa disoccupazione”

A Bologna (nord), dove ha avuto luogo la più importante manifestazione, circa 200,000 persone si erano radunate nel centro città, secondo gli organizzatori. “Nonostante la pioggia, c’era un’atmosfera straordinaria” ha dichiarato Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL.
“C’è troppa disoccupazione e troppe persone in situazioni precarie, gli stipendi dei lavoratori dipendenti sono troppo tassati e non si fa nulla per aiutare i pensionati”, ha criticato, felicitandosi inoltre che lo sciopero sia stato “ben” seguito, in particolare nelle fabbriche del nord Italia.

Sciopero ben seguito

Circa il 50% degli operai hanno scioperato nel principale stabilimento Fiat a Mirafiori, vicino a Torino (nord ovest), dove il servizio dei mezzi pubblici ha subito molti disagi a causa dello sciopero e dove 30,000 persone hanno manifestato, secondo l’Ansa.
A Milano (nord), 50,000 persone hanno manifestato, mentre erano in 40,000 a Napoli (sud) e 10,000 a Genova (nord), secondo l’Ansa, che non ha riportato gravi inconvenienti nei trasporti. Il sindacato aveva sospeso l’appello allo sciopero dei settori ferroviari e dei trasporti pubblici locali a Roma e a Venezia (nord-est) per non aggravare i disagi dovuti all’onda di maltempo che si è abbattuta sul paese.

“Pagatela voi la vostra crisi”

Nella capitale, parecchie decine di migliaia di persone, fra cui studenti, pensionati ed operai, hanno sfilato con striscioni dove si poteva leggere “Pagatela voi la vostra crisi”.
“Le manovre economiche prese dal governo non cambiano di una virgola il quadro economico (…). Arrivare così disarmati dinanzi alla crisi è un pericolo per il Paese”, ha sottolineato il ministro ombra dell’Economia del Partito Democratico (Pd, centro sinistra), Pier Luigi Bersani.
Questa manifestazione, che ha ricevuto l’appoggio dell’opposizione, è la prima contro il governo Berlusconi dopo che la crisi finanziaria ha toccato il paese.
Il governo Berlusconi ha adottato a fine novembre, senza aver consultato i sindacati, una serie di misure anti-crisi e quantifica globalmente queste misure a 80 miliardi di euro su diversi anni, ma, secondo l’opposizione, l’utilizzo della maggior parte di questi fondi era già previsto da molto tempo.

(Articolo originale di Le Nouvel Observateur)

sabato 13 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Offensiva xenofoba sull’educazione e la sanità in Italia

Pubblico un articolo de Le Monde Diplomatique del 12 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Offensiva xenofoba sull’educazione e la sanità in Italia

Il governo di Silvio Berlusconi lancia nuovi attacchi contro i diritti sociali degli immigrati. La prima offensiva riguarda il settore dell’istruzione, nello stesso momento in cui il movimento studentesco – l’onda – si amplifica in Italia ed all’estero. All’inizio di ottobre, il partito della Lega Nord ha proposto al Parlamento la mozione Cota (dal nome del presidente dei deputati leghisti) che modifica l’accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo. I bambini dovranno essere inseriti in classi separate, le “classi ponte” per imparare la lingua italiana. La Camera dei Deputati ha approvato questa mozione il 15 ottobre 2008, e una proposta di legge è stata depositata al Senato il 20 novembre. Il partito del Carroccio di Umberto Bossi ha incoraggiato il primo ministro Berlusconi ad approvare il progetto.
Numerosi osservatori e pedagoghi hanno pubblicamente denunciato queste misure, a loro avviso suscettibili di esacerbare il razzismo, la ghettizzazione e la segregazione. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (Partito Democratico), ha denunciato il rischio di una deriva delle città italiane verso le periferie parigine, al quale il ministro degli interni Roberto Maroni ha risposto che “l’Italia non è la Francia” per quanto concerne la conflittualità sociale urbana.
La seconda offensiva arriva sul fronte del diritto alle cure sanitarie degli immigrati. Ancora una volta, è la Lega Nord ad esserne l’iniziatrice. Il Carroccio ha proposto al Senato la modifica dell’articolo 35 della legge sull’immigrazione, con lo scopo di impedire l’accesso alle strutture sanitarie agli immigrati sprovvisti del permesso di soggiorno (1). Fino ad ora, gli immigrati senza documenti di soggiorno potevano avere accesso ai servizi sanitari senza rischiare di essere segnalati alle autorità: l’articolo 32 della Costituzione italiana garantisce “cure gratuite agli indigenti”, senza subordinare questo diritto ad una condizione (nella Carta Costituzionale si parla d’”individuo” e non di “cittadino”). Al contrario, con la proposta della Lega Nord, il medico deve segnalare l’immigrato senza permesso di soggiorno alle autorità. Medici Senza Frontiere denuncia la “messa in discussione di uno dei diritti umani fondamentali, il diritto alla salute”, e la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni lancia l’allarme di una “clandestinità sanitaria pericolosa per tutti, italiani e stranieri, in caso di malattie infettive” attraverso due appelli emessi ad ottobre e il 20 novembre. Le risposte della Lega Nord? Il senatore Pittoni afferma che “gli Italiani sono dei veri cittadini di serie B. Devono sempre pagare, pagare, pagare”.
A Parma, il 29 settembre, la polizia ha violentemente picchiato un giovane cittadino d’origine del Ghana. Il 27 novembre, il quotidiano La Repubblica (2) ha pubblicato un’immagine in cui uno degli agenti implicati esibiva il viso tumefatto del giovane. Chi sono i cittadini di serie B in Italia?

(1)Testo delle modifiche alla legge sul sito della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM)
(2)Testo dell’articolo originale sul sito de La Repubblica

(Articolo originale di Maria Chiara Rioli)

giovedì 11 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Silvio Berlusconi ha acquisito un soprannome: “Cesare”

Pubblico un articolo de Le Figaro del 4 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Silvio Berlusconi ha acquisito un soprannome: “Cesare”

I frequenti eccessi d’ira del presidente del Consiglio contro i giornali e i leaders dell’opposizione, i suoi modi autoritari inquietano perfino i suoi alleati.

Non appena si parla della televisione privata, il presidente del Consiglio italiano si mostra particolarmente permaloso. Ha cura d’evitare tutti i comportamenti che diano da pensare cheabusi del suo doppio ruolo di padrone della stampa e capo del governo. E rimette seccamente al loro posto i giornalisti ed i leaders dell’opposizione che lo accusano di esporsi ad un qualsiasi conflitto d’interessi.

Di solito, Silvio Berlusconi se la prende con il quotidiano di sinistra La Repubblica o con i canali televisivi, compresi quelli del suo gruppo Mediaset, che gli verserebbe. Berlusconi s’indigna del fatto che i loro giornali abbiano titolato in copertina “Berlusconi contro Sky” a proposito di un articolo di legge che eleva dal 10 al 20% l’IVA sugli abbonamenti della televisione di Rupert Murdoch.

“E’ vergognoso”, non ha smesso di ripetere durante tutta la durata di un viaggio ufficiale in Albania, accusando i direttori di questi due grandi quotidiani di “non saper fare il loro lavoro” : “Farebbero meglio a cambiare mestiere.” Provocati, i due direttori hanno risposto che i loro giornali avevano “scrupolosamente” rispettato l’obbligo di informare compiutamente i loro lettori sulla questione. “Continueremo ad esercitare il nostro mestiere come l’abbiamo sempre fatto, anche se questo procura di tanto in tanto un dispiacere al presidente del Consiglio in carica.”

In fondo, Silvio Berlusconi non ha certamente torto. L’articolo di legge sull’Iva corregge un’anomalia che permette dal 1995 al gruppo Murdoch di beneficiare di un privilegio inspiegato dato che tutti gli altri operatori sono tassati al 20%.

Anomalia fiscale

Sky rivendica 4,2 milioni di telespettatori ed il 30% del mercato (contro il 32% per Mediaset e il 34% per la RAI). In modo abbastanza sbalorditivo e incomprensibile, il Partito Democratico di Walter Veltroni ha immediatamente preso le parti del “povero Murdoch”, vittima, a loro credere, della “vendetta” del Cavaliere.

Ma il ministro dell’economia italiana, Giulio Tremonti, ha fatto tacere d’un colpo le critiche, mostrando un avviso d’infrazione emesso nell’ottobre 2007 dalla Commissione di Bruxelles che ordinava al governo dell’epoca, presieduto da Romano Prodi, di mettere fine senza ritardi a questa anomalia fiscale.

Passata la tempesta, resta il rancore di un primo ministro sempre meno disposto a subire il flusso di critiche alle quali lo espone la sua maniera autoritaria di condurre la politica. Gli spiriti maliziosi gli hanno trovato un soprannome: “Cesare”. Il suo principale alleato, il post-fascista Gianfranco Fini gli rimprovera un “bonapartismo” sospetto a qualche mese da un avvenimento determinante per la destra italiana, la fusione pura e semplice, a marzo prossimo, del suo partito di Alleanza Nazionale con la formazione del Cavaliere, Forza Italia.

(Articolo originale di Richard Heuzé)

mercoledì 10 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Il fallo professionale di Berlusconi

Pubblico un articolo del Guardian del 8 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il fallo professionale di Berlusconi

Il suo piano per raddoppiare l’IVA alle pay-TV sarà un duro colpo per Sky Italia, di Murdoch. Ma penalizzare i suoi 4,7 milioni di abbonati potrebbe danneggiare il premier italiano.

Quando presentò la propria piattaforma satellitare, Sky Italia, Rupert Murdoch si rifiutò spensieratamente di credere che l’immenso potere di Silvio Berlusconi, nella doppia veste di capo del governo e di magnate dei media, potesse rappresentare una minaccia per la sua azienda. In un’intervista egli affermò che Berlusconi era “un uomo moderno di larghe vedute”. In ogni caso, aggiunse, “il business è business”.

Sarebbe interessante sapere se il padrone di News Corp è dello stesso avviso questa settimana dopo la sua prima grande sconfitta in Italia e dopo aver ricevuto un avviso scottante del fatto che - soprattutto nell’Italia di Berlusconi - il business non è mai solo business, ma, piuttosto, un’attività strettamente legata alla politica.

La tensione fra i due, in costante crescita da anni, finalmente è venuta allo scoperto la scorsa settimana in una disputa che ha dominato le prime pagine e i comunicati stampa in Italia.

In un pacchetto di misure approvato dal Consiglio dei Ministri 8 giorni fa, l’aliquota Iva applicati agli abbonamenti alle pay TV raddoppierà dal primo gennaio. E’ un provvedimento che, come ammesso dal CEO di Sky Italia, Tom Mockridge, potrebbe rallentare la crescita impressionante raggiunta dalla sua azienda durante gli ultimi 5 anni.

Malgrado la campagna mediatica lanciata da Sky, il governo Berlusconi ha usato le linee guida anti-concorrenziali dell’Unione Europea per giustificare ciò che i politici dell’opposizione hanno definito come uno stratagemma di Berlusconi-politico per difendere gli interessi di Berlusconi-imprenditore.

Assicurandosi i diritti televisivi della serie A, il tasso di crescita di Sky Italia ha messo in allarme i propri principali concorrenti della Tv terrestre -Mediaset, controllata da Berlusconi, e la tv pubblica RAI. E’ riuscita a raddoppiare abbondantemente il numero d’abbonati ricevuto nel 2003 raggiungendo i 4,7 milioni, e in una giornata tipo raggiunge il 9% dello share televisivo.

Finora, gli abbonati Sky pagavano la metà dell’aliquota IVA normale del 20%, un taglio che aveva lo scopo di promuovere un’alternativa al “duopolio” esistente. Sky ha chiuso il bilancio in positivo per la prima volta l’anno scorso. La maggior parte dei clienti del suo principale rivale, Premium, appartenente a Mediaset, pagano l’aliquota piena. Mercoledì scorso, una portavoce della Commissione Europea ha confermato che Bruxelles ha comunicato alle autorità italiane che potrebbe aprire un’inchiesta qualora non prendessero misure per sanare questa discrepanza.

La portavoce, tuttavia, ha aggiunto: “Il governo doveva decidere se l’aliquota doveva essere del 10% oppure del 20% per tutti, poiché sono gli stati membri a decidere l’aliquota, non siamo noi.”

Premium possiede soltanto il 6% del mercato delle pay-TV, la sussidiaria di Murdoch ne possiede invece il 92%. Secondo le stime di un analista, la decisione del governo costerà all’azienda del premier soltanto € 12 milioni all’anno, mentre Sky pagherà € 230 milioni. L’aumento dell’IVA fa parte di una serie di misure mirate ad aumentare i consumi, tuttavia, i suoi effetti saranno di segno opposto: rappresentano una riduzione, per quanto modesta, del potere d’acquisto di 4,7 milioni di famiglie abbonate a Sky.

“Con il paese nel mezzo di una crisi economica, Berlusconi pensa di salvaguardare l’azienda di famiglia, penalizzando il proprio concorrente principale” infuriava Antonio Di Pietro, leader del movimento Italia dei Valori. “E’ una disgrazia - una misura da Repubblica delle banane”.

Probabilmente, però, l’attacco più sferzante è venuto da un’altra parte. Domenica scorsa, mentre milioni di tifosi italiani si mettevano di fronte allo schermo per guardare le partite della serie A, la principale conduttrice televisiva di Sky ha rivolto un messaggio a loro. Ilaria D’Amico aveva un messaggio indirizzato sia ai loro cuori sia alle loro tasche. Il governo, ha detto, ha colpito gli interessi delle “famiglie italiane che avevano liberamente scelto d’abbonarsi a Sky”. Il messaggio invitava i telespettatori a manifestare il proprio disappunto scrivendo un’e-mail alla segreteria della Presidenza del Consiglio e forniva anche l’indirizzo per farlo. Mezzo milione di reclami sono arrivati nelle successive due ore.

Sconcertati da questa risposta, alcune persone legate al Presidente del Consiglio hanno esitato e riflettendo ad alta voce hanno detto che l’aumento dell’IVA può essere sempre corretto al momento della ratifica in Parlamento. Persino lo stesso Berlusconi è apparso meno convinto ad un certo punto la settimana scorsa di fronte a quello che sembrava essere un contraccolpo mediatico. Tuttavia, dopo che il Ministro dell’economia Giulio Tremonti ha sottolineato che Bruxelles aveva chiesto al governo di intervenire, è velocemente ritornato sui propri passi.

E’ un po’ meno chiaro, però, se Berlusconi la spunterà. Non solo la sua manovra penalizzerà milioni di votanti; c’è anche il rischio che la faccenda cambi la percezione che la gente ha del Presidente del Consiglio italiano.

Berlusconi salì alla ribalta nella veste di un difensore del libero mercato - un Richard Branson italiano che, durante gli anni ‘80, interruppe il dominio della RAI. Egli sfrutta ancora quest’immagine di paladino del libertà di scelta, ma negli ultimi giorni è parso difendere eccessivamente lo status quo.

A proposito del neozelandese Mockridge, perfino “Il Foglio”, un quotidiano appoggiato dalla moglie di Berlusconi, Veronica, ha dichiarato - rivolgendosi direttamente ai telespettatori - che il suo contrattacco è stato fatto nella miglior tradizione dell’egocentrico Presidente del Consiglio italiano. “Berlusconissimamente” proclamava il giornale.

Cronologia

1998

Dopo mesi di incontri, mirati a risolvere il conflitto d’interessi tra Berlusconi imprenditore e politico, egli rifiuta un’offerta di tre miliardi di euro da parte di Rupert Murdoch per una quota in Mediaset pari al 50,6%.

2001

Murdoch ci riprova, senza successo, ad acquistare l’asset televisivo di Berlusconi.

2003

Murdoch lancia Sky Italia dopo l’avallo dell’UE all’acquisto di Tele+, azienda originariamente fondata da Berlusconi.

2005

Mediset si prende i diritti per il digitale terrestre delle partite in casa delle prime tre squadre di calcio, mettendo così le fondamenta per il lancio del servizio Premium a pagamento.

Sky fa ricorso contro il sussidio governativo pari a € 100 milioni per i decoder del digitale terrestre (ma non per quelli satellitari). L’appello è stato confermato l’anno successivo.

2009

L’aliquota IVA per le pay-Tv raddoppierà al 20%.

(Articolo originale di John Hooper)

martedì 9 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Il premier, che controlla i telegiornali, querela i giornalisti critici

Pubblico un articolo del New York Times del 1 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il premier, che controlla i telegiornali, querela i giornalisti critici

ROMA. Il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, governa con una maggioranza solida, controlla la Rai, la televisione di stato, e possiede il principale gruppo televisivo privato del Paese.
Quindi perché, con tutti i mezzi a sua disposizione, il Presidente del Consiglio continua a rispondere alle critiche dei giornalisti non in televisione o sui giornali ma con querele?

Qualche anno fa Berlusconi ha fatto causa al settimanale “The Economist” per avere scritto che lui non era “adatto a guidare l’Italia” e al giornalista inglese David Lane per il suo libro del 2004 “L’ombra di Berlusconi”, che investigava sulle origini della sua ricchezza, evidenziando che alcuni dei suoi collaboratori sono stati incriminati per legami con la Mafia. Berlusconi ha perso queste cause in tribunale, ma o ha già chiesto l’appello o ha ancora la possibilità di chiederlo.

Ora lui ha puntato le proprie attenzioni su Alexander Stille, il più conosciuto degli “italianisti” in America e una delle voci anglofone più critiche nei confronti del Presidente del Consiglio. Martedì scorso, al tribunale di Milano, era attesa la sentenza della causa per diffamazione contro Stille, intentata da un collabotore di Berlusconi. Ma martedì il giudice ha rinviato la decisione alla metà di gennaio, accogliendo la richiesta dell’accusa, come riferito dall’avvocato di Stille.

Berlusconi non è il solo a denunciare giornalisti. In Italia - dove la stampa va spesso oltre i fatti e il sistema processuale è molto attento a proteggere l’onore delle persone - politici, magistrati e altri personaggi pubblici querelano i giornalisti così frequentemente che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha istituito un fondo di solidarietà per aiutare a pagare le spese legali e i danni a terzi.

“Questa è una delle tecniche di intimidazione adottate dalla classe politica” dice Franco Abruzzo, professore di giornalismo ed ex-caporedattore del quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”.

Ed è anche un modo di fare bipartisan. Nel 1999, Massimo D’Alema, ex comunista e già Presidente del Consiglio del centro-sinistra, querelò un vignettista politico per un disegno che lo mostrava mentre con il bianchetto cancellava nomi del Dossier Mitrokin sulla cooperazione dell’Occidente con l’Unione Sovietica durante la guerra fredda.

Ma quando l’accusa è Berlusconi, la situzione inevitabilmente prende altre dimensioni.
“A fare la differenza è il fatto che lui è il politico più potente e l’uomo più ricco della nazione” dice Lane, il corrispondente da Roma dell’Economist, un altro obiettivo delle denunce di Berlusconi. “Controlla i media. E’ in una posizione di massima forza”.

Effettivamente, alcuni vedono queste querele come una parte del disegno con cui Berlusconi prova a intimorire la stampa - anche se dichiara che le stesse aziende editrici da lui controllate sono contro di lui.

Nel 2002 Berlusconi criticò tre critici di sinistra - il comico Daniele Luttazzi, il presentatore televisivo Michele Santoro ed il giornalista Enzo Biagi - tanto che la Rai cancellò prontamente i loro programmi. (Luttazzi e Santoro sono infine tornati in televisione e Biagi è morto l’anno scorso).

Oggi la risposta Italiana a Tina Fey [N.d.T. una comica americana], Sabina Guzzanti, famosa per le imitazioni dei membri del Governo, e Beppe Grillo, un provocatore sullo stile di Michael Moore, ottengono un po’ di spazio in televisione, per ragioni complesse e nonostante il largo seguito del pubblico. E uno dei principali show-tv comici “Striscia la Notizia” abitualmente prende in giro i governanti e la trasmissione va in onda su Mediaset, il network del gruppo Berlusconi.

Nella causa che si doveva svolgere martedì a Milano, Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, aveva denunciato alcuni passaggi del libro di Stille del 2006 in merito alla scalata di Berlusconi, “Il Sacco di Roma”.
Confalonieri contesta a Stille di aver riportato che nel 1993 era stato indagato per finanziamento illegale al partito socialista, senza far notare che era stato scagionato di recente da quelle accuse.
Ha trovato erronee le affermazioni di Stille secondo cui Berlusconi “ha fuso i propri affari e la propria vita privata quasi completamente”, come confermato dalla nomina di Confalonieri, il “suo vecchio compagno di classe”, alla guida di Mediaset.
Inoltre ha contestato a Stille di aver sostenuto che qualcuno avrebbe detto che molti degli stretti collaboratori di Berlusconi basavano la loro amicizia “sul ricatto”, perchè sapevano dove “erano nascosti gli scheletri negli armadi”.

Benchè queste affermazioni non fossero nuove ed fossero già state riportate dalla stampa italiana, Confalonieri ha continuato la causa perché riteneva “gravamente danneggiata l’onorabilità e la reputazione” delle persone coinvolte. Confalonieri e Mediaset hanno inoltrato una richiesta di risarcimento.
Un avvocato di Confalonieri, Vittorio Virga, dice che altri giornalisti hanno evitato le querele pubblicando una ritrattazione, dove dichiaravano di considerare Confalonieri “un vero signore”.
“Ci siamo stretti la mano e arriverderci” dice l’avvocato Virga. Ma Stille, ha aggiunto Virga, “non ha fatto nessun passo per accordarsi pacificiamente”.

Da parte sua, Stille, professore di giornalismo alla Colombia University e autore di libri sull’Italia ottimamente recensiti, ritiene che essere stato denunciato per aver pubblicato fatti veri è “un’esperienza kafkiana”.
“Se fossero stati veramente interessati a mettere le cose in chiaro e stabilire la verità, avrebbero avuto modi più semplici per farlo” commenta Stille.

L’avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini, spiega che i giornali italiani raramente puniscono i giornalisti che sbagliano, così i personaggi pubblici sono costretti a difendere la propria onorabilità in tribunale. E aggiunge: “Perché un giornalista dovrebbe avere il diritto a diffamare?”
Secondo la legge italiana, anche scrivere che qualcuno è sotto inchiesta equivale a diffamarlo. Eppure queste cause sono difficili da vincere e i personaggi pubblici, solitamente, le perdono.

Tuttavia Stille e altri sostengono che il punto non è quello di vincere una causa, ma soprattutto di intimidire i giornalisti e gli altri operatori dell’informazione, facendo presagire un lungo e costoso processo se scriveranno qualcosa di negativo. “Ognuna di queste cause può influenzare i comportamenti di altri 100 giornalisti” aggiunge Stille.
Così la causa sembra avere effetto.

Lane dell’Economist riferisce che stava pensando di eliminare tutti i riferimenti a Berlusconi nella versione italiana - ma non in quella inglese - del suo prossimo libro sulla Mafia. “Sono stanco di spendere i miei soldi” dichiara. “Non si vincono medaglie con l’essere querelati da Berlusconi”.

(Articolo originale di Rachel Donadio)

venerdì 5 dicembre 2008

Italia dall'Estero - L’Italia non riesce a coltivare la conoscenza

Pubblico un articolo di Nature del 1 ottobre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

L’Italia non riesce a coltivare la conoscenza

EDITORIALE. Il governo di Silvio Berlusconi sembra lanciato nella sua corsa a riformare il problematico sistema educativo italiano, attraverso tagli drastici ai finanziamenti alle scuole, alle università e alla ricerca scientifica, provocando così una tardiva pioggia di proteste.

In un periodo in cui l’economia italiana, perennemente in difficoltà, è ulteriormente minacciata dalla recessione globale, il governo ha bersagliato il sistema educativo con tagli indiscriminati, con la scusa di migliorarne l’efficienza. Ma davvero l’istruzione e la ricerca devono essere il bersaglio di tutti questi tagli? Quali saranno i benefici per un sistema universitario che già rende poco e in che modo queste misure sosterranno il cammino proiettato verso un’economia basata sulla conoscenza? Al momento, le direttive del governo non forniscono motivazioni convincenti per rispondere a queste domande.

Subito dopo la ri-elezione di Berlusconi ad aprile di quest’anno, Ministro delle finanze Giulio Tremonti ha emanato un decreto che delineava i tagli alle università e alla ricerca. Nonostante le proteste degli ultimi tempi diffuse in tutto il paese e nonostante il fatto che Maria Stella Gelmini, Ministro dell’istruzione incaricata di finalizzare il decreto, non abbia consultato l’opposizione politica o i rappresentanti delle istituzioni colpite, il decreto è diventato legge ad ottobre. Nei prossimi cinque anni 1.5 miliardi di euro verranno tagliati dalle casse dell’università, con una concomitante riduzione dell’assunzione e del ricambio di personale (solo uno su cinque posti accademici vacanti verranno riempiti). Inoltre, migliaia di ricercatori precari nelle università e in altri centri di ricerca pubblici rischiano di perdere il lavoro, nonostante a molti fossero stati promessi dei posti definitivi. La legge in questo modo mira a ridurre il supporto dello Stato alle università pubbliche permettendo loro di convertirsi in istituzioni private finanziate con fondi alternativi.

Le università e la ricerca italiane difficilmente trarranno beneficio da tagli indiscriminati. Al momento la migliore università nell’ultima classifica mondiale del Times, è quella di Bologna e si trova alla 192esima posizione, dopo le università di Mumbai e di Mosca (un’altra classifica dell’università Jiao Tong, l’Academic Ranking of World Universities, posiziona La Sapienza di Roma al 100esimo posto). I ricercatori, che subiscono una mancanza cronica di finanziamenti e il nepotismo che danneggia l’assegnazione delle rare posizioni a tempo indeterminato, emigrano sempre piú all’estero. “I tagli potrebbero offrire la possibilità di ridurre lo spreco di soldi che affligge il nostro sistema universitario” commenta Paolo Di Fiore, direttore scientifico del IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare di Milano), uno dei pochi centri di eccellenza del Paese, finanziato da privati. “Tuttavia” continua Di Fiore “il problema è che i tagli sono stati annunciati senza un piano concreto volto ad introdurre nel sistema degli standard morali più elevati e orientati al merito: il risultato più probabile è che saranno indiscriminati”

Per rendere più convincenti questi tagli, il governo ha fornito alla comunità accademica una descrizione dettagliata che prende in prende in considerazione la situazione delle singole università. Sarà importantissimo assicurare che la distribuzione delle restanti risorse sia effettuata attraverso un sistema di valutazione più trasparente, che premi la competenza e la produttività. Per esempio, in Francia il governo non solo ha innalzato i finanziamenti all’università, ma ha anche recentemente revisionato i meccanismi di distribuzione e di gestione delle risorse pubbliche per la ricerca in modo da dare alle università maggiore autonomia e, allo stesso tempo, di controllare la loro efficienza più da vicino (cfr. l’editoriale di agosto). Al contrario, l’iniziativa di privatizzare le università italiane sembra sottolineare una mancanza di volontà di investire in modo adeguato nel sistema accademico pubblico. “Il sostegno con risorse provenienti dal privato può essere un beneficio, ma non dovrebbe mai essere volto a sostituire del tutto i finanziamenti privati, che mirano a garantire la libertà intellettuale e il supporto incondizionato anche alla scienza più di base” dice Di Fiore.

L’Italia è già lontana dal seguire le direttive dalla Strategia di Lisbona, che prevedono l’investimento del 3% del prodotto interno lordo (PIL) in ricerca e sviluppo. Con un investimento pari al 1,5% l’Italia è molto piú indietro della Svezia, che investe il 3.9% (in effetti la legge finanziaria svedese del 2009 contiene il piú considerevole investimento in ricerca fin’ora mai fatto), della Germania, che investe il 2.7%, della Francia (il 2.1%) e della Gran Bretagna (l’1.8%). La Spagna, un tempo paragonabile all’Italia in termini di investimento pubblico nella ricerca scientifica, negli ultimi anni ha adottato efficaci iniziative che adesso la posizionano fra le aree di ricerca europee di maggior successo. I progetti spagnoli del “Piano Nazionale per la Ricerca Scientifica, l’Innovazione Tecnologica e la Progettazione” portano ad un aumento gli investimenti in ricerca e sviluppo dall’1.1% al 2.2% del PIL tra il 2008 e il 2011. Inoltre, 10 anni fa, il governo spagnolo costituì e finanziò il CNIO (Centro Nazionale di Ricerche Oncologiche) di Madrid, nel quale i ricercatori non sono impiegati statali, ma vengono assunti sulla base del merito e delle competenze, e dove la produttività è controllata da vicino. Altre istituzioni di successo con finanziamenti paragonabili sono il CNIC (Centro Nazionale di Ricerche Cardiovascolari) sempre a Madrid, il CRG (Centro per la Regolazione Genomica) e l’IRB (Istituto di Ricerca in Biomedicina) a Barcellona.

Il successo della ricerca, in una paese, si fonda su un ragionevole equilibrio tra ricercatori fissi e precari, che sono incoraggiati ad aumentare le loro competenze. Per anni in Italia questo equilibrio è stato minato dal cattivo uso che si è fatto dei rari posti fissi, che ha portato ad un significativo esodo all’estero di ricercatori. Coloro che restano hanno molte difficoltà, come indicato dai finanziamenti iniziali di quest’anno da parte del Consiglio di Ricerca Europeo (ERC). Nonostante l’Italia abbia ricevuto finanziamenti per 26 progetti (la Gran Bretagna ne ha avuti 58, la Germania 33, la Francia 39 e la Spagna 24) è stato il Paese con il minore tasso di successo, sebbene avesse il maggiore numero di domande (circa 17% del totale). Il volume di domande all’ERC è stato a ragione definito come “il fattore disperazione”, indicativo della mancanza di fondi nei paesi di origine dei ricercatori.

Studenti e ricercatori in Italia hanno mobilitato una campagna massiccia contro i tagli ai finanziamenti e molte università sono state paralizzate dagli scioperi studenteschi, nonostante il governo abbia minacciato di far intervenire la polizia. Questi sforzi sembrano aver avuto qualche effetto: all’inizio di novembre, la Gelmini ha annunciato che le misure riguardanti i fondi alle università e il ricambio del personale, potrebbero essere mitigate ritardando l’attuazione dei tagli fino al 2010 e con una revisione della legge dopo consultazioni con l’opposizione parlamentare, gli accademici e gli studenti. Al momento in cui questo articolo viene stampato, non è chiaro fino a che punto la legge verrà modificata. Eppure, rimane il fatto che, al contrario della tendenza nella maggior parte delle altre nazioni industrializzate, il governo italiano non ha compreso che senza investimenti significativi a favore di una società basata sulla conoscenza, l’innovazione scientifica è destinata a stagnare e, a lungo termine, il paese dovrà inevitabilmente affrontare problemi sociali e economici.

(Articolo originale)

giovedì 4 dicembre 2008

Carta canta - Scappellamento a sinistra (o a destra?)

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 4 dicembre 2008:

Scappellamento a sinistra (o a destra?)

"La sinistra aveva dato a Sky per i rapporti che aveva con quella televisione il privilegio del 10% dell'Iva. Abbiamo tolto quei privilegi e abbiamo fatto ritornare l'Iva a Sky uguale a quella di tutti gli altri".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, Ansa, 30 novembre 2008)

"E nelle 25 pagine redatte dalla ottava sezione del Tribunale di Milano si scopre un'altra inchiesta, questa volta su Telepiù. In una perquisizione a Segrate è spuntato un fascicolo su Ludovico Verzellesi, ex presidente dell'ufficio imposte indirette. Verzellesi e Vincenzo Viganò, ex funzionario dell'amministrazione finanziaria arrestato un anno fa, sarebbero stati contattati per ottenere un'aliquota Iva favorevole per gli abbonamenti alla pay tv. Di questa operazione si occupava Salvatore Sciascia, alto dirigente Fininvest indagato per corruzione, che nel gennaio 1992 ha scritto a Berlusconi una lettera nella quale 'chiede il Suo interessamento per Verzellesi per la nomina all'incarico ministeriale in questione'. E il ministro Rino Formica propose Verzellesi per la carica di consigliere della Corte dei conti. Il crollo del governo Andreotti ha bloccato la promozione di Verzellesi ma le pay tv sono riuscite a ottenere l'aliquota ridotta. La vicenda é solo un elemento di contorno nella grande analisi dei magistrati".
(Corriere della Sera, 3 maggio 1994).

mercoledì 3 dicembre 2008

Carta canta - Europeisti per caso

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 3 dicembre 2008:

Europeisti per caso

"Adesso la fanno difficile. Ma io non sono preoccupato, quella del prestito è l'unica cosa da fare. Alitalia non si poteva far assorbire dai francesi. L'Unione Europea deve aiutare le cose giuste e non fare difficoltà".
(Silvio Berlusconi, premier in pectore, risponde ai dubbi della Ue, che aveva preannunciato una richiesta di chiarimento sul prestito ponte di 300 milioni concesso dal governo all'Alitalia, repubblica.it, 24 aprile 2008)

"In risposta all'Europa e a chi dice aiuto di Stato o meno, rispondo: attenzione, perché se stanno a 'zignarè potremmo anche prendere una decisione per cui Alitalia potrebbe tranquillamente essere acquistata dallo Stato o dalle Ferrovie dello Stato. E' una minaccia, non è una decisione".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, Adnkronos, Roma, 29 aprile 2008)

"Se la sinistra insiste perché si cambi la norma (sul raddoppio dell'Iva a Sky, ndr), la prendo in parola. Sono assolutamente d'accordo, purché si rispettino le norme europee".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, Tirana, 2 dicembre 2008)

"La norma che rialza l'Iva per i servizi Sky serve per evitare l'apertura di una procedura di infrazione Ue, il cui termine scadeva in questi giorni".
(Giulio Tremonti, ministro dell'Economia del governo Berlusconi, Bruxelles, 2 dicembre 2008)

"Non si torna indietro. Ma nemmeno per sogno! Dove troviamo i soldi per fare tutto ciò che abbiamo fatto? Quindi resta il fatto che è abolito il privilegio di Sky".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, leggo.it, 2 dicembre 2008).

martedì 25 novembre 2008

Italia dall'Estero - Punizione e vendetta

Pubblico un articolo del Guardian del 24 novembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Punizione e vendetta

L’estratto che segue è preso da una intervista fatta pochi giorni fa all’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e pubblicata sul Quotidiano Nazionale.

La domanda chiedeva cosa avrebbe dovuto fare Roberto Maroni, l’attuale ministro degli Interni (a capo anche della polizia), in relazione alle manifestazioni di studenti ed insegnanti dei giorni scorsi, contro i tagli alle scuole e alle università annunciati dal governo.

“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. Dovrebbe ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrebbe sovrastare quello di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare senza pietà i manifestanti, e mandarli tutti all’ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non i vecchi professori, certo, ma le giovani maestre.”

Gli studiosi di Storia politica italiana troveranno affascinante l’intervista perché fa luce sulla linea politica di Cossiga, e in particolar modo sulle sue attività tra il 1976 e il 1978, quando anche lui era Ministro degli Interni e a capo della polizia. Nel 1977, una manifestazione del Partito Radicale fu presa d’assaltato da alcune persone armate che hanno sparato alcuni colpi provocando la morte di Giorgiana Masi, una ragazza di 20 anni.

Cossiga non seppe, o forse non volle, spiegare cosa accadde quel giorno. O meglio, non fu in grado di chiarire se gli aggressori fossero parte delle forze di polizia. Un anno più tardi si dimise, a seguito della lentezza delle indagini per liberare Aldo Moro rapito (e poi ucciso) dalle Brigate Rosse.

Questi fatti non sembrarono danneggiare Cossiga, la cui carriera politica vide una rapida rinascita. Nel 1979 divenne Presidente del Consiglio, nel 1983 Presidente del Senato (la seconda carica politica dello Stato italiano) e nel 1985 Presidente della Repubblica italiana.

Di qui l’interesse per l’intervista rilasciata pochi giorni fa, che fa luce su uno dei periodi più oscuri della storia italiana chiamato “strategia della tensione”, cominciata nel 1969 a Milano con la bomba fatta esplodere alla Banca Nazionale dell’Agricoltura (per mano di estremisti di destra ma di cui furono incolpati gli anarchici) fino ai fatti del G8 di Genova nel Luglio del 2001, in cui il misterioso gruppo di destra dei “black-blok” mise a ferro e fuoco la città tanto da scatenare la reazione violenta della polizia su migliaia di manifestanti contrari alla globalizzazione.

Le autorità italiane ci diranno senz’altro che le parole di Cossiga sono il risultato della sua malattia (si vocifera che abbia l’Alzheimer). Per me sono tragiche. Credo che Cossiga sia perseguitato dalle Erinni, le dee.

Ora che la verità è stata finalmente detta, verrà accusato di essere un pazzo. Si tratta della stessa sorte che è toccata a Moro, le cui lettere scritte durante la prigionia furono bollate dallo stesso Cossiga come scritte da un uomo in preda al delirio. Credo che tutto questo si chiami però Nemesi: si tratta di un’altra divinità, è in effetti la dea che restituisce al mondo l’ordine morale.

(Articolo originale di Roberto Mancini)

sabato 22 novembre 2008

Italia dall'Estero - Silvio Berlusconi non vuole più che la RAI si prenda gioco di lui

Pubblico un articolo di Le Monde del 21 novembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Silvio Berlusconi non vuole più che la RAI si prenda gioco di lui

La televisione pubblica italiana da una falsa immagine della realtà? A questo domanda, Silvio Berlusconi ha già risposto sì. Egli le critica, in questi tempi di crisi, di “diffondere l’angoscia e il pessimismo” quando “essa dovrebbe collaborare affinchè le cose migliorino”. “Io farò tutto il possibile affinchè le televisioni non siano un fattore d’ansia”, ha spiegato qualche giorno fa.

Il suo amico e cofondatore di Forza Italia, il senatore Marcello dell’Utri, si è permesso anche lui questo commento: “In televisione, ci sono dei conduttori che hanno delle facce un po’ gotiche, un po’ grigie. Il direttore dovrebbe dare prova di un maggiore spirito di finezza.” “La RAI non è una proprietà di Berlusconi”, ha ricordato l’associazione dei giornalisti della televisione pubblica.

Ma ciò che più di tutto irrita il presidente del Consiglio, sono le trasmissioni di dibattiti o di satira politica, molto numerose in Italia. “Ogni giorno, su tutti i canali ci si prende gioco di me. Questa abitudine diventa insopportabile. Deve finire”, ha dichiarato. “Non andremo mai più in televisione per farci insultare”, ha detto ai suoi ministri. Una ukaze poco rispettata. Compreso da lui.

Martedì 18 Novembre. Mentre la trasmissione di dibatto politico “Ballarò” su Rai3 volgeva al termine , il presidente del Consiglio si è autoinvitato al telefono per sfidare uno dei suoi avversari, Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei valori (IDV), che l’aveva accusato in precedenza di essere “un corruttore politico”: “Che vada davanti ai magistrati per denunciarmi, altrimenti, sarò io che lo denuncerò per calunnia.”

Intrusione? Una in più. In passato, Berlusconi era già intervenuto in diverse occasioni in maniera improvvisa in trasmissioni dove non era stato invitato. Pressione politica? E’ anche un mezzo, per lui che possiede un impero televisivo (Mediaset), di dimostrare che lui è alla Rai come a casa sua.

Questi segni di nervosismo intervengono in un momento in cui Berlusconi deve far fronte alla contestazione nelle strade e ad una grave crisi economica. Nonostante la sua popolarità si mantenga attorno al 60%, il presidente del Consiglio ha perso alcuni punti durante le manifestazioni studentesche dell’inizio di novembre contro la riforma dell’educazione del ministro dell’istruzione pubblica, Mariastella Gelmini.

“CAMPO DI BATTAGLIA”

Inoltre, la prospettiva di una lunga crisi accompagnata dal rischio di un ritorno all’”antipolitica” lo preoccupa. Essere l’obiettivo degli imitatori e dei fantasisti non è il miglior mezzo di divenire un giorno - questo è il suo sogno - presidente della Repubblica, una delle figure più rispettate della Penisola. Tutto questo spiega la sua nuova offensiva contro la televisione pubblica e questo tentativo di controllo della sua immagine e della presentazione del suo operato. “La televisione ridiventa il campo di battaglia della politica”, scrive il politologo Ilvo Diamanti sul quotidiano La Repubblica.

Per ora, non si tratta che di pressioni e di minacce. In passato, Berlusconi ha mostrato di saper andare oltre e più forte. Nel 2002, aveva chiesto - e ottenuto - la testa di due giornalisti, tra cui il rispettatissimo Enzo Biagi. Delle intercettazioni telefoniche hanno rivelato che tra il 2001 e il 2006 dei collaboratori di Mediaset erano stati alla testa della Rai per pilotare le strategie dei programmi dei canali pubblici. Obiettivo: orientare l’informazione a favore di Berlusconi.

Questi attacchi contro i canali pubblici intervengono in un momento di grande incertezza a proposito della scelta del futuro presidente della commissione parlamentare di sorveglianza della Rai, un posto che deve ritornare all’opposizione e che aprirà la strada ai futuri cambiamenti nella direzione dei canali. Dal mese di luglio, i partiti di sinistra non hanno raggiunto l’accordo su un nome. Berlusconi ha dato via libera affinchè i membri di destra della commissione votassero un candidato di sinistra che non era appoggiato dalla sua parte polititca. Il presidente del Consiglio, non dispiaciuto di seminare zizzania nell’opposizione, si è, ovviamente, difeso dagli interventi in questa questione.

(Articolo originale di Philippe Ridet)

venerdì 21 novembre 2008

Carta canta - Viva Villari

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 21 novembre 2008:

Viva Villari

"Prendo atto della votazione. Ma non assumerò decisioni in contrasto con quello che deciderà il mio partito".
(Riccardo Villari, Pd, appena eletto presidente della Vigilanza Rai dal Pdl, 13 novembre 2008)

"Mi ha telefonato ora il senatore Villari per comunicarmi che andrà dai presidenti di Camera e Senato per dimettersi".
(Walter Veltroni, segretario Pd, 13 novembre 2008)

"Intendo svolgere un ruolo di garanzia e ricostruire il dialogo tra centrodestra e centrosinistra per far convergere i loro voti su un nome condiviso. Dopodiché rassegnerò le dimissioni".
(Riccardo Villari, 14 novembre 2008)

"Non ho dubbi: Riccardo Villari si dimetterà".
(Massimo D'Alema, 14 novembre 2008)

"Non chiedetemi cosa andrò a dire a Veltroni: vorrei parlare il meno possibile per tutelarmi. La mia linea è sempre quella che ho già detto. È chiaro che sto lavorando a una soluzione più avanzata".
(Riccardo Villari, 15 novembre 2008)

"Incontrerò Veltroni e gli dirò che, appena raggiunta una soluzione condivisa, assumerò le decisioni conseguenti".
(Riccardo Villari prima dell'incontro con Veltroni, 17 novembre 2008)

"Con Veltroni c'era stata qualche divergenza, ma ora ci siamo parlati con grande franchezza. Il Pd resta la mia casa, non ci penso nemmeno ad andarmene".
(Riccardo Villari dopo l'incontro con Veltroni, 17 novembre 2008)

"Sto subendo pressioni inaudite".
(Riccardo Villari dopo l'accordo Pd-Pdl su Sergio Zavoli, 18 novembre 2008)

"Se mi dimetto? Per favore, non turbiamo il mio incontro istituzionale con il presidente Fini".
(Riccardo Villari, 19 novembre 2008)

"Nessuno mi ha detto niente su Zavoli. Io non mi dimetto, sono i partiti che devono fare un passo indietro. Ora serve un atto di coraggio da parte di tutti".
(Riccardo Villari, 21 novembre 2008).

mercoledì 19 novembre 2008

Carta canta - Balle a Ballarò

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 19 novembre 2008:

Balle a Ballarò

"Di Pietro? Sì che mi piacerebbe averlo con me, come ministro".
(Silvio Berlusconi, Maurizio Costanzo Show, 22 febbraio 1994)

"E' in corso a Roma, secondo quanto ha appreso l'Ansa, un incontro tra il presidente del Consiglio incaricato Silvio Berlusconi e il giudice Antonio Di Pietro".
(Ansa, 7 maggio 1994, ore 14.53)

"'Ho fatto presente che non potrò accettare il pur prestigioso incarico di ministro'. Lo ha affermato il giudice Antonio Di Pietro conversando con i giornalisti al termine dell'incontro con Silvio Berlusconi. 'Ho avuto l'onore di incontrare il presidente del Consiglio incaricato - ha fra l'altro detto Di Pietro - al quale ho confermato che in questo momento ritengo doveroso rimanere al fianco dei colleghi della Procura di Milano per portare a compimento il lavoro iniziato. Coerentemente ho fatto presente che non potrò accettare l'incarico di ministro dell'Interno... All'on. Berlusconi ho formulato i miei auguri affinché possa svolgere questo lavoro con serenità e possa conseguire i risultati sperati nell'interesse del Paese'. Di Pietro ha infine reso noto che stava per rientrare alla Procura di Milano".
(Ansa, 7 maggio 1994, ore 15.37)

"Avevo una rosa, ora è caduto un petalo e mi restano le spine".
(Silvio Berlusconi, dopo il no di Di Pietro, 7 maggio 1994)

"Eh, se Di Pietro avesse dato retta a me e fosse entrato nel mio governo...".
(Silvio Berlusconi, dopo le dimissioni di Di Pietro dal pool Mani Pulite, 7 dicembre 1994)

"Non ho mai offerto a Di Pietro il ministero dell'Interno. Di Pietro mi fa orrore perché sbatteva in galera gli innocenti".
(Silvio Berlusconi, 10 aprile 2008)

"E' vero che nel 1994 ho chiesto di incontare Di Pietro perché volevo fargli fare il ministro. Ma allora non sapevo che da magistrato aveva messo in prigione tante persone innocenti. Quando l'ho saputo ho subito cambiato idea".
(Silvio Berlusconi, Ballarò, Rai3, 18 novembre 2008. Per la cronaca, le uniche persone arrestate su richiesta di Di Pietro dopo l'incontro con Berlusconi del 7 maggio 1994 erano alcuni imprenditori e finanzieri per l'inchiesta sulle tangenti alla Guiardia di Finanza, conclusasi con una raffica di condanne e patteggiamenti. Di Pietro si dimise dal pool Mani Pulite il 6 dicembre di quell'anno).

lunedì 17 novembre 2008

Carta canta - Parole sante

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 17 novembre 2008:

Parole sante

"I fannulloni spesso stanno a sinistra".
(Renato Brunetta, Forza Italia, ministro della Funzione Pubblica, all'assemblea dei Circoli del Buon Governo fondati da Marcello Dell'Utri, Repubblica.it, 16 novembre 2008)

"Questo Governo sembra essere un governo di sinistra per come ha a cuore i bisogni della gente".
(Mariastella Gelmini, Forza Italia, ministro dell'Istruzione, alla fondazione Magna Carta, Repubblica.it, 18 ottobre 2008)

"Io sono di sinistra".
(Renato Brunetta, Forza Italia, ministro della Funzione Pubblica, 16 novembre 2008).

domenica 16 novembre 2008

Italia dall'Estero - Berlusconi infiamma il clima sociale

Pubblico un articolo di Liberation del 15 novembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Berlusconi infiamma il clima sociale

Manifestazioni a valanga, facoltà in sciopero, interruzione del lavoro… è la fine della luna di miele.

Alla chiamata di Walter Veltroni, leader dell’opposizione di centro sinistra, hanno risposto diverse centinaia di migliaia di italiani, il 25 ottobre, nelle strade di Roma per protestare contro la politica governativa di Silvio Berlusconi. Venerdì, gran parte del mondo universitario ha indetto uno sciopero coronato in un grande corteo che ha riunito 500.000 persone, secondo gli organizzatori (100.000 secondo la polizia). Fra queste due date: il moltiplicarsi degli scioperi talvolta selvaggi, i trasporti pubblici bloccati, i collegamenti della compagnia Alitalia soppressi, gli scontri fra studenti, polizia e alcuni gruppi di estrema destra, eancora i sindacati a volte scavalcati dalla loro base. Sono attese altre manifestazioni e uno sciopero generale è previsto per il 12 dicembre per iniziativa della CGIL, la principale confederazione sindacale transalpina con più di 5 milioni di iscritti.

Riforma. Da quando l’economia italiana è entrata in recessione (il tasso di crescita previsto per il 2008 è del – 0,3%), il governo di Berlusconi deve affrontare un clima sociale veramente difficile, e i lusinghieri sondaggi dei quali il presidente del Consiglio recentemente ancora si vantava cominciano a mostrare delle crepe. Dal suo ritorno al potere nella primavera scorsa, la percentuale di consenso del capo del governo è per la prima volta in calo, e perde quattro punti in un mese (dal 62 al 58%). “L’idillio con il paese è finito” assicura Massimo D’Alema, l’ex presidente del Consiglio e membro del Partito Democratico (PD).

L’inversione di tendenza è iniziata in seguito alla riforma dell’istruzione, presentata dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che dovrebbe tradursi in un soppressione di 87.000 posti di lavoro. Immediatamente, i licei e le università sono stati occupati. Ieri, le decine di migliaia di studenti che manifestavano denunciavano tagli ai fondi dell’università dell’ordine di 1,4 miliardi di euro in 5 anni.

Non tutti i sindacati tuttavia hanno aderito alla mobilitazione. La CISL, il secondo sindacato del paese, di ispirazione democristiana ha in effetti preferito rinunciare a scendere in piazza in seguito ad un parziale marcia-indietro del ministro. Ma per le altre organizzazioni sindacali e per la maggioranza degli studenti, la cura resta indigesta. “Siamo d’accordo sulla riforma, ma non sui tagli” ripetevano ieri i manifestanti. “Coloro che non hanno partecipato al corteo hanno avuto torto” ha commentato, polemico, Guglielmo Epifani, segretario della CGIL. “Ogni volta che Silvio Berlusconi tenta di isolarci, non riesce ad ottenere nulla”.

Il capo del Governo spinge chiaramente per una divisione del fronte sindacale. Avrebbe anche ricevuto di nascosto il 6 novembre Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, i leader delle altre due grandi confederazioni sindacali (CISL e UIL) nella sua residenza romana, in presenza di diversi ministri e della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. I sindacalisti smentiscono, malgrado alcuni testimoni li abbiano riconosciuti.

“Fatto grave”. L’esclusione della CGIL ha provocato le ire di Guglielmo Epifani, portando alla proclamazione di uno sciopero generale per il 12 dicembre. “E’ un fatto grave e senza precedenti”, ha denunciato preparandosi a mobilitare le sue truppe, come il suo predecessore Sergio Cofferati che, nel 2002, aveva portato in piazza tre milioni di persone e fatto tornare indietro Berlusconi sulla sua riforma delle norme sul licenziamento e sul suo tentativo di negoziare soltanto con le confederazioni “moderate”.

Tornato al potere in posizione di forza, il Cavaliere tenta di nuovo di giocare la carta della divisione, dato tanto più che il Patito Democratico, nato lo scorso anno riunendo gli ex comunisti e gli ex democristiani, suddivide il suo sostegno fra le tre organizzazioni sindacali. Ma in una situazione economica estremamente difficile, questa strategia berlusconiana rischia di provocare un deterioramento ulteriore del clima sociale. Per l’ex ministro dell’Industra e astro nascente del PD, Pier Luigi Bersani, questo comportamento è “irresponsabile”.

(Articolo originale di Eric Jozsef)

venerdì 14 novembre 2008

Italia dall'Estero - Sconcerto dopo l’assoluzione degli agenti per l’attacco ai manifestanti del G8 di Genova

Pubblico un articolo del Guardian del 14 novembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Sconcerto dopo l’assoluzione degli agenti per l’attacco ai manifestanti del G8 di Genova

Gli ufficiali di grado minore sono stati condannati, ma non andranno in carcere.
Il pestaggio selvaggio aveva mandato in coma alcune vittime inermi.

C’era sconcerto al tribunale di Genova la notte scorsa, dopo l’assoluzione da ogni capo d’imputazione degli alti ufficiali della polizia italiana accusati di aver progettato un attacco selvaggio ai manifestanti indifesi durante il G8 che si è tenuto nella città sette anni fa.

L’area riservata al pubblico è esplosa urlando “vergogna, vergogna” mentre il giudice che presiedeva la corte leggeva il verdetto. La madre di una delle vittime si è arrampicata su una barriera divisoria urlando: “Avremo la nostra vendetta”.

Enrica Bartesaghi, leader di un gruppo di pressione formato da parenti delle vittime, ha dichiarato al Guardian: “Mia figlia è stata picchiata così brutalmente da dover essere ricoverata in ospedale. Riceverà 5.000€. Purtroppo il nostro non è più un paese civile. La sentenza è un insulto (per lei).”

I tre giudici hanno inflitto pene detentive fino a quattro anni per alcuni dei comandanti operativi. Ma nessuno di loro andrà effettivamente in galera, poiché tali pene decadranno nei primi periodi dell’anno prossimo grazie alla legge sulla prescrizione.

Nessuno degli ufficiali che ha partecipato alle violenze era presente al processo. Avevano tutti il volto coperto e nessuno mostrava nome e numero di matricola durante l’incursione. Solo uno è stato identificato.

Tra gli assolti c’è Giovanni Luperi, che da quel giorno è stato messo a capo dell’equivalente italiano dell’MI5, e due dei più alti ufficiali italiani, Francesco Gratteri e Gilberto Calderozzi. Molti alti ufficiali della polizia coinvolti nel processo sono stati filmati mentre restavano fermi appena fuori dall’edificio in cui stavano avvenendo i pestaggi.

Almeno 30 persone sono state ricoverate in ospedale dopo l’incursione, molte delle quali sono entrate in coma. In seguito agli avvenimenti, un giudice italiano ha decretato che nessuno di coloro che si trovava nella scuola Armand Diaz aveva preso parte agli episodi di violenza e vandalismo che hanno caratterizzato la protesta no-global a Genova.

Un comunicato pubblicato da alcune vittime accusò la polizia italiana di aver agito “al di fuori dell’ordine democratico”. Diceva inoltre: “Tutto cio è possibile perché sanno di godere della totale impunità e questa sentenza ne è la conferma.”

Mark Covell, residente a Reading, uno dei cinque inglesi feriti durante l’attacco, ha dichiarato: “Le prove erano schiaccianti. Non c’è giustizia qui. Mi spiace per l’Italia.”

Le prove fornite dall’accusa mostrano che la polizia ha introdotto due bottiglie molotov nella scuola, cercando cosí di far passare gli occupanti come violenti sovversivi. Soltanto i due ufficiali di grado minore che introdussero nell’edificio le molotov sono stati incriminati, ma la loro sentenza e la loro pena è già decaduta grazie alla legge sulla prescrizione.

Le scene appassionate della notte scorsa giungono dopo un periodo di lotte legali durate quattro anni. Le udienze preliminari per tre dei casi più violenti avvenuti durante il G8 sono iniziate nel 2004. La prima si è conclusa a dicembre dell’anno scorso, quando 24 manifestanti sono stati incriminati per danni alla proprietà privata e vandalismo. Sono stati condannati a pene detentive tra i 5 e gli 11 anni.

A luglio, 15 persone tra ufficiali della polizia e medici che erano in servizio in un centro di detenzione vicino Genova sono state condannate per aver maltrattato brutalmente dei detenuti, compresi molti provenienti dalla scuola Diaz. La corte ha avuto modo di ascoltare testimonianze di minacce di stupro e maltrattamenti sadici, nonche racconti di detenuti obbligati ad abbaiare come cani e cantare motivi razzisti contro gli ebrei.

I colpevoli di queste violenze hanno ricevuto sentenze fino a 5 anni di galera. Ma, di nuovo, nessuno di loro andrà in prigione. Le sentenze, insieme alle condanne, verranno cancellate quando la legge sulla prescrizione entrerà in vigore l’anno prossimo.

Antefatti

Almeno 150 ufficiali della polizia hanno assalito la scuola Armando Diaz nella notte del 21 luglio 2001, dopo tre giorni di violenze a Genova che hanno lasciato più di 200 persone ferite e un manifestante ucciso. Gli alti ufficiali della polizia hanno in seguito sostenuto che la scuola era occupata da un gruppo di violenti Black Bloc. Se questo è stato quanto detto agli agenti operativi, si spiegherebbe la brutalità adoperata nei confronti dei manifestanti. L’inglese Nicola Doherty è stata colpita così duramente al braccio con cui stava cercando di difendersi da riportare la frattura del polso. L’attacco ha mandato 28 delle 93 persone arrestate in ospedale - di cui tre in codice rosso. Mark Covell, volontario del network Indymedia, è rimasto in coma per 14 giorni. Ha riportato la frattura di otto costole, un polmone perforato e 10 denti caduti o rotti.

(Articolo originale di John Hooper)

giovedì 13 novembre 2008

I sacrifici dei politici

In questo periodo di crisi mondiale, i nostri politici chiedono a tutti i cittadini sacrifici effettuando tagli indiscriminati da tutte le parti, anche dove non sarebbe cosa buona, istruzione in testa. Non è bene effettuare tagli indiscriminati all'istruzione perché non è così che si risolvono i problemi dell'università, per esempio. Non dico che riformare l'università (ma con una riforma che si possa chiamare tale) sia sbagliato, anzi, è evidente che ci sono degli sprechi: vedi per esempio quei corsi di laurea con 2 o 3 studenti o le sedi distaccate in piccoli comuni che non servono praticamente a nessuno. Per non parlare poi dell'infallibile Ministro Brunetta, lui sì che sa come punire i "fannulloni" della pubblica amministrazione. Con un piccolo dettaglio, la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici lavora, lavora duramente. E se per disgrazia (perchè ora funziona così) si dovessero ammalare, non si possono permettere di andare in malattia per il semplice motivo che i loro stipendi verranno decurtati significativamente.
Loro invece, i nostri cari politici, per il loro assenteismo, mica sono puniti! Anzi...
Quando poi si tratta di risparmiare, loro che chiedono sacrifici, mica li fanno: oggi l'On. Di Pietro, oltre a denunciare l'ennesimo colpo di mano della maggioranza di Berlusconi sulla nomina della presidenza della vigilanza RAI, durante la dichiarazione di voto dell'Italia dei Valori alla legge finanziaria 2009, ha detto:

"...Anche questa legge finanziaria 2009 viene votata con il trucco. Lo dico non tanto al Presidente del Consiglio, che non c'è, ma a chi ci ascolta. In molti casi, in questi giorni la maggioranza necessaria in Aula non c'era, in quanto molti parlamentari dello schieramento politico del Presidente del Consiglio hanno fatto come fa lui tutti giorni: non erano nemmeno presenti in Aula.
Eppure questi signori risultano aver votato, autentici imbroglioni che fanno questo per ottenere la diaria senza averne diritto, ed ancor più imbroglioni quei loro complici che hanno votato e votano tutti i giorni anche al loro posto, stravolgendo ed umiliando così, per trenta denari, il risultato democratico del voto parlamentare.
Sa, signor Presidente del Consiglio che non c'è, anche per queste ragioni il bilancio dello Stato va a rotoli, come va a rotoli se accade quel che è successo ieri, quando è stato bocciato da tutta l'Assemblea, ad eccezione di Italia dei Valori che l'ha proposto, il nostro emendamento alla legge finanziaria che si prefiggeva di abolire il doppio rimborso elettorale ai partiti. Quella legge varata dalla sua maggioranza parlamentare, signor Presidente del Consiglio, con il concorso, purtroppo, di buona parte dell'opposizione, permette ai partiti di ottenere il rimborso elettorale per tutta la legislatura, anche se nel frattempo il Parlamento viene sciolto, come è avvenuto per il Governo Prodi, così che oggi ogni partito prende, ogni anno, due volte lo stesso rimborso elettorale, quello per la legislatura interrotta e quello per la nuova legislatura. Stiamo parlando di 300 milioni di euro - lo dico a chi ci ascolta - da qui al 2011: altro che bazzecole, come quei minimi aumenti che sono stati negati, con questa legge finanziaria, ai pensionati al minimo ed ai morti di fame!
Signor Presidente del Consiglio, se proprio aveva bisogno di soldi, invece di prenderli all'amministrazione della giustizia, come ha fatto, perché non li ha stornati dalla famigerata «legge mancia» che proprio lei e la sua maggioranza, nell'altra legislatura, avete emanato per una miriade di piccoli interventi di natura clientelare, sollecitati da questo o quel parlamentare per il proprio feudo elettorale? Anche in questo caso noi dell'Italia dei Valori abbiamo presentato un emendamento a questa legge finanziaria per recuperare circa 70 milioni di euro, ed anche in questo caso è stato bocciato. Sa, questi soldi potevano servire per comprare un po' di computer per i tribunali o per mettere un po' di benzina alle volanti e alle macchine dei carabinieri.
Insomma, signor Presidente del Consiglio che non c'è, questa legge finanziaria che lei ci ha proposto è proprio un imbroglio, ed è anche un sopruso, anzi il solito sopruso, perché ancora una volta ci è stata somministrata una pietanza bella e pronta senza alcuna possibilità, per il Parlamento, di modificarla.
A dire il vero, c'era poco da modificare in questa legge finanziaria: non ha previsto nulla per il rilancio dell'economia reale e per i bisogni dei più deboli, ha disposto solo un'infinità di proroghe di provvedimenti già presi, soprattutto dal precedente Governo. Dimenticavo, qualcosa con questa legge finanziaria è stata fatta: si è dimenticato totalmente di finanziare le infrastrutture e si sono ridotti ulteriormente gli investimenti, soprattutto quelli per l'agricoltura e per la tutela dell'ambiente..."
(tratto dal resoconto stenografico della dichiarazione di voto dell'Italia dei Valori alla legge finanziaria 2009)


In due parole: a noi i tagli, a loro i rimborsi.

mercoledì 12 novembre 2008

Italia dall'Estero - Ragazze ragazze ragazze

Pubblico un articolo del New Yorker del 3 novembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Ragazze ragazze ragazze

Il settantaduenne Presidente del Consiglio italiano non è nuovo agli scandali. Essendo sopravissuto ad addirittura diciassette processi penali senza essere definitivamente condannato, ha abituato il pubblico italiano a sentimenti di shock o indignazione. Lo scorso gennaio, l’ufficio del procuratore di Napoli ha citato Berlusconi e stilato un rapporto che contiene estratti di più di un migliaio di intercettazioni telefoniche che raffigurano la TV di stato italiana, la RAI, come un “sofà” privato che Berlusconi ha utilizzato per favorire aspiranti attrici (che lui chiama “le mie fanciulle” [in italiano nel testo, N.d.T.]) e per provare a far cadere il precedente governo. Il rapporto tuttavia non ha avuto alcun impatto. Nelle elezioni tenutesi in primavera, Berlusconi è tornato trionfalmente al potere con la sua coalizione di centrodestra chiamata Popolo della libertà, dopo meno di due anni passati all’opposizione.

Ma all’inizio dell’estate, quando i magistrati napoletani hanno rivelato l’esistenza di altre centinaia di intercettazioni di natura strettamente personale, di cui avevano richiesto la distruzione, la fabbrica del gossip italiana ha iniziato ad agitarsi. Dimentichiamoci dell’abuso di potere e dei possibili comportamenti illegali: dateci il sesso! Le cronache della stampa hanno speculato sul fatto che i nastri contenessero commenti piccanti che coinvolgevano Berlusconi e tre membri femminili del governo. Le chiacchiere a proposito delle scappatelle del Presidente del consiglio sono spesso politicamente “variopinte”: i critici di Berlusconi parlano di un senile settantenne schiavo di pompe al pene e iniezioni misteriose; i sostenitori invece amano dipingerlo come un instancabile Don Giovanni, capace di soddisfare due-tre donne alla volta.

Durante la campagna elettorale, Brelusconi ha alimentato i pettegolezzi su quanto fossero state più belle le donne del suo partito rispetto a quelle degli avversari del centro-sinistra. Riferendosi a Gianfranco Fini, presidente della Camera dei Deputati e suo partner principale all’interno della coalizione, ha così raccontato della loro decisione di candidare almeno il 30% di donne: “è già in atto una corsa per analizzare il passato mio e di Gianfranco e dire che sono state tutte nostre fidanzate”. Ed è andato avanti: “Siamo come dei supereroi in questo senso, sia chiaro, ma tutti abbiamo i nostri limiti”. In ogni caso, Berlusconi ha installato nel parlamento, e addirittura nel governo, un certo numero di “attricette” che si sono guadagnate la fama all’interno del suo impero televisivo.

Antonio Di Pietro, un ex-magistrato che guida uno dei principali partiti dell’opposizione, ha chiamato pubblicamente Berlusconi “un magnaccia”, un termine colorito che sta per protettore [pimp nell’originale, letteralmente pappone, N.d.T.], a causa del tempo che passa in cerca di lavoro per delle “showgirl” invece che occuparsi di problemi di governo. Quest’estate, durante una manifestazione, la popolare comica italiana Sabina Guzzanti disse a proposito di una delle donne ministro nominate da Berlusconi, Mara Carfagna, una ex-concorrente di Miss Italia che ha lavorato anche come showgirl nelle televisioni di Berlusconi prima di accedere in parlamento: “Non puoi nominare qualcuno Ministro delle Pari Opportunità solo perché ti ha succhiato l’uccello!” (La Carfagna ha denunciato la Guzzanti per diffamazione e ha rapidamente negato qualsiasi relazione sessuale con Berlusconi.) Vittorio Feltri, direttore del giornale di destra Libero, ha fornito una lettura opposta. “Non sarei preoccupato se fossi Berlusconi” ha detto. “Anche Mussolini aveva le sue donne. Abbiamo bisogno di un Presidente del consiglio, non di un monaco trappista”.

Berlusconi parla apertamente di sesso e fa veramente poco per nascondere il fatto che si sia sottoposto ad un lifting facciale e ad un trapianto di capelli. Nella sua politica mescola forme arcaico – monarchiche con moderni elementi di controllo dei media. Il quotidiano di Milano, Il Corriere della Sera, recentemente lo ha citato, per metà lamentandosi e per metà vantandosi, sul fatto che sia trattato come un re il cui tocco regale possiede poteri taumaturgici. “Le donne incinte mi chiedono di mettere loro una mano sulla pancia, altre invece di metterle sui loro occhi perchè hanno problemi di vista”, ha detto Berlusconi. “Alcuni, pensate, sulla loro testa perché stanno diventando calvi. Ma in questi casi tutto quello che posso fare io è dargli il numero del mio medico.”

Oltre alle varie donne di cui si dice che abbia potuto goderne i favori, Berlusconi ha portato nel nuovo parlamento tre dei suoi avvocati difensori (che escogitano leggi che potrebbero aiutare il loro cliente), il suo commercialista, alcuni co-difensori di vari processi per corruzione, una lunga lista di dirigenti passati e tutt’ora in servizio nelle sue numerose aziende, giornalisti e direttori dei suoi giornali e il suo medico personale.

Come risultato, i seggi della camera dei deputati, progettata in parte dal Bernini, con i suoi splendidi pavimenti di marmo e alti soffitti, è diventata la nuova Via Veneto. Il centro della vita sociale è una lunga, magnifica stanza chiamata transatlantico, nome delle navi da crociera, in cui i membri del parlamento siedono su comodi divani di pelle o sedie o si aggirano intorno chiacchierando con i colleghi o con i cronisti.

Uno dei giorni in cui mi trovavo lí, qualcuno ha sussurrato “Ecco la Carfagna!” non appena il Ministro delle Pari Opportunità è apparsa tra la folla. La Carfagna ha subito un vero cambiamento dai tempi in cui andava in televisione, quando preferiva minigonne e maglie scollate. Uno dei video più popolari in Italia quest’estate era chiamato “Mi hanno visto il culo anche in Germania”, in cui Carfagna appariva in veste di showgirl che piroettava nell’aria durante una coreografia, con la gonna alzata fin sopra la vita. (In una festa di gala dell’anno scorso, Berlusconi si è rivolto alla Carfagna dicendo “Se non fossi già sposato, ti sposerei subito!”. Il risultato è stata una lite molto pubblicizzata tra lui e la moglie, Veronica Lario). Adesso la Carfagna ha un taglio di capelli corto e serio (ma molto alla moda) e veste con sobri tailleur grigi, ma ha solo 32 anni, ed i suoi grandi occhi marroni la fanno sembrare anche più giovane. Era accompagnata da un’assistente che teneva alla larga i giornalisti. Discutere di gossip, ha dichiarato la Carfagna, “non è parte del mio mandato di ministro”.

Decisamente meno sobria è il sottosegretario al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, un’altra ex-concorrente di Miss Italia, che una volta conduceva un programma TV chiamato “I misteri della notte”, che trattava della vita notturna nelle città di tutto il mondo. (Un popolare video su YouTube la ritrae mentre visita un club sadomaso a Barcellona con uomini in vestiti di pelle, donne con il seno scoperto e massaggi con frutta esotica). La Brambilla ha anche lavorato come cronista televisiva ed ha poi proseguito nella gestione dell’azienda di famiglia, nel campo dell’acciaio. Il posto nel turismo si diceva fosse la sua seconda scelta; dato il suo amore per gli animali, i dice che volesse diventare Ministro dell’Ambiente. Ha ancora un look televisivo, dai lunghi capelli rossi, alle camice scollate e alle micro-minigonne fino ai sandali “da schiava”, con tacchi alti otto centimetri ed un’elaborata ragnatela di legacci di pelle che le risalgono suggestivamente su per la gamba.

Il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, adesso trentacinquenne, al confronto è posata. La Gelmini non ha un passato nello show business; al contrario ha una significativa, anche se breve, esperienza in politica. Sta provando a mettere a punto un piano che dia un controllo locale maggiore alle scuole (sia la Gelmini sia la Brambilla negano ogni accusa di inadeguatezza). Nelle pause, Niccolo Ghedini, uno degli avvocati difensori di Berlusconi, ama aggirarsi intorno al bar del transatlantico, mangiando ciliegie. In passato, per alcuni anni ha fatto la spola tra il tribunale di Milano, dove Berlusconi è stato processato in seguito ad una serie di accuse di corruzione, ed il parlamento, dove ha aiutato a scrivere una serie di leggi che hanno tenuto Berlusconi e alcuni dei suoi amici più intimi fuori dalla galera. Quando ho parlato con lui, mi ha spiegato con calma e pazienza perché è stata una scelta appropriata per il nuovo parlamento approvare una legge che ha permesso all’impero televisivo di Berlusconi, Mediaset, di tenere una frequenza televisiva che la legge italiana e i regolamenti europei avevano assegnato ad un altro operatore. (Porre restrizioni sul possesso di una televisione non ha senso nell’era della TV digitale, ha argomentato). Mi ha anche detto perché era necessario varare una legge che sollevasse Berlusconi da qualsiasi procedimento giudiziario mentre è Presidente del Consiglio. (Il potere giudiziario in Italia è completamente autonomo; quindi, questo è il suo ragionamento, è importantissimo avere una migliore difesa per il potere esecutivo). La legge ha ostacolato un caso che era arrivato a giudizio in cui Berlusconi era accusato di aver pagato il suo avvocato inglese perché rendesse falsa testimonianza in due processi, incluso uno in cui l’oggetto del contendere era il ruolo di Berlusconi nella creazione di un conto bancario estero segreto appartenente alla Fininvest, la holding di Berlusconi, per finanziare il leader del Partito socialista Bettino Craxi. (Entrambi hanno rigettato le accuse). Più recentemente Berlusconi ha caldeggiato una proposta di legge che vieta l’uso delle intercettazioni in tutti i processi che non riaguardino mafia e terrorismo e che prevede fino a tre anni di carcere per i giornalisti che pubblichino intercettazioni fuoriuscite.

E’ difficile non essere affascinati dal deputato Umberto Scapagnini, il medico personale di Berlusconi, le cui teorie sulla longevità lo hanno portato all’interno della cerchia di Berlusconi. Ha tenuto il Presidente del Consiglio a un regime speciale di dieta, esercizio fisico, amminoacidi, vitamine e antiossidanti. “Berlusconi è il più straordinario soggetto psicofisico che abbai mai potuto esaminare”, mi ha detto Scapagnini. “E non sto dicendo questo perchè sono un lecchino. Sono uno scienziato rispettato a livello internazionale, non ho bisogno di accattivarmi il suo appoggio”. Scapagnini, che ha viaggiato lungo la via della seta e ha studiato le abitudini alimentari dei residenti di Okinawa alla ricerca dei segreti della longevità, ha contribuito a sviluppare un metodo per misurare quella che lui chiama la vera età biologica di una persona (la misura di certi ormoni, l’esame di 50 filamenti di DNA ed anche il sistema immunitario) che può variare anche significativamente rispetto all’età anagrafica. “Berlusconi è 15 anni più giovane della sua età anagrafica” ha continuato Scapagnini. “Ha un sistema immunitario incredibile e una resistenza accentuata. Ha una personalità magnetica e un’eccezionale capacità di comunicatore. E’ probabilmente il paziente che ha la maggior longevità che abbia mai esaminato. Se lo vedete in costume da bagno ha la muscolatura ed un tono muscolare di un uomo molto, molto più giovane”. Scapagnini spera di tenere in vita il Presidente del Consiglio fino all’età di 120 anni, che lui considera rientrare nella durata naturale della vita di una creatura umana.

Per quanto riguarda le donne, Scapagnini ha detto, “Certamente, ha una forte personalità sessuale e le donne sono fortemente attratte da lui. Naturalmente, dal suo punto di vista, come per ognuno di noi, non è un fatto spiacevole. Ma, come per tutto quello che riguarda Berlusconi, questo si è rapidamente trasformato in leggenda e lui è stato oggetto di una sgradevole violazione della privacy come mai sarebbe stato permesso negli Stati Uniti.”

Il sesso ha sempre giocato un ruolo considerevole nell’immagine accuratamente costruita di Berlusconi. Ha iniziato la sua carriera nelle costruzioni edilizie a Milano, creando appartamenti e introducendo un complesso residenziale chiuso all’americana nella zona; successivamente è divenuto un pioniere delle televisioni private, contribuendo a demolire il monopolio di stato nelle trasmissioni. Grazie alle molte coperture politiche, ha creato un monopolio virtuale sulle TV private in Italia; fin dai primi anni ‘80, è stato il proprietario di maggioranza dei tre più grandi canali televisivi privati, che, assieme ai tre canali della TV di stato, rappresentano più del 90% del mercato.

Nei discorsi ai suoi venditori, Berlusconi di solito si vanta di come, agli inizi della sua carriera come costruttore, abbia contribuito a concludere un affare importantissimo seducendo una segretaria. Berlusconi infatti ha introdotto il sesso nella televisione italiana e cambiato la cultura nazionale. Per la maggior parte del secondo dopoguerra, l’Italia è stata dominata dalla chiesa cattolica (insieme alla Democrazia Cristiana) e dal Partito comunista italiano, tutti abbastanza bigotti. Non solo Berlusconi ha trasmesso “Dallas” e “Dinasty”; ha introdotto un programma chiamato “Colpo Grosso” un falso gioco a premi con spogliarello che puntualmente terminava con i concorrenti - un uomo ed una donna - in biancheria intima, le donne in topless.

Berlusconi non si è mai risparmiato dall’usare i suoi contatti televisivi per avanzare nel mondo politico. Abbiamo un assaggio di questo in un’intercettazione del 1986, dopo che Bettino Craxi divenne Presidente del consiglio ed aiutò Berlusconi nell’acquisire un monopolio virtuale nel mondo delle TV private. A quell’epoca la polizia intercettò una telefonata tra Berlusconi ed uno dei suoi consiglieri più vicini, Marcello Dell’Utri, che era sospettato di riciclaggio del denaro sporco per conto della mafia siciliana. (E’ stato condannato per favoreggiamento alla mafia nel 2004 e la sentenza è finita in appello). Il 31 dicembre 1986 Dell’Utri e Berlusconi si scambiano gli auguri di fine anno e la conversazione finisce sul sesso:

BERLUSCONI:”Il nuovo anno comincia male!”
DELL’UTRI: “Perché?”
BERLUSCONI: ”Perché due ragazze del Drive In (uno spettacolo TV della Fininvest) avrebbero dovuto venire, ma invece ci hanno dato buca! E Craxi è fuori di se dalla rabbia!”
DELL’UTRI:”Che ti importa del Drive In?”
BERLUSCONI:”Che cosa mi importa? Significa che non scoperemo! Se l’anno comincia così, vuol dire che non scoperemo piu’”.

A parte tutto ciò, l’ultimo festival del pettegolezzo è sfociato in una seria indagine penale. I Procuratori della Repubblica a Napoli stavano investigando su Agostino Saccà, l’ex dirigente di Rai Fiction, e sulle sue relazioni con Berlusconi. I Procuratori della Repubblica sostengono che Saccà abbia abusato della sua posizione facendo favori a Berlusconi in cambio di aiuto nell’istituire una compagnia privata di produzione cinematografica in Calabria, un progetto che stava provando a far decollare mentre era ancora un dipendente pubblico. “Quando sarai in affari per conto tuo ti restituirò il favore” avrebbe detto Berlusconi a Saccà. Questo è ciò che molti temevano quando Berlusconi ha fatto il suo ingresso in politica: che avrebbe usato il suo vasto potere di uomo più ricco del paese per distorcere la funzione del governo - per, infatti, corrompere un funzionario della pubblica amministrazione nel servire Berlusconi invece che lo Stato.

Molte intercettazioni telefoniche sono state ottenute dal giornale L’Espresso e pubblicate sul suo sito web. Registrate nel 2007, quando Berlusconi era all’opposizione, sono uno studio di lecchinaggio:

SACCÁ: Presidente! Buonasera, Presidente….Come sta?
BERLUSCONI: Non c’è male….
SACCÁ: No…Va alla grande, lo devo dire, anche con così tante difficoltà…Rimane la figura più amata nel…
BERLUSCONI: Politicamente, non vado da nessuna parte…ma socialmente mi scambiano per il Papa.
SACCÁ: È proprio quello che intendo dire, lei è il più amato nel paese, lo dico senza nessuno scopo adulatorio…ma è stupendo perché c’è un bisogno di….c’è un vuoto…che lei riempie emotivamente per la gente…Lo sentiamo.

Poi tornano allo scopo della telefonata. Berlusconi vuole aiuto nel mantenere il controllo di centro-destra della RAI, anche se il centro-sinistra è al governo.

SACCÁ: Lei è l’unico che mi abbia mai chiesto qualcosa…
BERLUSCONI: Eccetto che a volte sulle donne… per migliorare il morale del capo.

Poi Berlusconi prosegue verso un nuovo obiettivo: vuole che due attrici siano assunte, una di loro per un esplicito fine politico. Saccà, come ogni buon dispensatore di protezione, non vuole sapere perché:

BERLUSCONI: Fammi spiegare questa cosa…
SACCÁ: No Presidente, lei non deve spiegare niente.
BERLUSCONI: No, te lo spiego: sto cercando di ottenere
SACCÁ: Presidente, lei è una persona molto civile e corretta…
BERLUSCONI: Sto cercando di avere… la maggioranza in Senato… e questa Evelina Manna potrebbe…perché è stata raccomandata da qualcuno con cui sto negoziando.

In quel periodo, Berlusconi stava cercando di rovesciare il governo di centro-sinistra di Romano Prodi, che si reggeva per un solo voto di maggioranza al Senato. Un senatore afferma che gli sia stata offerta una consistente somma di denaro da un sostenitore del centro destra per cambiare fazione, e in questa telefonata Berlusconi è abbastanza esplicito nello sperare di ottenere una parte per un’attrice per conto di un altro senatore del centro-sinistra per far cadere il governo. (Saccà e Berlusconi negano di avere fatto qualcosa di scorretto, e Saccà dice che le due attrici menzionate nelle conversazione hanno solo fatto un’audizione e non sono state assunte. Saccà è ancora indagato e i suoi avvocati si stanno muovendo per far cadere il caso.)

Un’altra serie di intercettazioni suggerisce fino a che punto Berlusconi controllasse la RAI mentre non era al governo e nonostante fosse il proprietario di maggioranza della concorrenza, Mediaset. La RAI assunse Deborah Bergamini, le ex assistente personale di Berlusconi, come direttrice del marketing. Nel 2007, è stato scritto che la Bergamini fungeva da agente Mediaset dentro la TV di stato.
Era spesso al telefono con ex colleghi a Mediaset, coordinando programmi e discutendo come dovevano essere trattate le notizie di cronaca. In una conversazione del 2005, discusse a proposito di come trattare, minimizzandola, la morte del Papa, per non far calare il voto cattolico nelle elezioni regionali che stavano per aver luogo. Le elezioni andarono male per la coalizione di centro-destra di Berlusconi e la Bergamini, insieme ai suoi colleghi, lavorarono incessantemente per ritardare il più possibile la diffusione dei risultati, fino a che gli ascolti fossero al minimo, per poi fare l’annuncio nel modo più confusionario possibile. Bergamini è stata licenziata dalla RAI non appena la conversazione divenne pubblica, ma le furono dati quasi seicento mila dollari come trattamento di fine rapporto. (Lei nega qualsiasi collusione con Mediaset.) Oggi anche lei siede in Parlamento.

Prima di lasciare la sua carica nel 2006, Berlusconi ha fatto approvare una nuova legge elettorale che dava quasi potere totale ai leader di partito nello scegliere chi poteva candidarsi al Parlamento. In passato, gli elettori potevano votare per il candidato scelto, dando potere ai politici locali che avevano un seguito nei loro distretti di appartenenza. Con le nuove regole, gli italiani possono votare solo per il partito, mentre i capi di partito stilano le liste elettorali. Quelli in cima alla lista hanno più possibilità di venire eletti, e le possibilità dei candidati diminuiscono man mano che scendono di posizione. I membri del Parlamento sono alle dipendenze dei leader di partito. “Sono come il principe azzurro - erano zucche e io li ho trasformati in parlamentari” ha detto una volta Berlusconi a proposito della sua delegazione parlamentare. La legge contiene anche un “premio” per il partito che vince la maggioranza in parlamento: un numero di poltrone extra che forniscono sicurezza alla coalizione di governo. Durante una delle ultime sessioni legislativi, Berlusconi ha proposto che solo i leader di partito dovrebbero preoccuparsi di votare in Parlamento, rendendo il ruolo di 630 parlamentari un semplice cerimoniale, ad eccezione di una manciata di loro.

“Ci stiamo muovendo verso una specie di democrazia sudamericana” dice Bruno Tabacci, che è un ex democristiano, un membro della vecchia guardia. Ora all’opposizione, era nella coalizione di centro-destra di Berlusconi fra il 2001 e il 2006. Anche allora, fa notare, ha votato contro alle leggi sul sistema penale che apparivano specificamente create per beneficiare Berlusconi e i suoi co-imputati. Un tale dissenso interno sotto il nuovo regime non è concepibile, afferma Tabacci. “I membri del Parlamento ora sono essenzialmente nominati, non eletti. Il ruolo del Parlamento è diventato moribondo.” Gerardo D’Ambrosio, un senatore di centro-sinistra che ha trascorso più di 40 anni da giudice prima di entrare in politica, è stato anche più secco. A causa dell’abitudine di Berlusconi di tagliare il dibattito su leggi importanti chiedendo voti di fiducia, “il Parlamento è diventato una farsa” ha detto. Quanto sia diventato una farsa è diventato chiaro all’inizio della nuova legislatura, quando un fotografo ha catturato, grazie al teleobiettivo, il testo di un bigliettino che Berlusconi ha mandato a due giovani deputate alla Camera, Gabriella Giammanco e Nunzia De Girolamo:

Gabri, Nunzia, siete bellissime insieme! Grazie per essere qui, ma non è necessario. Se avete qualche appuntamento galante per pranzo, vi autorizzo ad andarvene! Molti baci a tutte e due!!! Il “vostro” presidente.

Il fotografo ha anche catturato l’inizio della loro risposta:
Caro [Presidente], noi accettiamo appuntamenti romantici solo da lei.

Cinque anni fa, Berlusconi vide una bella annunciatrice televisiva di 23 anni chiamata Virgina Sanjust di Teulada mentre dava la notizia uno dei suoi decreti economici. Il giorno successivo le spedì un bouquet di fiori con un messaggio di congratulazioni. Lei ringraziò con un biglietto che conteneva il suo numero di cellulare. Subito dopo, il Presidente del Consiglio era in linea, e la invitava a pranzo a Palazzo Chigi. Lei accettò. Dopo pranzo, in base a un resoconto del suo ex marito Federico Armati, pare che Berlusconi le diede un braccialetto di diamanti e le offrì una consulenza di due mesi e mezzo all’ufficio del Presidente del Consiglio, pagata circa 50.000 dollari. Questo fu fatto con un formale decreto ministeriale, che fu immediatamente ritirato quando la stampa lo venne a sapere. Ma successivamente la Sanjust ottenne il suo spettacolo televisivo alla RAI e il suo ex marito, che lavorava per i servizi segreti del paese, ottenne un trasferimento altamente desiderabile; poi, dopo che lui e la ex moglie rimasero invischiati in una battaglia per la custodia dei figli, Armati fu degradato.

Gli avvocati di Berlusconi insistono che lui non abbia fatto niente di sbagliato e che stava solo aiutando una donna che ne aveva bisogno. Gli avvocati di Sanjust negano qualsiasi malefatta. Come per la conversazione con Saccà, non sapremo mai se Berlusconi abbia infranto la legge o no in questo caso, grazie alle leggi che i suoi avvocati hanno fatto approvare in Parlamento che danno al Presidente del Consiglio l’immunità dall’azione giudiziaria finché è in carica. Armati, da buon agente dei servizi segreti, ha documentato le relazioni della ex-moglie con Berlusconi per un possibile uso futuro. Ha affermato che Sanjust abbia usato la sua influenza con Berlusconi per farlo trasferire e per aver fatto diminuire la sua paga. (Fu riassegnato a un lavoro di basso livello in un tribunale e la sua paga fu ridotta da circa 7 mila dollari al mese a un misero stipendio di 25.000 dollari. Quando Armati minacciò di rendere pubblici i documenti che parlavano dei rapporti di Berlusconi con la sua ex-moglie, afferma che gli fu immediatamente assegnata un’altra posizione, con un salario di circa 8.000 dollari al mese.) Armati ha messo insieme la sua versione degli eventi in una denuncia che ha sottoposto al Tribunale dei Ministri, che supervisiona la cattiva condotta a livello ministeriale.
Armati insiste anche che Berlusconi diede considerevoli somme di denaro in contanti alla sua ex-moglie - ma gli avvocati di Berlusconi negano, insistendo che la loro relazione era puramente di amicizia.

Sebbene non ci sia documentazione per i presunti pagamenti in contante, sembra ci siano stati accordi per far vivere Sanjust in un appartamento affacciato su Campo de’ Fiori, una delle più belle piazze di Roma, dove in passato aveva vissuto Armati. Il compratore ufficiale era Salvatore Sciascia, il direttore dei servizi fiscali del gruppo Fininvest di Berlusconi. E’ stato accusato di aver corrotto membri della Finanza a nome di Berlusconi. (Dice che da allora è stato “riabilitato”). Invece di licenziare Sciascia per il suo ruolo nell’affare di corruzione, Berlusconi lo ha portato al Senato, dove è uno dei vari senatori condannati per gravi reati.

Che niente di tutto questo preoccupi il pubblico italiano la dice lunga sull’opposizione di centro-sinistra che Berlusconi affronta. “Il vero dramma qui non è la farsa del sesso ma il totale collasso e la frammentazione del centro-sinistra” ha detto un mio amico. Berlusconi - nonostante i suoi due precedenti scialbi mandati - è stato rieletto quest’anno a causa dei fallimenti del governo abortito di centro-sinistra di Prodi. Con la sua maggioranza di un solo voto al Senato, una fratturata coalizione di 9 partiti che non poteva mettersi d’accordo su niente di importante, il governo Prodi non era capace di affrontare nessuno dei problemi più importanti del paese, fra cui la protratta crisi dei rifiuti di Napoli. Il risultato è stato che la maggioranza degli italiani è stata contenta di dare a Berlusconi una quantità straordinaria di potere decisionale. Ha immediatamente eliminato le tasse di proprietà sulla prima casa di tutti gli italiani, e la decisione è stata molto popolare. Chiamando l’esercito, ha agito velocemente per togliere la spazzatura dalle strade di Napoli, e ha affermato di aver riportato la città nel mondo occidentale in soli 58 giorni.

La sensazione generale è che l’Italia sia precipitata seriamente verso il basso durante in 14 anni in cui Berlusconi ha dominato la politica italiana. Il capitalismo basato sull’amicizia ha dimostrato di essere inefficiente e anche corrotto. All’inizio degli anni ‘90, il prodotto interno lordo italiano era più alto del 15% circa di quello inglese; ora la sua economia è più debole del 23%. Quando Wall Street ha avuto il tracollo e la corrente crisi finanziaria ha travolto l’Europa, Berlusconi ha esortato i suoi concittadini a non nascondere i loro soldi nel materasso ma a continuare a comprare azioni - ha raccomandato Mediaset, fra le altre - e a spendere. Per dare l’esempio, si è diretto in discoteca, dicendo alla folla presente, secondo il quotidiano La Repubblica, “Se dormo per tre ore, ho ancora abbastanza energia per fare l’amore per altre tre ore”. La catastrofe finanziaria ha solo accresciuto il suo potere, dato che come Presidente del Consiglio avrà senza dubbio il controllo dei soldi pubblici da destinare al salvataggio delle compagnie private.

Persino il sessismo rampante nel comportamento di Berlusconi verso le donne in politica - l’uso delle donne come trofeo politico - non è senza conseguenze economiche. L’Italia ha la percentuale più bassa di donne al lavoro di qualsiasi nazione europea - un serio freno alla crescita economica e alla produttività che serve a spiegare perché il paese è rimasto indietro e si trova in fondo alla lista delle nazioni civilizzate. Un recente studio della Banca d’Italia dimostra che se i livelli di impiego fra le donne italiane fosse lo stesso di quello fra gli uomini il prodotto interno lordo del paese sarebbe del 17% più alto. Altri studi collegano il tasso di nascite dell’Italia, fra i più bassi al mondo, alla asimmetria grandissima fra gli uomini e le donne. E’ probabile che tutto ciò non sarà curato dal tocco reale.

(Articolo originale di Alexander Stille)