sabato 19 dicembre 2009

Italia dall'Estero - Silvio Berlusconi: politica alla puttanesca

Pubblico un articolo del Guardian del 16 dicembre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Silvio Berlusconi: politica alla puttanesca

Editoriale

Se ci fossero due regole d’oro per essere Silvio Berlusconi, queste sarebbero: stare sempre alla ribalta e incolpare gli altri per le proprie disgrazie. E questa settimana è riuscito a seguirle entrambe dopo essere stato colpito sul volto da un uomo che ha una storia di problemi mentali.

Mentre l’Italia si disperava per il secondo giorno cercando di capire se l’attacco era il risultato di ciò che il Presidente del Consiglio aveva denominato un clima d’odio contro di lui, Berlusconi è stato svelto ad approfittare della solidarietà dimostratagli da molti.

Fabrizio Cicchitto, capogruppo del PdL di Berlusconi alla Camera, ha affermato che l’attacco era stato preparato da una “spietata campagna d’odio”. Cicchitto è andato avanti facendo l’elenco di coloro i quali lui ritiene siano i responsabili della campagna: il quotidiano La Repubblica, il settimanale L’Espresso, Marco Travaglio, autore di un libro sui presunti legami di Berlusconi con la mafia, entrambi i partiti d’opposizione ed alcuni magistrati. E’ una bella lista, e accusare un giornalista di avere qualcosa a che fare, direttamente o indirettamente, con un attacco condotto da uno squilibrato, fa parte di quelle tecniche ben collaudate appartenenti a un periodo decisamente più buio della storia europea.

Non soddisfatto dalle calunnie, Berlusconi ha l’intenzione di legislare. Il suo Ministro degli interni ha dichiarato che durante la riunione del Consiglio dei Ministri, prevista per domani, verranno esaminati due nuovi ddl aventi lo scopo di limitare le manifestazioni e i “siti che inneggiano all’odio” su internet.

Invece di cercare dei capri espiatori politici, il 73enne magnate delle comunicazioni si dovrebbe domandare perché 250.000 italiani hanno partecipato al No-B day a Roma i primi di dicembre. Nel resto d’Europa e anche al di fuori di essa, ci sono manifestazioni contro determinate linee politiche o contro i governi.

In Italia, la gente manifesta contro un Presidente del Consiglio non per quello che rappresenta, bensì per quello che lui è. E i motivi sono validi. Abbiamo un uomo coinvolto in scandali a sfondo sessuale che espongono il suo presunto utilizzo di prostitute. Avendo perso l’immunità giudiziaria, deve affrontare due processi per frode, evasione fiscale e corruzione. E di fronte a queste accuse, cerca di dare la colpa ai giornalisti, agli organi di stampa e ai pubblici ministeri i quali insistono nel fare il loro lavoro e rifiutano le sue intimidazioni.

L’attacco che ha ricevuto contro la sua persona è stato feroce e orribile. Ma non ci sono prove che l’attacco sia stato organizzato da altre persone. I gruppi su Facebook nati con lo scopo di elogiare l’assalitore pentito sono di cattivo gusto, ma non giustificano un giro di vite sui siti internet che “incitano la violenza”. E’ una risposta che fa ricordare una repubblica dell’Asia centrale. Al posto di assecondare le buffonate per attirare l’attenzione fatte da Berlusconi durante i vertici come quello del G20 a Londra all’inizio dell’anno, i leader mondiali dovrebbero iniziare a prendere le distanze da un uomo del genere.

(Articolo originale)

martedì 15 dicembre 2009

Italia dall'Estero - Berlusconi colpito in faccia con un modellino del duomo di Milano

Pubblico un articolo del Times del 14 dicembre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Berlusconi colpito in faccia con un modellino del duomo di Milano

Ieri il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi è stato colpito in faccia da un uomo che gli ha scagliato contro una piccola replica del duomo di Milano, rompendogli due denti e obbligandolo a trascorrere la notte in ospedale.

Testimoni hanno riferito che Berlusconi è stato attaccato durante un comizio politico nel centro di Milano mentre stava firmando autografi nella piazza di fronte al Duomo dopo aver terminato un discorso in sostegno della sua coalizione di governo, sempre più divisa ed al centro di continue speculazioni riguardo il proprio futuro.

Subito dopo essere stato colpito, Berlusconi si è accasciato al suolo per venir quindi immediatamente trasportato dagli uomini della sua sicurezza all’ospedale San Raffaele per ricevere le prime cure.

L’uomo accusato di avere attaccato Berlusconi, 73enne, è stato immediatamente arrestato tra gli insulti della folla. Il sospetto, un quarantaduenne di nome Massimo Tartaglia, sembra non avere alcuna affiliazione politica. Come riferito dalla polizia, non ha inoltre precedenti penali e non faceva parte del gruppo di contestatori presenti al raduno. E’ invece stato confermato che era in cura per problemi mentali presso il policlinico di Milano durante i dieci anni precedenti.

Anche l’agenzia giornalistica italiana ANSA ha confermato la notizia secondo la quale il presunto assalitore è stato in cura per dieci anni per problemi mentali, mentre la polizia ha affermato che brandiva una statua in miniatura del Duomo, simbolo della città.

Berlusconi, col volto grondante di sangue, è apparso stordito mentre veniva portato via in macchina alla volta dell’ospedale. Fonti interne all’ospedale hanno poi riferito che le condizioni di Berlusconi non erano serie, avendo riportato la frattura di due denti, ferite al naso, labbra e ad una guancia. Il Presidente del Consiglio sarebbe stato trattenuto in osservazione per la notte. Il Presidente della Repubblica Napolitano ha espresso la propria condanna incondizionata all’attacco, ribadendo i suoi recenti appelli per la fine di una retorica politica violenta.

Durante il discorso di Berlusconi al raduno di Milano, alcuni dimostranti hanno urlato contro di lui “buffone” e “ladro”. Questi ha a sua volta risposto urlando “Vergogna, vergogna” e dicendo: “non sono un mostro come afferma l’opposizione – e non semplicemente perché ho un bell’aspetto”. Ha anche affermato che i sondaggi gli conferivano una popolarità del 63 per cento, nonostante nell’ultimo sondaggio pubblicato la percentuale si ferma in realtà ad un 45 per cento. Berlusconi ha inoltre negato le accuse di legami con la mafia, dicendo che il suo governo ha fatto più di qualsiasi altro per combattere il crimine organizzato; si sta inoltre difendendo da scandali sessuali ed affrontando due processi per presunta corruzione.

La settimana scorsa a Bonn, ad un incontro con i deputati europei del partito conservatore, Berlusconi si è scagliato contro giudici, magistrati e stampa italiani definendoli schierati contro di lui e dicendo di essere “forte e duro” e di “avere le palle”. Ha anche affermato che magistrati, giudici e Corte Costituzionale stavano “sovvertendo la democrazia e la volontà popolare” ostacolando i suoi tentativi di modificare una costituzione ormai “obsoleta”, iniziativa considerata legittima per il fatto di esser stato eletto l’anno scorso con una larga maggioranza.

Gianfranco Fini, l’altro leader del partito al governo, che sta prendendo sempre più le distanze dal Presidente del Consiglio, ha criticato queste osservazioni. Ha affermato infatti che è proprio Berlusconi a sovvertire la democrazia attaccando le istituzioni sulle quali questa si basa, aggiungendo che i Presidenti del Consiglio “non devono attaccare le istituzioni del proprio paese mentre si trovano all’estero”.

L’attacco di domenica è stato descritto da Umberto Bossi, leader della Lega Nord, come “un atto di terrorismo”. Esso giunge in un clima di tensioni politiche crescenti che seguono attacchi ripetuti e sempre più violenti da parte del Presidente del Consiglio verso le istituzioni del paese, incluso il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale, rei di aver ostacolato i suoi tentativi di modificare le leggi per ottenere l’immunità processuale ed evitare le accuse di corruzione.

Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, il principale partito d’opposizione, ha affermato che l’attacco è “inspiegabile e dev’essere fermamente condannato”. Comunque, Antonio Di Pietro, ex magistrato anti-corruzione e leader del partito di centro sinistra Italia dei Valori, ha affermato di essere “contro qualsiasi violenza, ma che è stato Berlusconi stesso ad averla istigata per primo”.

(Articolo originale di Josephine McKenna e Richard Owen)

mercoledì 9 dicembre 2009

Italia dall'Estero - Spatuzza tira in ballo Berlusconi e Dell’Utri negli attentati mafiosi del 1993

Pubblico un articolo di El País del 4 dicembre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Spatuzza tira in ballo Berlusconi e Dell’Utri negli attentati mafiosi del 1993

Il primo ministro e il suo braccio destro, Marcello Dell’Utri, considerano le accuse assurde.

Pochi minuti prima di mezzogiorno, in un un silenzio tombale, è entrato nell’aula bunker del Tribunale di Torino, Gaspare Spatuzza, il boss pentito della mafia siciliana chiamato come testimone nel processo d’appello contro il senatore Marcello Dell’Utri, stretto collaboratore di Silvio Berlusconi dagli anni settanta e condannato in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Spatuzza era protetto da dieci carabinieri e si copriva il viso con una sciarpa azzurra. Si è seduto dietro un tendaggio bianco che lo proteggeva dagli sguardi indiscreti dei più di duecento giornalisti accreditati e del numeroso pubblico ed ha iniziato la sua deposizione dicendo: “Dirò tutta la verità e non nasconderò nulla”.

L’interrogatorio è iniziato in ritardo perché la difesa di Dell’Utri ha cercato di fermare la testimonianza, considerandola ingiustificata. Il tribunale ha rifiutato la richiesta e Spatuzza, 45 anni, collaboratore di giustizia dal marzo 2008 con la benedizione dei suoi capi e l’appoggio spirituale del vescovo dell’Aquila, ha cominciato a raccontare la sua storia.

Con voce sicura, ha riconosciuto che dal 1980 al 2000 aveva fatto parte di una “organizzazione terroristica mafiosa chiamata Cosa Nostra.”; ha ricordato che era parte integrante del clan Graviano ed ha ammesso di essere stato condannato a vari ergastoli per “circa quaranta omicidi, sequestri di persona e attentati”.

Ha spiegato di aver detto “terroristica” perché, all’inizio degli anni novanta, Cosa Nostra aveva realizzato vari attentati con bombe, “cosa che prima non facevamo”. Si è autoaccusato dell’attentato che uccise il giudice Paolo Borsellino, e ha ammesso che la mafia festeggiò quella morte e quella del giudice Falcone nel 1992 “perché erano i nostri principali nemici”.

Il confidente della famiglia di Brancaccio si occupò anche di realizzare gli attentati successivi, nel 1993 e nel 1994, a Roma, Milano e Firenze, che provocarono la morte di dieci persone. Erano, ha detto, attentati anomali: “Quei morti non ci appartenevano: un giorno lo dissi a Giuseppe, che era come mio padre: ‘Abbiamo ammazzato dei bambini come la piccola Nadia’. Mi rispose: abbiamo fatto bene ad ammazzarli, così chi si deve muovere si dà una mossa”.

La chiave della testimonianza arriva in questo momento. Spatuzza ricorda un appuntamento nel 1994 con il suo diretto superiore a Roma: “Incontrai Giuseppe nel bar Doney di Via Veneto, era contento come se avesse vinto alla Lotteria. Ci sedemmo e lui mi disse che dovevamo uccidere alcuni carabinieri per dare il colpo di grazia. Che avevamo ottenuto tutto quello che cercavamo grazie alla serietà delle persone che avevano portato avanti questa storia, e non come quei quattro crasti dei socialisti che avevano preso i voti nel 1988 e nel 1989 e poi ci avevano fatto la guerra” ha riferito.

“Mi fece due nomi, tra questi quello di Berlusconi” ha affermato il pentito. “Gli chiesi se era quello di Canale 5 e lui mi disse di sì, e che c’era anche un nostro compaesano, Dell’Utri. Graviano disse che grazie alla serietà di queste persone tenevamo il paese nelle nostre mani”.

Più avanti Spatuzza ricorda un incontro con Filippo Graviano, altro capo dello stesso clan, nel carcere di Tomezzo, dove il boss sta scontando un ergastolo. “Nel 2004 era molto giù, io gli parlai dei nostri figli, di non fargli fare la nostra stessa vita… Mi disse che avrebbe fatto sapere a suo fratello Giuseppe che se non fosse arrivata una cosa che doveva arrivare, avrei dovuto parlare con i giudici”.

Davanti alla richiesta del giudice Gatto di spiegare “da dove doveva arrivare”, Spatuzza cita nuovamente Berlusconi e Dell’Utri. “Perché ha tardato tanto tempo per parlare di loro?” incalza il giudice. “La mia paura a parlare del primo ministro era ed è tanta. Quando ho iniziato a parlare con i giudici dell’antimafia, Berlusconi era primo ministro, e il ministro della Giustizia era uno (Angelino Alfano) che io ritenevo essere il vice di Dell’Utri”.

Spatuzza iniziò ad allontanarsi da Cosa Nostra nel 1999. “Avevo iniziato un percorso di ravvedimento personale, è stato un cammino bellissimo e doloroso allo stesso tempo”, ha detto. Fu aiutato dal cappellano della prigione e dal vescovo dell’Aquila, monsignor Molinari, che lo confessò “due o tre volte”, secondo quanto ha raccontato.

Probabilmente, una volta convertito alla religione, il pentito voleva veder revocata la scomunica che ricadeva su di lui, dopo l’assassinio del prete siciliano Don Pino Puglisi. “Devo onorare tutti quei morti, tutta quella tragedia. Ho passato molti anni nel male; ora devo fare del bene. È un mio dovere”, ha sostenuto.

Le accuse di Spatuzza sono state definite “assurde”da Silvio Berlusconi. “Sono accuse che si commentano da sole. In Italia non c’è nessuno disposto a credere a queste assurdità”, ha commentato all’uscita dal Consiglio dei Ministri.

Marcello Dell’Utri, che ha parlato con i media presenti nel Tribunale di Torino, ha detto che l’interesse della mafia è “far cadere il Governo che sta lottando contro Cosa Nostra come mai nessuno prima”. “Spatuzza è un pentito della mafia, non dell’antimafia” ha sottolineato.

I giudici vogliono ora verificare l’attendibilità del testimone. Il processo d’appello di Dell’Utri proseguirà a Palermo l’11 dicembre con le dichiarazioni in videoconferenza dei capi Filippo e Giuseppe Graviano.

(Articolo originale di Miguel Mora)