mercoledì 23 febbraio 2011

Italia dall'Estero - Le vicissitudini di un “clown”

Pubblico un articolo di Carta Capital del 18 febbraio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Le vicissitudini di un “clown”

Riflessioni sul processo mosso contro Berlusconi, con una breve divagazione sul caso Battisti

L’Italia di Berlusconi ha fornito a tutto il pianeta uno spettacolo da circo di proporzioni bibliche grazie all’eccellente performance di Silvio, clown incomparabile.

Uno sguardo panoramico sulla Penisola, persino alla luce di un’attualissima analisi, non si riduce tuttavia alla sola figura caricaturale del premier, che si crede un casanova, che narra barzellette triviali, che si rende protagonista di gaffes con ripercussioni urbi et orbi, che è un perfetto interprete del personaggio patologico dell’opportunista innopportuno, dalla personalità puerile e dai comportamenti compulsivi e predatori.

Le caratteristiche forti della democrazia italiana sono state, dall’immediato dopoguerra, la Costituzione solida e longeva, opera di un’Assemblea Costituente ristretta, e la Giustizia indipendente ed efficace, come del resto è stabilito dalla forma di governo.

Questa Giustizia ha condannato il politico più influente degli anni ’80 e dei primi anni ’90, il leader socialista e primo ministro, Bettino Craxi, che alla fine fuggì in Tunisia dove rimase sino alla morte per evitare circa 20 anni di carcere.
È proprio così: in Italia i ricchi e potenti vanno anche in carcere.

È quello che è successo con quelli che furono coinvolti nell’ampia e lunga operazione denominata Mani Pulite. Coinvolse ministri, parlamentari, medi e grandi imprenditori, provocò suicidi e fece implodere la Prima Repubblica e con essa i partiti nati dopo la fine del fascismo, a iniziare dalla Democrazia Cristiana, la prima a restare impantanata nel fango della corruzione.

Adesso questa stessa Giustizia si muove contro Berlusconi e ha fissato al prossimo 6 aprile l’inizio del processo che lo incrimina per concussione e prostituzione di minore. La situazione del premier, che sino ad oggi è riuscito a cavarsela a dispetto delle crescenti vicissitudini politiche, della crisi economica e di tre pendenze giudiziarie ancora in corso, forse questa volta si è compromessa irreparabilmente.

Tempo fa, d’altra parte, si era fatta strada la tesi secondo cui Berlusconi potrebbe, da un certo punto di vista, seguire le orme di Al Capone, il quale finì per essere condannato come evasore, invece che come capo del crimine organizzato.

La Giustizia italiana compie con precisione e competenza il compito che le è stato assegnato all’interno dello Stato Democratico di Diritto. È ciò che ha detto la scorsa settimana un grande scrittore, Umberto Eco, al programma Annozero della Rai, per mostrare la contraddizione di Berlusconi: approva la situazione di Cesare Battisti ma non vuole essere processato, ha detto Eco.

L’autore de Il nome della rosa e di altri libri di successo mondiale ha affermato che negare l’estradizione di Battisti “offende l’Italia e gli Italiani”. E la ragione è semplice e comprensibile: a giudicare dal “no” di Lula, sembra che il Brasile creda ciecamente a un detenuto nel carcere di Papuda, come ad una scrittrice di gialli (che non è Agatha Christie), con le certezze di chi ignora la storia italiana e pretende di stracciare un trattato firmato nel 1998, legge totalmente in vigore in quanto approvata da entrambi i Parlamenti.

Altrimenti detto: il Brasile non crede nella Giustizia italiana e internazionale, nel Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ex comunista doc, e neanche nella sinistra della Penisola, da sempre allineata con il PT [Partido dos Trabalhadores, il partito brasiliano dell’ex presidente Lula, N.D.T.].

Non avrei voluto tornare sul caso Battisti, ma lo scontro in corso tra Berlusconi e la magistratura, che egli accusa di essere “comunista”, mi porta automaticamente ad alcune considerazioni.

Pur nella certezza di tornare a essere messo al muro dalle offese grossolane di chi frequenta internet col fine di esibire non solo la propria codardia, ma anche, e soprattutto, la sua ignoranza. Sembra che Walter Fanganiello abbia già fatto un callo capace di resistere strenuamente alle perfidie che quotidianamente gli vengono vomitate contro.

Mi spaventa soprattutto quel genere di internauti e di molti altri cittadini pronti a confondere un ladruncolo di periferia, ideologizzato in carcere, terrorista e pluriassassino, con i coraggiosi guerriglieri disposti a morire in nome della libertà.

Sono spaventato perché non si concedono mai neanche un frammento di dubbio. Bene, vale la pena segnalare che il dubbio è segno di intelligenza). Ometto i paragoni tra Umberto Eco e Fred Vargas.

(Articolo originale di Mino Carta)

giovedì 17 febbraio 2011

Italia dall'Estero - La legge e Berlusconi

Pubblico un articolo del Guardian del 12 febbraio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

La legge e Berlusconi

Editoriale.

Basta è una parola che si sente molto spesso in Italia, ma mai, pare, in correlazione con il suo Presidente del Consiglio. Per quanto oltraggiose o poco sagge siano state le azioni di Silvio Berlusconi, gli Italiani non hanno mai detto di averne abbastanza, o almeno, in numero sufficiente o con sufficiente convinzione.

La svolta potrebbe esserci stata questa settimana, dopo che la procura di Milano ha presentato la richiesta di processo in relazione alle accuse di sfruttamento della prostituzione. Si aspetta la decisione del giudice a inizio settimana prossima sulla leggittimità della richiesta e, se accordata, Berlusconi potrebbe essere processato già ad aprile.

Apparentemente Berlusconi è già stato messo all’angolo giudiziario tante volte in passato. E’ stato in tribunale così tante volte che il numero esatto è materia di dibattito, ma il rapporto fra lui e la legge in passato è assomigliata a quella fra un’agile volpe e un goffo cacciatore. La fa sempre franca, anche quando viene giudicato colpevole.

Di solito ci riusciva prolungando i tempi processuali fino a decorrenza dei termini di prescrizione. Quando la legge non poteva venirgli in soccorso l’ha cambiata, e di recente ci ha riprovato nuovamente. Il suo controllo delle televisioni, in un paese dove solo il 10% della popolazione compra un giornale, gli ha permesso di seppellire i problemi per la maggior parte del tempo. Anche ora, gli sviluppi della vicenda che in altri paesi sarebbero in cima alle scalette dei telegiornali sono misteriosamente piazzati a metà o addirittura più in basso.

Ma questa volta non gli sarà facile scamparla. La vicenda in questione – il suo presunto pagamento di una diciassettenne per prestazioni sessuali – è avvenuta all’inizio dello scorso anno, troppo presto affinchè il reato cada in prescrizione.

Sarebbe sbagliato pronunciarsi su questa specifica accusa, ma è sempre stato fuori discussione che Berlusconi ha avuto troppo a che fare con troppe giovani donne di un certo tipo. Il movimento del Popolo della Libertà può essere chiamato party [partito in inglese, N.d.T.] in più di un senso. Ciò che è accaduto può essere stato illegale o meno, ma è di certo disgustoso. E’ di certo anche una grande distrazione dagli impegni governativi in un periodo in cui l’Italia versa in grave situazione economica e i problemi sociali domandano una particolare attenzione.

Nel frattempo, gli italiani sembrano essere piombati in uno stato di cinica rassegnazione sia per i difetti del loro leader sia per il degrado della politica. Sebbene la maggioranza delle persone ora pensi che l’onorevole Berlusconi debba dimettersi, lui è ancora al suo posto, sostenendo che la sua reputazione viene infangata e che i magistrati di sinistra lo perseguitano. Afferma che tutto questo danneggia l’Italia, e di certo è vero, ma non nel senso che egli dà alla frase. Adesso, Berlusconi potrà infliggere un danno ancora più grosso al paese forzandolo alle urne sulla questione del chi debba scegliere il comando politico di un paese: gli elettori o la magistratura.

(Articolo originale)

Italia dall'Estero - L’Italia si vergogna del suo imbarazzante governante

Pubblico un articolo del Der Spiegel del 9 febbraio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

L’Italia si vergogna del suo imbarazzante governante

Ora, dunque, concussione e sesso con una minorenne: sul primo ministro italiano Berlusconi incombe una nuova minaccia. E’ scampato a 16 processi, e pure questo non gli creerà grossi problemi. Ma una cosa è cambiata, il suo popolo comincia a vergognarsi di lui.

Milano – Sta diventando sempre più difficile per il goliardico Silvio Berlusconi. Mercoledì la magistratura di Milano ha richiesto per lui il rito immediato. Il giudice incaricato deve decidere nei prossimi giorni se Berlusconi sarà nuovamente processato. Questa volta si tratta di sesso a pagamento con una minorenne e di abuso d’ufficio.

Se Berlusconi venisse giudicato per questo, rischierebbe diversi anni di prigione. Il magnate settantaquattrenne dei media ha definito il provvedimento della magistratura, illegale, “una vergogna”. Sarebbe tutto solo una campagna diffamatoria per cacciare lui e il suo governo in carica. Il suo avvocato parla di “violazione della Costituzione”.

I pubblici ministeri di Milano per contro sostengono di avere prove sufficienti che Berlusconi abbia pagato diverse donne per sesso e tra loro anche la ballerina di night-clubs di origine marocchina “Ruby”, la prima volta ancora diciassettenne. Quest’ultima avrebbe partecipato ad alcune orge in casa di Berlusconi. Quando poi “Ruby” è stata arrestata dalla polizia per furto, Berlusconi in persona avrebbe telefonato e richiesto la sua liberazione. E’ la nipote del presidente egiziano Mubarak, avrebbe spiegato ai poliziotti.

Sia “Ruby” che il potenziale liberatore negano di essere stati intimi. E Berlusconi insiste nel dire che non ha mai pagato una donna per prestazioni sessuali. Come sia andata davvero in casa del Presidente del Consiglio, in cosa le schiere di giovani, belle donne e Berlusconi e i suoi ospiti si siano reciprocamente dilettati durante e dopo le cene, ora dovrà chiarirlo la magistratura.

Un imbarazzante governante

Da tempo è invece chiaro che l’Italia ha un governante oltremodo imbarazzante. I giornali riferiscono ogni giorno i viscidi dettagli degli scandali sessuali, presunti o reali, del Presidente del Consiglio e del suo club di vecchietti e riportano le intercettazioni telefoniche di donne arriviste che, con soddisfazione, parlano liberamente delle pratiche presso la corte del Gran Maestro italiano.

L’uomo possiede o controlla gran parte della televisione pubblica e privata, è signore incontrastato del più grande partito d’Italia, il PdL , ha un patrimonio personale multimiliardario ed ha vinto in modo schiacciante le ultime elezioni. Ma non è più presentabile.

Nonostante il suo grande arsenale di barzellete e gags, da tempo è sgradito a molti dei suoi colleghi nella cerchia dei capi di governo dell’Unione Europea. Anche se nessuno osa dirlo ad alta voce. Perché l’Italia è un grande, importante paese. Sia la cancelliera tedesca, che il presidente francese o il premier inglese, spesso hanno bisogno di Berlusconi per raggiungere i loro obiettivi. E ora si ride sotto ai baffi anche del “bunga-bunga”, il giochino dell’italiano.

Scampato a 16 processi

Berlusconi non è ancora formalmente sotto accusa nè tanto meno condannato. Probabilmente – in un modo o nell’altro – non lo sarà nemmeno. Finora è scampato a 16 processi, le accuse andavano dall’evasione fiscale alla corruzione. Due processi sono ancora in corso. Gli altri si sono conclusi con l’assoluzione, la prescrizione o l’archiviazione.

In qualche occasione la sua maggioranza lo ha aiutato in Parlamento contro l’assalto della magistratura con piccole modifiche delle leggi. Per Berlusconi e i suoi amici tutte le accuse erano sempre state attacchi delle “toghe rosse” politicizzate. Anche ora per lui è tutta “solo spazzatura”.
Ma il numero degl italiani che si dissocia da lui ora pare crescere fortemente. Sabato scorso decine di migliaia di persone si sono riunite a Milano con lo slogan “Basta”, che significava “Berlusconi, dimettiti!”. In molte città si raccolgono le firme per le elezioni anticipate. Domenica prossima le donne organizzano “Se non ora quando?”, una grande manifestazione a Roma. Con questo capo di governo si sono sentite “come in un brutto film degli anni Cinquanta”, si sono lamentati gli organizzatori. Altre proteste, organizzate principalmente da donne – finora le più fedeli telespettatrici delle trasmissioni strappalacrime pomeridiane delle sue TV private e parte più consistente dell’elettorato – che si terranno in oltre cento città d’Italia. Nei forum internet e nei social-networks si diffondono le campagne “basta Berlusconi”.

L’Italia comincia a vergognarsi

Gli italiani hanno perdonato molto a Berlusconi nel corso degli anni. Hanno distolto lo sguardo e finto di non sentire, quando la giustizia formulava le sue accuse. Per la maggior parte è stato il “male minore”. Molti dicevano che lui è ricco abbastanza, non ha bisogno di rubare nelle casse dello stato, come hanno fatto gli altri.

Hanno sorriso compiaciuti degli interventi di chirurgia plastica e dei trapianti di capelli, che fanno sembrare il settantaquattrenne una specie di zombie giovane. “Però se la porta bene la sua età”, hanno detto le sue fans di sesso femminile. E a molti uomini è piaciuto l’atteggiamento berlusconiano da macho. E l’opposizione sempre litigiosa e brontolona che si pone di fronte a tutto questo come fosse glamour.

Ma ora cominciano a vergognarsi. Se nei media inglesi e tedeschi non si parla più male di Berlusconi , ma ci si limita a ridere e ridicolizzare, questo tocca l’anima del popolo. “Bella Figura” vi fa fare il vostro rappresentante. A casa e all’estero.

Questo cambiamento di clima potrebbe essere assai più pericoloso per Berlusconi del suo prossimo processo in tribunale. Anche perché questo potrebbe danneggiarlo molto più rapidamente, dato che i tempi della giustizia in Italia sono molto ma molto più lenti che altrove in Europa.

(Articolo originale di Hans-Jürgen Schlamp)

giovedì 10 febbraio 2011

Italia dall'Estero - Intellettuali famosi chiedono a Berlusconi: “Dimettiti!”

Pubblico un articolo di El País del 5 febbraio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Intellettuali famosi chiedono a Berlusconi: “Dimettiti!”

A Milano migliaia di persone hanno partecipato ad una manifestazione di protesta contro il primo ministro. Eco, Pollini e Saviano canalizzano l’indignazione cittadina. Eco: “Siamo qui per difendere l’onore dell’Italia, non siamo un Paese di prosseneti”.

Il primo esempio articolato della crescente indignazione cittadina contro Silvio Berlusconi si celebra oggi al Palasharp di Milano. Convocati dall’associazione Libertà e Giustizia , intellettuali come Umberto Eco, Roberto Saviano, il pianista Maurizio Pollini, la giornalista Concita De Gregorio o Paul Ginsborg, storico inglese e cittadino italiano, oggi hanno preteso le dimissioni del primo ministro di fronte a circa 9.000 persone che riempivano il palazzetto dello sport e ad altre varie migliaia che hanno seguito l’evento dall’esterno sui megaschermi.

L’intervento più ironico e pungente è stato quello di Umberto Eco. “Sono arrivato qua con molto scetticismo, pensando che, per quanto gridiamo, Berlusconi non si dimetterà mai. Credevamo che avesse in comune con Mubarak solo una nipote, e adesso vediamo che ha anche il vizio di non voler dare le dimissioni. Nemmeno con l’esercito contro”, ha ironizzato.

“Perché non si dimette il nostro capo del Governo? “ ha proseguito Eco tra le risate dei presenti. “Per prima cosa perché se lo facesse, cadrebbe nelle mani dei giudici. E secondo, perché ha dei deputati disposti a tutto, che non hanno ancora raggiunto i requisiti sufficienti ad ottenere la pensione, o non hanno ricevuto abbastanza bigiotteria. È ben appoggiato. Cosa stiamo facendo qui, allora? Siamo venuti a difendere l’onore dell’Italia”, ha continuato tra gli applausi.

“Siamo venuti qua per ricordare al mondo che non siamo un Paese di prosseneti, che non tutti faremmo lo stesso se avessimo i soldi, che non siamo come quei padri che incoraggiano le figlie ad andare alle feste per vedere che succede. Forse siamo una minoranza, ma non importa. Durante il fascismo solo 11 professori universitari non giurarono fedeltà al Duce. Ma costoro salvarono l’onore dell’Italia”.

L’autore de Il nome della rosa ha anche spiegato che è stanco di ricevere rimproveri quando va all’estero. “Qualche mese fa ricevevo sorrisi di solidarietà, adesso mi guardano male e mi dicono ‘ma voi, perché non dite niente?’. Sono indignato. Non sanno che qui lottiamo. Oggi qui ci sono dei giornalisti stranieri. Finalmente vedranno che ci sono italiani che dicono no, che sono diversi dai loro fratelli peggiori. Ora si tratta solo di far crescere il numero di quelli disposti a scendere ogni giorno in strada e dire no. Noi, no. E non perché siamo di quelli che vanno a letto presto. Io vado a letto tardi perché leggo Kant”.

Gustavo Zagregelsky, ex giudice della Corte Costituzionale, ha aperto la manifestazione leggendo il manifesto Le notti di Arcore e la notte italiana, che spiega le richieste della mobilitazione. “Gli italiani vogliono legalità, non connivenza; vogliono sicurezza, non protezione; vogliono essere cittadini, non clienti. Non ne possono più di questa situazione. Non vogliono dover andarsene dal Paese per non essere umiliati”.

Quando sul palco si è presentato Roberto Saviano, il momento è stato emozionante. Il palazzetto l’ha accolto in piedi gridando “Roberto, Roberto”. Il trentenne autore di Gomorra ha ricordato che “la democrazia italiana è ostaggio della compravendita di voti che avviene al sud del Paese, dove un voto costa 50 euro, o 15 quando si tratta di primarie”.

Lo scrittore ha aggiunto che è necessario “parlare all’altra parte del Paese”, quella che ancora appoggia il primo ministro, “per evitare la logica della divisione, e trovare punti in comune senza stare a discutere su chi sia il più puro. Bisogna ritrovare l’unità del Paese. Sporcarsi le mani, impegnarsi, rischiare. Resistere come fecero Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e altri che lottarono contro la parte dello Stato criminale per difendere i valori costituzionali”.

Saviano ha ricordato che la democrazia italiana non somiglia ai totalitarismi classici, però ha aggiunto che “chi critica il Governo sa che va incontro all’intimidazione e alla delegittimazione della macchina del fango. Chi ha usato per anni l’estorsione del pettegolezzo per controllare i propri rivali politici non si sente minacciato da nessuna rivelazione. Vogliono instaurare l’idea che siamo tutti uguali, ma non è vero; non siamo tutti uguali, non facciamo tutti le stesse cose. Quando siamo tutti uguali vince il più “furbo” (in Italiano nel testo, NdT), il più scaltro”.

Il pianista Maurizio Pollini ha ricordato che da molti anni “soffre perché l’Italia ha avuto un Governo indegno”. Ora si intravede un cambiamento, un futuro diverso, ma incerto, ha avvertito: “Anche se il nostro sogno si può realizzare, è possibile che ci sia un nuovo plebiscito ancora più pericoloso per la nostra democrazia. Abbiamo sofferto a lungo per la cecità, l’apatia, l’indifferenza e la stupidità che ci circondano, Ci hanno raccontato una bugia dopo l’altra. È necessario che la gente reagisca. Ma ci sono cose ben più gravi delle feste: il presidente ha creato attorno a sé un’enorme rete di corruzione”.

Pollini ha toccato un altro tema spinoso: “La mafia ha sempre appoggiato Forza Italia”, ha ricordato. “Amici del presidente sono stati condannati per connivenza con la mafia. È possibile che la mafia si sia innamorata del presidente e che sia un amore infelice. Ma non mi sembra che questo governo possa lottare contro la mafia tanto quanto ce ne sarebbe bisogno”. Pollini ha citato anche le rappresaglie contro i giornalisti.

Susanna Camusso, leader del più importante sindacato, la CGIL, ha fatto un ulteriore passo in avanti nella critica al capo del Governo. “Quando diciamo che Berlusconi deve dimettersi per un Paese più giusto, non pensiamo solo alla magistratura ma anche alla giustizia sociale. Il suo obiettivo costante è dividere: i lavoratori, gli studenti, gli italiani e gli stranieri, i giovani e i loro padri”.

L’Italia ha bisogno di parole d’altri tempi, ha aggiunto la sindacalista, che indossava una sciarpa bianca in segno di lutto per la democrazia e la libertà: “Diritti, responsabilità, doveri, rispetto, persone, e non corpi separati dalla mente. Abbiamo bisogno di un linguaggio comprensibile. Dobbiamo parlare di Berlusconi, non delle ragazze di 18 anni. Non si può parlare di ‘velinismo’ per tacere sulle responsabilità e sul rischio di ricatto al quale è sottoposto il presidente. Questo Paese ha un problema serio con la sessualità. Molti uomini ce l’hanno. E non è una barzelletta. Noi donne ormai non siamo più persone ma merci”.

Paul Ginsburg, autore del libro Salviamo l’Italia, e che due anni fa ha ottenuto la cittadinanza italiana, ha esortato per telefono gli italiani a ribellarsi contro “il regime”, a recuperare la democrazia e a ritrovare un nuovo rapporto tra pubblico e privato: “Berlusconi ci ha invitati tutti a essere predatori del pubblico. Adesso dobbiamo recuperare il pubblico”, ha detto.

Con un video, l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha chiesto ai cittadini di non arrendersi, ha richiesto “libertà e dignità” e ha ricordato che la prima premessa di una “democrazia è l’indipendenza del potere giudiziario”. “Berlusconi ha il dovere di difendersi davanti alla magistratura prima di tutto per rispettare i principi costituzionali”.

(Articolo originale di Miguel Mora)

martedì 8 febbraio 2011

Italia dall'Estero - Rubygate: Berlusconi Urbi et Orgie

Pubblico un articolo de L'express del 26 gennaio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Rubygate: Berlusconi Urbi et Orgie

Le scappatelle del presidente del Consiglio fanno notizia all’estero. Il Vaticano si indigna, ma la società italiana, lei, non si scompone.

Anche il Papa, la settimana scorsa, ha dovuto abbassarsi a parlarne. Il suo portavoce, cardinale Bertone, in genere molto cauto, si è detto preoccupato per le “vicende italiane”, cioè le avventure sessuali di Silvio Berlusconi che riempiono i giornali della penisola e divertono tutto il mondo. Il Vaticano, quindi, richiama alla “moralità” colui che viene presentato ormai solo come un satrapo di una casa d’appuntamenti, e lo invita a “riscoprire le sue radici spirituali”. Sarà lunga.

Era ormai da un paio di mesi che non si sentiva più parlare dei festini del cavaliere. L’ultima era stata la vicenda del “collier di diamanti” regalato a Noemi per i suoi 18 anni. Ma poi, ci sono state Patrizia, Arisleida, Barbara, Eleonora, Concetta…
Solo nomi femminili, e reggiseni da maggiorate. Una schiera di seduttrici che, secondo la procura, non vedono l’ora di arrivare, alloggiate nelle residenze di Milano 2, quartiere costruito dal Cavaliere e “assoldate” da due suoi fedelissimi, per essere affidate a Nicole Minetti, la sua igienista dentale promossa consigliere regionale della Lombardia.
Tutte queste belle ragazze, che venivano chiamate, “Amore” o “Tesorino”, ancheggiavano tutte profumate, in mutandine o divisa da infermiera, davanti al “Sultano” ed ai suoi invitati, prima di rendergli onore e di ricevere, in cambio del disturbo, una busta piena di banconote da 500 euro.

E arrivò Ruby, alias Karima el-Mahroug

Fan del calcio, Berlusconi lo era anche di Ruby. Ed è lei, in realtà Karima el-Mahroug, che l’ha screditato, rivelando quelle serate “bunga-bunga” (olé-olé) nella villa di Arcore regno del piacere presidenziale. Aveva meno di 18 anni al momento dei fatti, anche se ne dimostrava di più, da qui le accuse, del tutto nuove per un presidente del Consiglio, di “prostituzione minorile”.
Per far sì che quei guastafeste della polizia la rilasciassero, Berlusconi aveva inizialmente spiegato loro, che si trattava della “nipote di Mubarak”, il presidente egiziano. “Si, ed io sono la regina Nefertiti”, ha ribattuto ironicamente una p.m. di Milano. La battuta non sarebbe che l’ennesimo episodio di avventure a metà strada tra il Satyricon su megaschermo ed un film di second’ordine se ne esistessero oggi, alla procura, 389 pagine di atti ed intercettazioni telefoniche vietate ai minori di 16 anni.

Al centro di tutte queste finezze, una giovane partecipante riferisce, in uno sprazzo di lucidità, un interrogativo che tutti si pongono: a forza di passare le sue notti “a toccare il culo alle ragazze davanti a tutti, mi chiedo come faccia il giorno dopo a lavorare”.
L’Europa è sbalordita, il debito pubblico italiano ha raggiunto il 118% del PIL, i giovani sono disperati e Silvio ama le donne. Almeno con lui, non ci si annoia mai nel grande cabaret che governa l’Italia da 15 anni, mescolando con noncuranza l’esibizione del privato e la bassa concezione della donna e della politica, entrambe comprabili.

Ragazze incoraggiate dai loro genitori

“Il potere è l’afrodisiaco supremo”, scriveva Henry Kissinger. Il cavaliere, uomo che si è fatto da sè, allampadato, seduto sul trono soffice fatto di sogni ed illusioni, ha saputo farne uso con talento. E si scopre oggi che i genitori delle signorine di Arcore non erano gli ultimi ad incoraggiare la propria prole a far parte dello squadrone volante: “Una marea di ragazze ti è passata davanti … ma svegliati !”, ha detto al telefono il padre di una di loro.
Duemila italiane, indignate, hanno firmato una petizione per spiegare a Berlusconi, che grida al complotto, che tutte le donne del paese non sono delle puttane. A parte ciò, il “sexgate” non cambia nulla, per il momento, per quanto riguarda il voto. Secondo un recente sondaggio, la metà del paese (49%) pensa che il presidente debba dare le dimissioni, l’altra metà (il 45%), no. Perchè?

(Articolo originale di Delphine Saubaber)

Italia dall'Estero - Naufraghi della cultura

Pubblico un articolo de El Periódico de Catalunya del 30 gennaio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Naufraghi della cultura

Vivere di arte in Italia è sempre più difficile. Impotenti davanti a una situazione che li surclassa, molti artisti angustiati dal clima che si respira, si stabiliscono a Barcellona. Sono molto pessimisti riguardo al futuro

In Italia a Sergio Sivori non mancava il lavoro né la popolarità. Dopo aver calcato per anni i palcoscenici teatrali di Roma, all’inizio del 2010 aveva raccolto il suo ultimo successo come protagonista in una serie televisiva trasmessa dalla RAI. Fino a che a giugno dell’anno scorso, qualcosa si ruppe. “Mia moglie ed io ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: ‘Questo paese non fà più per noi’. Abbiamo messo le nostre cose in un furgone e siamo venuti a vivere a Barcellona”. Sono sempre di più i rappresentanti italiani della cultura che decidono di lasciare il paese per stabilirsi a Barcellona. E le ragioni puntano nella stessa direzione. “Me ne sono andato perché in Italia non ci sono più le condizioni minime per lavorare. E non solo quelle economiche”, afferma Sivori.

“Si considera la cultura come qualcosa di superfluo, su cui si possono fare tagli in tempi di crisi”. Di fatto lo scorso ottobre il ministro dell’Economia, quando ha dovuto giustificare i tagli, affermò che “la cultura non dà da mangiare”. Una simile affermazione provocò da parte di Andrea Camilleri, la redazione di una ironica lista di motivazioni che dimostrano invece che dà da mangiare. “La nostra classe politica ha un concetto della cultura più vicino a quello dell’animazione turistica”, aggiunge Sivori che ha già cominciato ad organizzare laboratori di teatro preso la UAB (Universitat Autònoma de Barcelona N.d.T.), e in un paio di mesi aprirà il suo teatro in Gràcia, Laboratorium. “Ho nostalgia del futuro dell’Italia, perché so che non ne avrà per tanto e perché non lo vedrò”, confessa. Ad altri, come il fumettista Claudio Stassi (autore dell’illustrazione di questa pagina), preoccupa la mancanza di reazione dei suoi connazionali: “gli Italiani stanno dormendo. Non si indignano. Non vedono quello che sta succedendo”.

Ambiente irrespirabile

Claudio Colombara, un affermato cantante lirico che si è stabilito nell’Eixample, aggiunge: “A Barcellona, nonostante la crisi, si respira un’aria più pulita. In Italia l’ambiente politico e culturale è orribile. Tutti quelli che possono, come nel mio caso, decidono di andarsene”. Nel 2011 l’Italia ha destinato 307 milioni di euro alla Cultura, mentre in Spagna l’investimento è di 1051 milioni e in Francia di 7500. “Senza appelli, i teatri dovranno chiudere e una tradizione culturale come quella dell’opera, che nacque in Italia, andrà persa. È un peccato perché senza cultura non c’è futuro”, afferma questo bolognese, catalano di adozione, che in questi giorni interpreta Anna Bolena di Donizzetti al Liceu.

La sua collega Fiorenza Cedolins originaria del Friuli e residente a Sitges va oltre: “Nel mio paese esiste una fuga culturale reale perché la gente che cerca di aprirsi uno spiraglio nel mondo dell’arte non ha futuro. In Italia la cultura è caduta nel dimenticatoio”. Ci sono tagli ovunque, ammette, solo che nella patria di Michelangelo la situazione è più drammatica perché “esiste l’idea generalizzata secondo cui la cultura e i valori che trasmette, non sono indispensabili”. Il crollo a novembre della casa dei Gadiatori, nell’antica Pompei, evidenzia la scarsa considerazione per il patrimonio culturale italiano.

“Mi irrita il fatto che il potere politico abbia distrutto il vivaio dove gli artisti possano crescere”, afferma Giuliano Belotti, musicista, compositore e collaboratore del Conservatori Superior del Liceu. “Non si è fatto niente per l’educazione musicale”. Una preoccupazione condivisa dal direttore di orchestra Daniel Barenboim che a dicembre, durante l’inaugurazione della stagione alla Scala, aveva espresso il suo disappunto per i tagli affermando che la cultura non è solo estetica, ma anche etica.

“Dimmi il nome di un solo scrittore o regista italiano che negli ultimi venti anni si sia distinto”, domanda un rassegnato Belotti. “Ci sono registi come Visconti o Pasolini, ma probabilmente se ne sono andati dall’Italia e lavorano in altri paesi”, sottolinea Massimiliano Vana, giovane documentarista che ha realizzato la sua casa di produzione a Barcellona. “Io me ne sono andato per istinto di sopravvivenza. Qui in cambio mi sono sentito valorizzato perchè questa è una città sensibile alla creatività, all’arte”. Come quasi tutti, neanche Vana ha intenzione di tornare al proprio paese “la rivoluzione non la può fare uno solo. E tornare significherebbe rinunciare al senso della giustizia, al diritto ad indignarsi. In Italia hanno comprato perfino l’indignazione”.

(Articolo originale di Marta Cervera e Angelo Attanasio)

venerdì 4 febbraio 2011

Italia dall'Estero - Maschere

Pubblico un articolo di El País del 31 gennaio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Maschere

“L’Italia è un Paese ridicolo e sinistro”. Nel settembre 1975, quando i sociologi la consideravano il laboratorio politico d’Europa e le forze progressiste, anche quelle spagnole, vedevano la sua società civile come un modello da imitare, Pier Paolo Pasolini scrisse queste parole. “I suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue. Ma i cittadini italiani non sono da meno”. Pasolini, considerato dai suoi compatrioti, persino in alcuni ambienti di sinistra, un intellettuale sgradevole a causa del pessimismo scarno delle sue opinioni, indicava due colpevoli: la scuola e la televisione, complici nell’aver trasmesso un’ideologia di edonismo carente di valori umani e umanisti.

35 anni dopo, Berlusconi incarna la visione pasoliniana della realtà con tanta maestria, come se stesse interpretando il ruolo principale nell’opera postuma dell’artista. I capelli tinti ed il viso coperto di trucco, le sue disperate ostentazioni giovanili di seduttore senile battono ogni giorno i suoi record di indecenza, senza che molti dei suoi concittadini trovino motivi per smettere di celebrare le sue pagliacciate.

Non voglio essere sgradevole, ma Berlusconi mi sembra più sinistro che ridicolo. Per provare che i sociologi degli anni settanta avevano ragione quando avvertivano che la società italiana anticipava l’evoluzione del resto del continente, basta contemplare le maschere della principessa del popolo e la sua corte di enormità. Sotto c’è una faccia brutta e volgare che nessuno vuol vedere. È la magia della televisione. Quando la triviale rappresentazione del cannibalismo smetterà di essere un ameno passatempo da godersi in famiglia, allora forse le sue stelle si saranno trasferite nei seggi del Governo e ci sarà qualcuno che dirà che è pura democrazia. Conviene prepararsi al peggio, leggete Pasolini.

(Articolo originale di Almudena Grandes)

giovedì 3 febbraio 2011

Italia dall'Estero - Il festaiolo

Pubblico un articolo dell'Economist del 20 gennaio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il festaiolo

CETTO LA QUALUNQUE è un irrimediabilmente corrotto e volgare imprenditore della Calabria, la punta d’Italia oppressa dai mafiosi. E’ appena tornato da un periodo di latitanza per candidarsi a sindaco della sua cittadina nativa, Marina di Sopra, afflitta dai proiettili e sinistramente gemellata con Weimar. A differenza di Martin Luther King, sostiene “ho un sogno… ma mi piace o pilu” [termine dialettale per indicare il sesso femminile]. Il Signor La Qualunque, personaggio centrale del nuovo film”Qualunquemente” è una invenzione . Ma questa settimana, improvvisamente, è sembrato terribilmente reale.

Il 17 gennaio scorso la procura di Milano ha presentato al Parlamento un dossier su dichiarazioni, relazioni e trascrizioni delle intercettazioni che hanno dipinto uno scenario tanto eccezionalmente squallido come lo è solo nelle tanto pubblicizzate commedie. Non mancano le orge organizzate presso la casa del Presidente del Consiglio Italiano Silvio Berlusconi, che vedono coinvolte più di 20 donne seminude, e una sala per le sessioni note ai partecipanti come “Bunga Bunga”, attrezzata per la lap dance, con un guardaroba completo di divise striminizite da infermiere e poliziotte.

Il fascicolo riassume un’ inchiesta che rappresenta forse la minaccia finora più grande per Berlusconi e il suo governo conservatore, in carica da tre anni. Il 14 gennaio il Presidente del Consiglio ha appreso di essere stato messo formalmente sotto inchiesta, sospettato di due reati: di aver pagato in cambio di sesso con una prostituta minorenne nonché abuso di potere, per aver cercato di nascondere la vicenda. La presunta prostituta è Karima el-Mahroug (nota come Ruby), in fuga dal Marocco. Secondo il dossier, inviato a Roma perché gli investigatori hanno bisogno del consenso parlamentare per svolgere ricerche cruciali d’ufficio, la sig.ra el-Mahroug è stata ospite della villa di Berlusconi vicino Milano otto volte nel 2010. Quando lo scorso maggio fu condotta in una stazione di polizia con l’accusa di furto, venne consegnata ad un socio del Presidente del Consiglio, a seguito di una chiamata dal suo ufficio. Gli investigatori credono di avere abbastanza prove per accusare Berlusconi, senza udienza pre-processuale. Poteva anche essere sul banco degli imputati da maggio.

La soluzione a questa crisi che si potrebbe suggerire nella maggior parte degli altri paesi è stata categoricamente esclusa dal Presidente del Consiglio il 18 gennaio. “Rassegnare le dimissioni?”, ha chiesto i giornalisti, “siete matti?” Ancora una volta sembra determinato a non affrontare le critiche che avrebbero convinto personaggi pubblici più normali al ritiro, magari in un monastero. Questo è il settimo scandalo sessuale in cui è stato coinvolto personalmente Berlusconi. Ma, come dimostrato dai precedenti, i meccanismi che guidano i politici altrove in realtà non si applicano in Italia, o almeno non per Berlusconi.

La maggior parte dei leader politici degli altri paesi sono convinti, dai loro stessi seguaci e “per il bene del partito” ad andarsene prima che tutte le accuse arrivino in tribunale. Ma da quando, nel 2005, una legge elettorale introdotta dal precedente governo Berlusconi, ha reso i parlamentari italiani interamente dipendenti per la rielezione dal loro leader, che decide dove collocare i candidati delle liste di partito, questo tipo di ribellioni sono quasi impossibili da organizzare. Ciò è particolarmente vero nel Popolo della Libertà (PdL), movimento fondato dal Presidente del Consiglio, molti dei cui deputati devono la loro carriera politica a Berlusconi.

Dopo essere sopravvissuto, lo scorso anno, a due mozioni di sfiducia da parte dell’opposizione, la vulnerabilità principale del premier sembra più dovuta alla diserzione degli alleati della Lega Nord nel PdL. Finora sono rimasti leali, anche se una parte della missione originaria della Lega era ripulire la vita pubblica. Ma il governo è ormai così frenato dal poter garantire le riforme fiscali che il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, le reclamizza come prezzo del continuo supporto. A meno che non ritiri il sostegno, l’unica via che potrebbe rovesciare il Presidente del Consiglio sembra essere quella dei tribunali. E questo è un percorso potenzialmente tortuoso, scandito da uscite laterali dalle quali Berlusconi potrebbe di nuovo fuggire facilmente.

Per cominciare, i suoi avvocati sostengono che la Procura di Milano non ha diritto di indagare su fatti contestati, poiché la villa di Berlusconi è al di fuori dei confini giurisdizionali della città (così come la casa del funzionario di polizia che rispose alla telefonata dal suo ufficio e portò alla liberazione della sig.ra el-Mahroug’s). Hanno anche notato che l’onorevole Berlusconi e la sua giovane amica hanno entrambi negato di avere avuto sesso e dicono che non c’è una prova inconfutabile che mostri il contrario, per non parlare dell’eventuale pagamento. I resoconti sulle sessioni di “Bunga Bunga” includono molte presunte oscenità, ma non si parla concretamente di sesso.

L’accusa che il Presidente del Consiglio abbia abusato del suo potere può essere più facile da dimostrare e comporta un massimo della pena più pesante (12 anni contro tre per aver fatto sesso con una giovane prostituta). Ma gli avvocati di Berlusconi potrebbero ribattere che una accusa del genere richiederebbe la sentenza di un tribunale speciale e l’approvazione della Camera dei Deputati.

Restano due grossi questioni dovuti a questa situazione incerta. Uno è che il governo, che non ha potuto fare molto negli ultimi due anni a causa del suo leader più volte distratto dai problemi che egli stesso ha creato, resterà inerte per i mesi a venire, incurante dei problemi economici dell’Italia. Il secondo rischio, forse maggiore, che è stato suggerito da Berlusconi questa settimana, è che egli potrebbe chiedere un nuovo mandato per annientare l’indipendenza del potere giudiziario in un’elezione che potrebbe minacciare le fondamenta, vecchie di 150 anni, del suo paese. Povera Italia.

(Articolo originale)

Italia dall'Estero - Sempre Berlusconi

Pubblico un articolo di El País del 16 gennaio 2011 (traduzione da Italia dall'Estero):

Sempre Berlusconi

La Corte Costituzionale limita gli eccessi del Cavaliere, mentre la politica italiana continua a degradarsi

La Corte Costituzionale italiana ha invalidato in parte la “legge sul legittimo impedimento”, uno degli ultimi stratagemmi giuridici con i quali Silvio Berlusconi ha cercato di sottrarsi alla giustizia. La sentenza della Corte Costituzionale unisce il rifiuto di alcune disposizioni con l’interpretazione di altre, sebbene sempre al fine di limitare il potere dell’Esecutivo. Il Primo ministro non potrà autoconcedersi periodi di immunità di sei mesi rinnovabili. E saranno i giudici a determinare se gli impegni del capo del Governo costituiscano un plausibile motivo per modificare le date delle udienze.

In vista della sentenza sul Legittimo Impedimento, si conferma che le affermazioni più scandalose possono diventare la norma nell’Italia di Berlusconi, quindi il ruolo della Corte Costituzionale si limita a ricordare l’ovvio. Ciononostante, lo Stato di diritto non è uscito indenne dagli attacchi che ha subito da quando sono cominciati i problemi del premier con la giustizia. A Berlusconi non è bastato ostacolare il funzionamento delle istituzioni, ma ha cercato di snaturarle attraverso leggi che vanno oltre l’equilibrio dei poteri. Con una sfumatura decisiva: che la preponderanza concessa all’Esecutivo vuole esimerlo dalle responsabilità penali in cui è incorso in passato per problemi non correlati alla gestione del governo, non facilitarne le azioni future.

Soltanto un giorno dopo la sentenza costituzionale sul legittimo impedimento è esploso il, finora, ultimo scandalo del primo ministro per i suoi rapporti con prostitute. La procura di Milano ha annunciato l’apertura di una nuova inchiesta contro Berlusconi, che questa volta è accusato di prostituzione minorile e di abuso di potere per il caso della giovane marocchina fuggita da un centro di accoglienza minorile e pagata per partecipare a varie feste organizzate a Villa Certosa, in una delle quali sarebbe stato presente Vladimir Putin. Berlusconi avrebbe interceduto per la giovane davanti alla polizia, presentandola falsamente come una parente del presidente egiziano Hosni Mubarak.
Il degrado della vita politica italiana è arrivato a tali estremi che né i risvolti giudiziari né gli scandali sembrano minacciare la continuità del primo ministro, mentre il resto del mondo osserva con stupore.

(Articolo originale)