lunedì 29 dicembre 2008

Carta canta - All'insegna dell'ottimismo

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 29 dicembre 2008:

All'insegna dell'ottimismo

"Bisognerà intervenire sulla Rai al più presto, basta con questi programmi che diffondono pessimismo sulla crisi finanziaria".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, 21 dicembre 2008)

"Il 2009 sarà un anno terribile".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, 26 dicembre 2008).

giovedì 25 dicembre 2008

Auguri!

Auguro a tutti un buon Natale.
Vorrei anche augurare un buon nuovo anno, un 2009 nuovo. Il vento speriamo che cambi, la crisi qui in Italia si fa sentire ma è chiusa dai media nazionali in una campana di vetro. Loro sperano che non esca, ma purtroppo per loro la campana è incrinata e saranno loro a dover rendersi conto che dovranno fronteggiare tutti gli italiani.
Comunque, ancora tanti auguri. Perché a Natale bisogna esser buoni.

lunedì 22 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Il centro sinistra italiano indebolito da divisioni e corruzione

Pubblico un articolo di Le Monde del 17 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il centro sinistra italiano indebolito da divisioni e corruzione

Una sconfitta e molto di più. L’elezione (parziale) regionale in Abruzzo vinta dalla destra, lunedì 15 dicembre, illustra tutti i mali sui quali il Partito Democratico (PD, centro sinistra) si concentrerà, venerdì 19 dicembre, durante una riunione della dirigenza del partito: la guerra dei capi, la scelta della linea politica e delle alleanze e la questione morale.
Organizzata in seguito alle dimissioni del presidente della regione, Ottaviano del Turco (PD), coinvolto in un’inchiesta di tangenti, questo scrutinio segna un crollo del PD (20% dei voti contro il 38% alle legislative di aprile) a beneficio del suo alleato, L’Italia dei Valori (IdV), diretto dall’ex giudice anti-corruzione Antonio Di Pietro, che raccoglie il 14% dei suffragi.
Martedì, all’indomani del voto, si sono levate le prime voci di richiesta di un cambiamento d’alleanza. Dopo la sua fondazione, nell’ottobre 2007, il partito è diviso tra i sostenitori di un accordo con il centro, favorevoli a un dialogo con Silvio Berlsconi, e i promotori di un’intesa con l’ex giudice dell’operazione “mani pulite”, il quale ostenta un anti-berlusconismo continuo. Puntando sul fatto che la “vocazione maggioritaria” del PD sarebbe sufficiente per attirare gli uni e gli altri, Walter Veltroni, il segretario generale, non ha mai deciso tra le due opzioni.
A questa divisione si aggiunge quella tra Veltroni e Massimo d’Alema. Rivali, incrociano continuamente i loro destini garantendosi reciproca amicizia, ma la scelta dei candidati alle elezioni locali, secondo la modalità delle primarie, è l’occasione per i due di creare degli schieramenti.
Nel frattempo, la linea ideologica tentenna. Riformista, Veltroni esita tra un “dialogo” con il centro destra, rifiutatogli da Berlusconi fin tanto che è alleato con Di Pietro, ed un’opposizione brutale al Cavaliere, che egli tratta da “Putin” italiano. Il congresso, che permetterebbe di decidere sulla questione, è previsto solo nell’autunno 2009.
Intanto, le elezioni europee mostreranno altre fratture congenite del PD. Gli eurodeputati del centro sinistra sono distribuiti in due gruppi. Alcuni altri al gruppo socialista. Spiegazione: all’inizio di dicembre, Francesco Rutelli ha assistito a Bruxelles al congresso del Partito Democratico Europeo (PDE), mentre D’Alema si trovava, poco prima, in Messico, al congresso dell’Internazionale socialista.
aderiscono all’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa,

“FONDARE UNA VERA UNITÀ”

Resta la “questione morale”. Alcune inchieste giudiziarie gettano sospetti di corruzione su diversi deputati del PD, sotto l’occhio beffardo della destra. Coinvolto in alcune indagini, il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, si è incatenato di fronte alla sede romana del quotidiano La Repubblica per protestare contro una “campagna giornalistica [ai suoi danni, N.d.T.])”.
A Napoli, la pressione aumenta sul sindaco, Rosa Russo Iervolino, dopo il suicidio in circostanze misteriose di uno dei suoi assessori. Diversi assessori sono stati arrestati mercoledì mattina in seguito ad una vicenda di appalti truccati. Il presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, deve inoltre rispondere dei sospetti che vertono su di lui.
Infine, da lunedì, Luciano D’Alfonso, sindaco di Pescara (Abruzzo), si trova agli arresti domiciliari, accusato di aver ricevuto tangenti. Incapace di farli dimettere, Veltroni ha promesso di essere più scrupoloso in futuro nella scelta dei candidati del PD.
Nonostante queste difficoltà, le persone vicine all’ex sindaco di Roma respingono l’ipotesi di una spaccatura del partito. “Non ci saranno conseguenze”, assicurano. Una cinquantina di deputati hanno lanciato, il 6 dicembre, un appello a “fondare una vera unità nella limpidezza delle posizioni”. Un obiettivo che sembra ben lontano.

(Articolo originale di Philippe Ridet)

venerdì 19 dicembre 2008

Italia dall'Estero - La già debole sinistra italiana è ora colpita dallo scandalo

Pubblico un articolo della Reuters del 17 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

La già debole sinistra italiana è ora colpita dallo scandalo

La già debole opposizione italiana al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha accusato un altro colpo Mercoledì quando la più grande città da essa amministrata, Napoli, è stata colpita da uno scandalo di corruzione.

La polizia ha messo agli arresti domiciliari alcuni consiglieri comunali che lavorano assieme al sindaco di centrosinistra Rosa Russo Iervolino per quello che gli inquirenti hanno definito “un sistematico saccheggio delle risorse pubbliche”.

Questo è l’ultimo scandalo che ha colpito il Partito Democratico (PD), che sta traballando sotto il peso di indagini per concussione in tutto il paese, invece di approfittare della crisi economica per sfidare il governo.

“La situazione è piuttosto seria per il Partito Democratico”, commenta l’analista politico Franco Pavoncello, aggiungendo che il PD sembra “sciogliersi” sotto la luce degli scandali.

Gli elettori si sono rivoltati contro il PD questa settimana durante l’elezione per sostituire il Presidente della Regione di centrosinistra della regione Abruzzo nel centro Italia, il quale era stato arrestato a proposito di un presunto sistema di mazzette (kickbacks è proprio mazzette e non tangenti) nel sistema sanitario.

Il sindaco di Pescara, sempre in Abruzzo, è stato arrestato lunedì nel corso di un’indagine per concussione assieme ad alcuni importanti esponenti del suo partito.

Il centrodestra di Berlusconi, che ha vinto le elezioni in Abruzzo, la chiama gioiosamente una nuova “Tangentopoli” – un riferimento agli scandali di corruzione che hanno portato a una pulizia della politica italiana con i processi di “Mani Pulite” nei primi anni ’90.

“Non so se si può parlare di Tangentopoli. Di certo è preoccupante,” ha riconosciuto il dirigente del PD ed ex Presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante. “Penso che nella riunione del partito di Venerdì si dovrà discutere di questo tema”.

MANO LIBERA

Gli scandali danno a Berlusconi, tre volte Presidente del Consiglio che ha affrontato spesso casi di concussione durante la sua carriera politica, quasi la mano libera per portare avanti il suo programma di riforme in Parlamento, compresa la revisione del sistema giudiziario.

Ma il vero vincitore potrebbe essere l’acerrimo nemico di Berlusconi: Antonio di Pietro, il PM di “Mani Pulite” assieme al suo partito, che ha raccolto attratto gli elettori delusi del PD in Abruzzo e altrove.

Gli arresti a Napoli, in cui si è verificata una crisi per i rifiuti all’inizio di quest’anno che ha visto la spazzatura ammassarsi nelle vie della città, riguardano contratti pubblici multimilionari.

La Iervolino, che come molti nel PD era solita proclamare l’alto livello morale della politica italiana, non è stata accusata di reati ma ha lasciato aperta la porta per possibili dimissioni.

“Ripeto quello che ho sempre detto: le mie mani sono pulite e senza macchia e nessuna accusa di natura criminale mi è stata rivolta” ha dichiarato a una TV italiana.

Un politico di centro-destra alleato con Berlusconi, Alessndra Mussolini, ha chiesto delle nuove elezioni.

“Il consiglio comunale di Napoli deve essere sciolto… La città ha bisogno di un nuovo inizio, e soprattutto di dirigenti credibili” ha detto la Mussolini, nipote del dittatore degli anni della guerra Benito Mussolini.

Le indagini per concussione che stanno macchiando la reputazione del PD si estendono ben oltre Napoli e la regione Abruzzo.

Il sindaco di Firenze si è recentemente incatenato a un palo a Roma fuori dalla sede di un giornale nel tentativo di riscattare il suo nome.

Un deputato del PD in Parlamento potrebbe essere messo agli arresti domiciliari a proposito di alcuni contratti per la trivellazione di pozzi di petrolio se una speciale commissione parlamentare approverà la richiesta degli inquirenti questa settimana.

(Articolo originale di Phil Stewart)

giovedì 18 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Un patto tra Berlusconi e la mafia?

Pubblico un articolo di Radio France Internationale del 4 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Un patto tra Berlusconi e la mafia?

Il “numero due” della mafia siciliana, Antonino Giuffré, oggi pentito, ha rivelato che un patto è stato siglato tra Cosa Nostra e Forza Italia, nel 1993, quando Berlusconi ha deciso di creare tale partito sulle ceneri della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista, che fino ad allora erano stati i “referenti politici” dell’organizzazione mafiosa.
Gennaio 1993. Neanche qualche mese dopo gli eclatanti omicidi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, “colpevoli” agli occhi di Cosa Nostra d’aver fatto condannare all’ergastolo quasi tutti i boss della mafia siciliana, il “numero uno” di Cosa Nostra viene a sua volta arrestato. Totò Riina ed il suo sostituto Bernardo Provenzano (latitante da quasi trent’anni) si rendono conto che la loro organizzazione è più che mai in pericolo di estinzione. Dal momento che i loro due “referenti politici” - la Democrazia Cristiana di Andreotti ed il Partito Socialista di Craxi - sono molto indeboliti dall’operazione “mani pulite” dei giudici milanesi e, più grave, sono incapaci di “rispettare i patti” siglati con Cosa Nostra.
A causa di ciò, due capi democristiani vicini ad Andreotti ed alla mafia, vengno assassinati.
Ma non basta: sono necessari altri “referenti” ed altri “garanti”, a Roma come a Milano o Torino; ma è anche necessario aprire un’altra “stagione”, cambiando metodo: abbandonare la “strategia degli attentati” a 360 gradi contro lo Stato ed i suoi rappresentanti a vantaggio di un ritorno alla “strategia del silenzio” e dell’omertà. Per continuare a controllare i traffici ed i mercati più redditizi dell’isola del mediterraneo.
Nel frattempo, alcuni democristiani e socialisti, letteralmente decimati dai giudici milanesi che indagano sui casi di corruzione, pensano dal canto loro di creare un nuovo partito centrista, incentrato sul ricchissimo imprenditore Silvio Berlusconi, che non può ormai più contare né su Bettino Craxi (in esilio ad Hammamet) né su Giulio Andreotti (inquisito a Palermo dai magistrati che indagano su Cosa Nostra).

Una coincidenza molto preoccupante

Tale coincidenza, piuttosto inquietante, non era sfuggita agli specialisti della mafia, ma costoro non disponevano dell’anello mancante. Apparentemente è cosa fatta dall’8 novembre scorso, quando Antonino Giuffré, il “numero due” di Cosa Nostra arrestato lo scorso aprile grazie ad una denuncia anonima, vuota il sacco e racconta, con dovizia di dettagli, come Bernardo Provenzano abbia stabilito un nuovo “patto”, questa volta con Forza Italia.
Tramite una persona molto vicina a Berlusconi: Marcello Dell’Utri, palermitano oggi senatore di Forza Italia, dopo essere stato il creatore ed il presidente della compagnia più redditizia di Berlusconi, Publitalia, che controlla più della metà della pubblicità televisiva italiana. Dell’Utri è attualmente inquisito, a Palermo, per “associazione mafiosa”, ed in tale processo i giudici avrebbero avuto piacere ad interrogare anche lo stesso Silvio Berlusconi, ma il capo del governo italiano ha rifiutato di rispondere alle loro domande - come permesso dalla legge - il 26 novembre scorso.
Sempre secondo il pentito Giuffré, Cosa Nostra, prima di siglare un patto con Forza Italia, aveva considerato l’idea di creare un proprio partito: Sicilia libera, una sorta di Lega del Sud, ricalcata sulla Lega Nord diretta da Umberto Bossi.
Ma Cosa Nostra alla fine ha abbandonato tale progetto, per non essere costretta ad ingaggiare politici siciliani già “in odore di mafia” e quindi poco credibili, nel momento in cui optava per un ritorno alla strategia del silenzio e “dell’immersione negli affari”, ed evitava ormai ogni attentato troppo clamoroso.
Per questo Cosa Nostra ha preferito stabilire tre canali differenti tra i suoi affiliati e Silvio Berlusconi per mettere a punto - ma anche far rispettare - una patto da onorare in dieci anni e incentrato su questioni essenziali: revisione di tutti i grandi processi antimafia, abolizione della legge che confisca i beni dei mafiosi, considerevole ammorbidimento del regime carcerario dei boss in cella.
Dal canto loro Provenzano ed i suoi seguaci hanno preso l’impegno formale di far eleggere i candidati di Forza Italia, chiedendo al contempo ai propri uomini d’evitare di mostrarsi accanto ai candidati della coalizione di Berlusconi, per “non sporcarli” agli occhi degli elettori e per non attirare l’attenzione dei giudici nei loro confronti.
“D’ora in poi siamo in buone mani”, ha detto Provenzano agli altri membri della “cupola” di Cosa Nostra.
Apparentemente le consegne di Provenzano sono state rispettate alla lettera, durante le ultime elezioni, nel maggio del 1999: i 61 candidati presentati dalla coalizione di Berlusconi nelle liste proporzionali sono stati tutti eletti! Un successo al 100% che nemmeno la Democrazia Cristiana era stata capace di ottenere in quasi cinquant’anni di “collaborazione” con Cosa Nostra.
Al contrario, se si crede a certi boss, la coalizione al comando non ha rispettato i patti. Dall’anno scorso tre dei principali detenuti mafiosi - Riina, Bagarella e Aglieri - hanno manifestato in più occasioni il loro disappunto. Secondo un documento ufficiale dei servizi segreti italiani reso pubblico quest’estate, gli rinfacciano di fare nuove leggi a suo vantaggio che “proteggono” solo i suoi principali collaboratori. “Iddu pensa solo a iddu” (”Pensa solo a sè stesso”) hanno fatto sapere, secondo questo documento. Nella stessa occasione, questi boss hanno
chiaramente lasciato capire di poter rilasciare dichiarazioni compromettenti per Silvio Berlusconi.
Significa forse che le rivelazioni di Giuffré, in occasione dell’ennesimo processo che riguarda persone vicine a Berlusconi, sono state “programmate” dalla stessa Cosa Nostra, lo scorso aprile, quando ha apparentemente deciso di far arrestare il proprio “numero due”, nell’intento di ringiovanirsi ed imporre più che mai la “legge dell’omertà”?

(Articolo originale di Valérie Gras)

mercoledì 17 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Protesta sindacale di massa contro Berlusconi

Pubblico un articolo de El Pais del 13 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Protesta sindacale di massa contro Berlusconi

Centinaia di migliaia di persone manifestano in 108 città italiane

Nonostante il maltempo che affligge l’Italia da 3 giorni - due persone sono morte nelle ultime ore a causa dei problemi causati dall’intensa pioggia - il maggiore sindacato del paese, la Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori (CGIL) ha riunito ieri decine di migliaia di persone nelle piazze di 108 città per protestare contro la politica economica del Governo di Silvio Berlusconi. Il primo sciopero generale della legislatura, iniziata lo scorso marzo, ha ricevuto adesioni soprattutto nelle fabbriche del nord del paese. Bologna è stata scenario della manifestazione con maggiore partecipazione. Il leader del sindacato ex comunista, Guglielmo Epifani, ha capeggiato il corteo, che secondo l’organizzazione ha riunito più di 200.000 persone.
A Torino (80.000 manifestanti), Milano e Venezia (50.000), Roma e Napoli (40.000), ma anche a Firenze, Ancona, Bari, Palermo e Cagliari, hanno sfilato insieme operai, studenti, funzionari e professori. Lo sciopero generale, che non è stato convocato dalle altre centrali sindacali, rivendica “più lavoro, più salari, più pensioni e più diritti”, e nuove misure per riattivare l’economia del paese, ferma in recessione da un mese e verso la perdita dell’1% del PIL nel 2009.

La protesta ha coinciso con la notizia della decisione del Governo di rimandare di un anno la controversa riforma dell’Università e ha rettificato le misure annunciate per l’insegnamento nelle scuole elementari e medie, come l’inserimento del maestro unico, che ora si farà solo dove lo richiedano i genitori.

Secondo Epifani, la rettifica dimostra che “il mobilitarsi serve ed è necessario, perché obbliga Berlusconi a rivedere le sue politiche”. Il leader della CGIL si è definito “arciconvinto” che “la rilevanza della crisi costringerà il Governo a reagire seriamente”, e a prendere le sue decisoni di comune accordo con i sindacati.

(Articolo originale di Miguel Mora)

martedì 16 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Sciopero nazionale contro la politica economica di Berlusconi

Pubblico un articolo de Le Nouvel Observateur del 12 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Sciopero nazionale contro la politica economica di Berlusconi

Chiamati allo sciopero, decine di migliaia di italiani hanno sfilato in tutto il paese per denunciare l’atteggiamento del governo di fronte alla crisi.

Nel contesto di uno sciopero nazionale indetto dalla CGIL, il principale sindacato, decine di migliaia di manifestanti, venerdì 12 dicembre hanno sfilato, nonostante la pioggia, nelle città italiane per contestare la politica economica del governo di Silvio Berlusconi di fronte alla crisi. Il movimento nazionale contro la riforma Gelmini, che prevede tagli finanziari e soppressioni di posti di lavoro nel campo dell’istruzione, si unisce all’iniziativa.

“Troppa disoccupazione”

A Bologna (nord), dove ha avuto luogo la più importante manifestazione, circa 200,000 persone si erano radunate nel centro città, secondo gli organizzatori. “Nonostante la pioggia, c’era un’atmosfera straordinaria” ha dichiarato Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL.
“C’è troppa disoccupazione e troppe persone in situazioni precarie, gli stipendi dei lavoratori dipendenti sono troppo tassati e non si fa nulla per aiutare i pensionati”, ha criticato, felicitandosi inoltre che lo sciopero sia stato “ben” seguito, in particolare nelle fabbriche del nord Italia.

Sciopero ben seguito

Circa il 50% degli operai hanno scioperato nel principale stabilimento Fiat a Mirafiori, vicino a Torino (nord ovest), dove il servizio dei mezzi pubblici ha subito molti disagi a causa dello sciopero e dove 30,000 persone hanno manifestato, secondo l’Ansa.
A Milano (nord), 50,000 persone hanno manifestato, mentre erano in 40,000 a Napoli (sud) e 10,000 a Genova (nord), secondo l’Ansa, che non ha riportato gravi inconvenienti nei trasporti. Il sindacato aveva sospeso l’appello allo sciopero dei settori ferroviari e dei trasporti pubblici locali a Roma e a Venezia (nord-est) per non aggravare i disagi dovuti all’onda di maltempo che si è abbattuta sul paese.

“Pagatela voi la vostra crisi”

Nella capitale, parecchie decine di migliaia di persone, fra cui studenti, pensionati ed operai, hanno sfilato con striscioni dove si poteva leggere “Pagatela voi la vostra crisi”.
“Le manovre economiche prese dal governo non cambiano di una virgola il quadro economico (…). Arrivare così disarmati dinanzi alla crisi è un pericolo per il Paese”, ha sottolineato il ministro ombra dell’Economia del Partito Democratico (Pd, centro sinistra), Pier Luigi Bersani.
Questa manifestazione, che ha ricevuto l’appoggio dell’opposizione, è la prima contro il governo Berlusconi dopo che la crisi finanziaria ha toccato il paese.
Il governo Berlusconi ha adottato a fine novembre, senza aver consultato i sindacati, una serie di misure anti-crisi e quantifica globalmente queste misure a 80 miliardi di euro su diversi anni, ma, secondo l’opposizione, l’utilizzo della maggior parte di questi fondi era già previsto da molto tempo.

(Articolo originale di Le Nouvel Observateur)

sabato 13 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Offensiva xenofoba sull’educazione e la sanità in Italia

Pubblico un articolo de Le Monde Diplomatique del 12 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Offensiva xenofoba sull’educazione e la sanità in Italia

Il governo di Silvio Berlusconi lancia nuovi attacchi contro i diritti sociali degli immigrati. La prima offensiva riguarda il settore dell’istruzione, nello stesso momento in cui il movimento studentesco – l’onda – si amplifica in Italia ed all’estero. All’inizio di ottobre, il partito della Lega Nord ha proposto al Parlamento la mozione Cota (dal nome del presidente dei deputati leghisti) che modifica l’accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo. I bambini dovranno essere inseriti in classi separate, le “classi ponte” per imparare la lingua italiana. La Camera dei Deputati ha approvato questa mozione il 15 ottobre 2008, e una proposta di legge è stata depositata al Senato il 20 novembre. Il partito del Carroccio di Umberto Bossi ha incoraggiato il primo ministro Berlusconi ad approvare il progetto.
Numerosi osservatori e pedagoghi hanno pubblicamente denunciato queste misure, a loro avviso suscettibili di esacerbare il razzismo, la ghettizzazione e la segregazione. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (Partito Democratico), ha denunciato il rischio di una deriva delle città italiane verso le periferie parigine, al quale il ministro degli interni Roberto Maroni ha risposto che “l’Italia non è la Francia” per quanto concerne la conflittualità sociale urbana.
La seconda offensiva arriva sul fronte del diritto alle cure sanitarie degli immigrati. Ancora una volta, è la Lega Nord ad esserne l’iniziatrice. Il Carroccio ha proposto al Senato la modifica dell’articolo 35 della legge sull’immigrazione, con lo scopo di impedire l’accesso alle strutture sanitarie agli immigrati sprovvisti del permesso di soggiorno (1). Fino ad ora, gli immigrati senza documenti di soggiorno potevano avere accesso ai servizi sanitari senza rischiare di essere segnalati alle autorità: l’articolo 32 della Costituzione italiana garantisce “cure gratuite agli indigenti”, senza subordinare questo diritto ad una condizione (nella Carta Costituzionale si parla d’”individuo” e non di “cittadino”). Al contrario, con la proposta della Lega Nord, il medico deve segnalare l’immigrato senza permesso di soggiorno alle autorità. Medici Senza Frontiere denuncia la “messa in discussione di uno dei diritti umani fondamentali, il diritto alla salute”, e la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni lancia l’allarme di una “clandestinità sanitaria pericolosa per tutti, italiani e stranieri, in caso di malattie infettive” attraverso due appelli emessi ad ottobre e il 20 novembre. Le risposte della Lega Nord? Il senatore Pittoni afferma che “gli Italiani sono dei veri cittadini di serie B. Devono sempre pagare, pagare, pagare”.
A Parma, il 29 settembre, la polizia ha violentemente picchiato un giovane cittadino d’origine del Ghana. Il 27 novembre, il quotidiano La Repubblica (2) ha pubblicato un’immagine in cui uno degli agenti implicati esibiva il viso tumefatto del giovane. Chi sono i cittadini di serie B in Italia?

(1)Testo delle modifiche alla legge sul sito della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM)
(2)Testo dell’articolo originale sul sito de La Repubblica

(Articolo originale di Maria Chiara Rioli)

giovedì 11 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Silvio Berlusconi ha acquisito un soprannome: “Cesare”

Pubblico un articolo de Le Figaro del 4 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Silvio Berlusconi ha acquisito un soprannome: “Cesare”

I frequenti eccessi d’ira del presidente del Consiglio contro i giornali e i leaders dell’opposizione, i suoi modi autoritari inquietano perfino i suoi alleati.

Non appena si parla della televisione privata, il presidente del Consiglio italiano si mostra particolarmente permaloso. Ha cura d’evitare tutti i comportamenti che diano da pensare cheabusi del suo doppio ruolo di padrone della stampa e capo del governo. E rimette seccamente al loro posto i giornalisti ed i leaders dell’opposizione che lo accusano di esporsi ad un qualsiasi conflitto d’interessi.

Di solito, Silvio Berlusconi se la prende con il quotidiano di sinistra La Repubblica o con i canali televisivi, compresi quelli del suo gruppo Mediaset, che gli verserebbe. Berlusconi s’indigna del fatto che i loro giornali abbiano titolato in copertina “Berlusconi contro Sky” a proposito di un articolo di legge che eleva dal 10 al 20% l’IVA sugli abbonamenti della televisione di Rupert Murdoch.

“E’ vergognoso”, non ha smesso di ripetere durante tutta la durata di un viaggio ufficiale in Albania, accusando i direttori di questi due grandi quotidiani di “non saper fare il loro lavoro” : “Farebbero meglio a cambiare mestiere.” Provocati, i due direttori hanno risposto che i loro giornali avevano “scrupolosamente” rispettato l’obbligo di informare compiutamente i loro lettori sulla questione. “Continueremo ad esercitare il nostro mestiere come l’abbiamo sempre fatto, anche se questo procura di tanto in tanto un dispiacere al presidente del Consiglio in carica.”

In fondo, Silvio Berlusconi non ha certamente torto. L’articolo di legge sull’Iva corregge un’anomalia che permette dal 1995 al gruppo Murdoch di beneficiare di un privilegio inspiegato dato che tutti gli altri operatori sono tassati al 20%.

Anomalia fiscale

Sky rivendica 4,2 milioni di telespettatori ed il 30% del mercato (contro il 32% per Mediaset e il 34% per la RAI). In modo abbastanza sbalorditivo e incomprensibile, il Partito Democratico di Walter Veltroni ha immediatamente preso le parti del “povero Murdoch”, vittima, a loro credere, della “vendetta” del Cavaliere.

Ma il ministro dell’economia italiana, Giulio Tremonti, ha fatto tacere d’un colpo le critiche, mostrando un avviso d’infrazione emesso nell’ottobre 2007 dalla Commissione di Bruxelles che ordinava al governo dell’epoca, presieduto da Romano Prodi, di mettere fine senza ritardi a questa anomalia fiscale.

Passata la tempesta, resta il rancore di un primo ministro sempre meno disposto a subire il flusso di critiche alle quali lo espone la sua maniera autoritaria di condurre la politica. Gli spiriti maliziosi gli hanno trovato un soprannome: “Cesare”. Il suo principale alleato, il post-fascista Gianfranco Fini gli rimprovera un “bonapartismo” sospetto a qualche mese da un avvenimento determinante per la destra italiana, la fusione pura e semplice, a marzo prossimo, del suo partito di Alleanza Nazionale con la formazione del Cavaliere, Forza Italia.

(Articolo originale di Richard Heuzé)

mercoledì 10 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Il fallo professionale di Berlusconi

Pubblico un articolo del Guardian del 8 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il fallo professionale di Berlusconi

Il suo piano per raddoppiare l’IVA alle pay-TV sarà un duro colpo per Sky Italia, di Murdoch. Ma penalizzare i suoi 4,7 milioni di abbonati potrebbe danneggiare il premier italiano.

Quando presentò la propria piattaforma satellitare, Sky Italia, Rupert Murdoch si rifiutò spensieratamente di credere che l’immenso potere di Silvio Berlusconi, nella doppia veste di capo del governo e di magnate dei media, potesse rappresentare una minaccia per la sua azienda. In un’intervista egli affermò che Berlusconi era “un uomo moderno di larghe vedute”. In ogni caso, aggiunse, “il business è business”.

Sarebbe interessante sapere se il padrone di News Corp è dello stesso avviso questa settimana dopo la sua prima grande sconfitta in Italia e dopo aver ricevuto un avviso scottante del fatto che - soprattutto nell’Italia di Berlusconi - il business non è mai solo business, ma, piuttosto, un’attività strettamente legata alla politica.

La tensione fra i due, in costante crescita da anni, finalmente è venuta allo scoperto la scorsa settimana in una disputa che ha dominato le prime pagine e i comunicati stampa in Italia.

In un pacchetto di misure approvato dal Consiglio dei Ministri 8 giorni fa, l’aliquota Iva applicati agli abbonamenti alle pay TV raddoppierà dal primo gennaio. E’ un provvedimento che, come ammesso dal CEO di Sky Italia, Tom Mockridge, potrebbe rallentare la crescita impressionante raggiunta dalla sua azienda durante gli ultimi 5 anni.

Malgrado la campagna mediatica lanciata da Sky, il governo Berlusconi ha usato le linee guida anti-concorrenziali dell’Unione Europea per giustificare ciò che i politici dell’opposizione hanno definito come uno stratagemma di Berlusconi-politico per difendere gli interessi di Berlusconi-imprenditore.

Assicurandosi i diritti televisivi della serie A, il tasso di crescita di Sky Italia ha messo in allarme i propri principali concorrenti della Tv terrestre -Mediaset, controllata da Berlusconi, e la tv pubblica RAI. E’ riuscita a raddoppiare abbondantemente il numero d’abbonati ricevuto nel 2003 raggiungendo i 4,7 milioni, e in una giornata tipo raggiunge il 9% dello share televisivo.

Finora, gli abbonati Sky pagavano la metà dell’aliquota IVA normale del 20%, un taglio che aveva lo scopo di promuovere un’alternativa al “duopolio” esistente. Sky ha chiuso il bilancio in positivo per la prima volta l’anno scorso. La maggior parte dei clienti del suo principale rivale, Premium, appartenente a Mediaset, pagano l’aliquota piena. Mercoledì scorso, una portavoce della Commissione Europea ha confermato che Bruxelles ha comunicato alle autorità italiane che potrebbe aprire un’inchiesta qualora non prendessero misure per sanare questa discrepanza.

La portavoce, tuttavia, ha aggiunto: “Il governo doveva decidere se l’aliquota doveva essere del 10% oppure del 20% per tutti, poiché sono gli stati membri a decidere l’aliquota, non siamo noi.”

Premium possiede soltanto il 6% del mercato delle pay-TV, la sussidiaria di Murdoch ne possiede invece il 92%. Secondo le stime di un analista, la decisione del governo costerà all’azienda del premier soltanto € 12 milioni all’anno, mentre Sky pagherà € 230 milioni. L’aumento dell’IVA fa parte di una serie di misure mirate ad aumentare i consumi, tuttavia, i suoi effetti saranno di segno opposto: rappresentano una riduzione, per quanto modesta, del potere d’acquisto di 4,7 milioni di famiglie abbonate a Sky.

“Con il paese nel mezzo di una crisi economica, Berlusconi pensa di salvaguardare l’azienda di famiglia, penalizzando il proprio concorrente principale” infuriava Antonio Di Pietro, leader del movimento Italia dei Valori. “E’ una disgrazia - una misura da Repubblica delle banane”.

Probabilmente, però, l’attacco più sferzante è venuto da un’altra parte. Domenica scorsa, mentre milioni di tifosi italiani si mettevano di fronte allo schermo per guardare le partite della serie A, la principale conduttrice televisiva di Sky ha rivolto un messaggio a loro. Ilaria D’Amico aveva un messaggio indirizzato sia ai loro cuori sia alle loro tasche. Il governo, ha detto, ha colpito gli interessi delle “famiglie italiane che avevano liberamente scelto d’abbonarsi a Sky”. Il messaggio invitava i telespettatori a manifestare il proprio disappunto scrivendo un’e-mail alla segreteria della Presidenza del Consiglio e forniva anche l’indirizzo per farlo. Mezzo milione di reclami sono arrivati nelle successive due ore.

Sconcertati da questa risposta, alcune persone legate al Presidente del Consiglio hanno esitato e riflettendo ad alta voce hanno detto che l’aumento dell’IVA può essere sempre corretto al momento della ratifica in Parlamento. Persino lo stesso Berlusconi è apparso meno convinto ad un certo punto la settimana scorsa di fronte a quello che sembrava essere un contraccolpo mediatico. Tuttavia, dopo che il Ministro dell’economia Giulio Tremonti ha sottolineato che Bruxelles aveva chiesto al governo di intervenire, è velocemente ritornato sui propri passi.

E’ un po’ meno chiaro, però, se Berlusconi la spunterà. Non solo la sua manovra penalizzerà milioni di votanti; c’è anche il rischio che la faccenda cambi la percezione che la gente ha del Presidente del Consiglio italiano.

Berlusconi salì alla ribalta nella veste di un difensore del libero mercato - un Richard Branson italiano che, durante gli anni ‘80, interruppe il dominio della RAI. Egli sfrutta ancora quest’immagine di paladino del libertà di scelta, ma negli ultimi giorni è parso difendere eccessivamente lo status quo.

A proposito del neozelandese Mockridge, perfino “Il Foglio”, un quotidiano appoggiato dalla moglie di Berlusconi, Veronica, ha dichiarato - rivolgendosi direttamente ai telespettatori - che il suo contrattacco è stato fatto nella miglior tradizione dell’egocentrico Presidente del Consiglio italiano. “Berlusconissimamente” proclamava il giornale.

Cronologia

1998

Dopo mesi di incontri, mirati a risolvere il conflitto d’interessi tra Berlusconi imprenditore e politico, egli rifiuta un’offerta di tre miliardi di euro da parte di Rupert Murdoch per una quota in Mediaset pari al 50,6%.

2001

Murdoch ci riprova, senza successo, ad acquistare l’asset televisivo di Berlusconi.

2003

Murdoch lancia Sky Italia dopo l’avallo dell’UE all’acquisto di Tele+, azienda originariamente fondata da Berlusconi.

2005

Mediset si prende i diritti per il digitale terrestre delle partite in casa delle prime tre squadre di calcio, mettendo così le fondamenta per il lancio del servizio Premium a pagamento.

Sky fa ricorso contro il sussidio governativo pari a € 100 milioni per i decoder del digitale terrestre (ma non per quelli satellitari). L’appello è stato confermato l’anno successivo.

2009

L’aliquota IVA per le pay-Tv raddoppierà al 20%.

(Articolo originale di John Hooper)

martedì 9 dicembre 2008

Italia dall'Estero - Il premier, che controlla i telegiornali, querela i giornalisti critici

Pubblico un articolo del New York Times del 1 dicembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il premier, che controlla i telegiornali, querela i giornalisti critici

ROMA. Il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, governa con una maggioranza solida, controlla la Rai, la televisione di stato, e possiede il principale gruppo televisivo privato del Paese.
Quindi perché, con tutti i mezzi a sua disposizione, il Presidente del Consiglio continua a rispondere alle critiche dei giornalisti non in televisione o sui giornali ma con querele?

Qualche anno fa Berlusconi ha fatto causa al settimanale “The Economist” per avere scritto che lui non era “adatto a guidare l’Italia” e al giornalista inglese David Lane per il suo libro del 2004 “L’ombra di Berlusconi”, che investigava sulle origini della sua ricchezza, evidenziando che alcuni dei suoi collaboratori sono stati incriminati per legami con la Mafia. Berlusconi ha perso queste cause in tribunale, ma o ha già chiesto l’appello o ha ancora la possibilità di chiederlo.

Ora lui ha puntato le proprie attenzioni su Alexander Stille, il più conosciuto degli “italianisti” in America e una delle voci anglofone più critiche nei confronti del Presidente del Consiglio. Martedì scorso, al tribunale di Milano, era attesa la sentenza della causa per diffamazione contro Stille, intentata da un collabotore di Berlusconi. Ma martedì il giudice ha rinviato la decisione alla metà di gennaio, accogliendo la richiesta dell’accusa, come riferito dall’avvocato di Stille.

Berlusconi non è il solo a denunciare giornalisti. In Italia - dove la stampa va spesso oltre i fatti e il sistema processuale è molto attento a proteggere l’onore delle persone - politici, magistrati e altri personaggi pubblici querelano i giornalisti così frequentemente che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha istituito un fondo di solidarietà per aiutare a pagare le spese legali e i danni a terzi.

“Questa è una delle tecniche di intimidazione adottate dalla classe politica” dice Franco Abruzzo, professore di giornalismo ed ex-caporedattore del quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”.

Ed è anche un modo di fare bipartisan. Nel 1999, Massimo D’Alema, ex comunista e già Presidente del Consiglio del centro-sinistra, querelò un vignettista politico per un disegno che lo mostrava mentre con il bianchetto cancellava nomi del Dossier Mitrokin sulla cooperazione dell’Occidente con l’Unione Sovietica durante la guerra fredda.

Ma quando l’accusa è Berlusconi, la situzione inevitabilmente prende altre dimensioni.
“A fare la differenza è il fatto che lui è il politico più potente e l’uomo più ricco della nazione” dice Lane, il corrispondente da Roma dell’Economist, un altro obiettivo delle denunce di Berlusconi. “Controlla i media. E’ in una posizione di massima forza”.

Effettivamente, alcuni vedono queste querele come una parte del disegno con cui Berlusconi prova a intimorire la stampa - anche se dichiara che le stesse aziende editrici da lui controllate sono contro di lui.

Nel 2002 Berlusconi criticò tre critici di sinistra - il comico Daniele Luttazzi, il presentatore televisivo Michele Santoro ed il giornalista Enzo Biagi - tanto che la Rai cancellò prontamente i loro programmi. (Luttazzi e Santoro sono infine tornati in televisione e Biagi è morto l’anno scorso).

Oggi la risposta Italiana a Tina Fey [N.d.T. una comica americana], Sabina Guzzanti, famosa per le imitazioni dei membri del Governo, e Beppe Grillo, un provocatore sullo stile di Michael Moore, ottengono un po’ di spazio in televisione, per ragioni complesse e nonostante il largo seguito del pubblico. E uno dei principali show-tv comici “Striscia la Notizia” abitualmente prende in giro i governanti e la trasmissione va in onda su Mediaset, il network del gruppo Berlusconi.

Nella causa che si doveva svolgere martedì a Milano, Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, aveva denunciato alcuni passaggi del libro di Stille del 2006 in merito alla scalata di Berlusconi, “Il Sacco di Roma”.
Confalonieri contesta a Stille di aver riportato che nel 1993 era stato indagato per finanziamento illegale al partito socialista, senza far notare che era stato scagionato di recente da quelle accuse.
Ha trovato erronee le affermazioni di Stille secondo cui Berlusconi “ha fuso i propri affari e la propria vita privata quasi completamente”, come confermato dalla nomina di Confalonieri, il “suo vecchio compagno di classe”, alla guida di Mediaset.
Inoltre ha contestato a Stille di aver sostenuto che qualcuno avrebbe detto che molti degli stretti collaboratori di Berlusconi basavano la loro amicizia “sul ricatto”, perchè sapevano dove “erano nascosti gli scheletri negli armadi”.

Benchè queste affermazioni non fossero nuove ed fossero già state riportate dalla stampa italiana, Confalonieri ha continuato la causa perché riteneva “gravamente danneggiata l’onorabilità e la reputazione” delle persone coinvolte. Confalonieri e Mediaset hanno inoltrato una richiesta di risarcimento.
Un avvocato di Confalonieri, Vittorio Virga, dice che altri giornalisti hanno evitato le querele pubblicando una ritrattazione, dove dichiaravano di considerare Confalonieri “un vero signore”.
“Ci siamo stretti la mano e arriverderci” dice l’avvocato Virga. Ma Stille, ha aggiunto Virga, “non ha fatto nessun passo per accordarsi pacificiamente”.

Da parte sua, Stille, professore di giornalismo alla Colombia University e autore di libri sull’Italia ottimamente recensiti, ritiene che essere stato denunciato per aver pubblicato fatti veri è “un’esperienza kafkiana”.
“Se fossero stati veramente interessati a mettere le cose in chiaro e stabilire la verità, avrebbero avuto modi più semplici per farlo” commenta Stille.

L’avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini, spiega che i giornali italiani raramente puniscono i giornalisti che sbagliano, così i personaggi pubblici sono costretti a difendere la propria onorabilità in tribunale. E aggiunge: “Perché un giornalista dovrebbe avere il diritto a diffamare?”
Secondo la legge italiana, anche scrivere che qualcuno è sotto inchiesta equivale a diffamarlo. Eppure queste cause sono difficili da vincere e i personaggi pubblici, solitamente, le perdono.

Tuttavia Stille e altri sostengono che il punto non è quello di vincere una causa, ma soprattutto di intimidire i giornalisti e gli altri operatori dell’informazione, facendo presagire un lungo e costoso processo se scriveranno qualcosa di negativo. “Ognuna di queste cause può influenzare i comportamenti di altri 100 giornalisti” aggiunge Stille.
Così la causa sembra avere effetto.

Lane dell’Economist riferisce che stava pensando di eliminare tutti i riferimenti a Berlusconi nella versione italiana - ma non in quella inglese - del suo prossimo libro sulla Mafia. “Sono stanco di spendere i miei soldi” dichiara. “Non si vincono medaglie con l’essere querelati da Berlusconi”.

(Articolo originale di Rachel Donadio)

venerdì 5 dicembre 2008

Italia dall'Estero - L’Italia non riesce a coltivare la conoscenza

Pubblico un articolo di Nature del 1 ottobre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

L’Italia non riesce a coltivare la conoscenza

EDITORIALE. Il governo di Silvio Berlusconi sembra lanciato nella sua corsa a riformare il problematico sistema educativo italiano, attraverso tagli drastici ai finanziamenti alle scuole, alle università e alla ricerca scientifica, provocando così una tardiva pioggia di proteste.

In un periodo in cui l’economia italiana, perennemente in difficoltà, è ulteriormente minacciata dalla recessione globale, il governo ha bersagliato il sistema educativo con tagli indiscriminati, con la scusa di migliorarne l’efficienza. Ma davvero l’istruzione e la ricerca devono essere il bersaglio di tutti questi tagli? Quali saranno i benefici per un sistema universitario che già rende poco e in che modo queste misure sosterranno il cammino proiettato verso un’economia basata sulla conoscenza? Al momento, le direttive del governo non forniscono motivazioni convincenti per rispondere a queste domande.

Subito dopo la ri-elezione di Berlusconi ad aprile di quest’anno, Ministro delle finanze Giulio Tremonti ha emanato un decreto che delineava i tagli alle università e alla ricerca. Nonostante le proteste degli ultimi tempi diffuse in tutto il paese e nonostante il fatto che Maria Stella Gelmini, Ministro dell’istruzione incaricata di finalizzare il decreto, non abbia consultato l’opposizione politica o i rappresentanti delle istituzioni colpite, il decreto è diventato legge ad ottobre. Nei prossimi cinque anni 1.5 miliardi di euro verranno tagliati dalle casse dell’università, con una concomitante riduzione dell’assunzione e del ricambio di personale (solo uno su cinque posti accademici vacanti verranno riempiti). Inoltre, migliaia di ricercatori precari nelle università e in altri centri di ricerca pubblici rischiano di perdere il lavoro, nonostante a molti fossero stati promessi dei posti definitivi. La legge in questo modo mira a ridurre il supporto dello Stato alle università pubbliche permettendo loro di convertirsi in istituzioni private finanziate con fondi alternativi.

Le università e la ricerca italiane difficilmente trarranno beneficio da tagli indiscriminati. Al momento la migliore università nell’ultima classifica mondiale del Times, è quella di Bologna e si trova alla 192esima posizione, dopo le università di Mumbai e di Mosca (un’altra classifica dell’università Jiao Tong, l’Academic Ranking of World Universities, posiziona La Sapienza di Roma al 100esimo posto). I ricercatori, che subiscono una mancanza cronica di finanziamenti e il nepotismo che danneggia l’assegnazione delle rare posizioni a tempo indeterminato, emigrano sempre piú all’estero. “I tagli potrebbero offrire la possibilità di ridurre lo spreco di soldi che affligge il nostro sistema universitario” commenta Paolo Di Fiore, direttore scientifico del IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare di Milano), uno dei pochi centri di eccellenza del Paese, finanziato da privati. “Tuttavia” continua Di Fiore “il problema è che i tagli sono stati annunciati senza un piano concreto volto ad introdurre nel sistema degli standard morali più elevati e orientati al merito: il risultato più probabile è che saranno indiscriminati”

Per rendere più convincenti questi tagli, il governo ha fornito alla comunità accademica una descrizione dettagliata che prende in prende in considerazione la situazione delle singole università. Sarà importantissimo assicurare che la distribuzione delle restanti risorse sia effettuata attraverso un sistema di valutazione più trasparente, che premi la competenza e la produttività. Per esempio, in Francia il governo non solo ha innalzato i finanziamenti all’università, ma ha anche recentemente revisionato i meccanismi di distribuzione e di gestione delle risorse pubbliche per la ricerca in modo da dare alle università maggiore autonomia e, allo stesso tempo, di controllare la loro efficienza più da vicino (cfr. l’editoriale di agosto). Al contrario, l’iniziativa di privatizzare le università italiane sembra sottolineare una mancanza di volontà di investire in modo adeguato nel sistema accademico pubblico. “Il sostegno con risorse provenienti dal privato può essere un beneficio, ma non dovrebbe mai essere volto a sostituire del tutto i finanziamenti privati, che mirano a garantire la libertà intellettuale e il supporto incondizionato anche alla scienza più di base” dice Di Fiore.

L’Italia è già lontana dal seguire le direttive dalla Strategia di Lisbona, che prevedono l’investimento del 3% del prodotto interno lordo (PIL) in ricerca e sviluppo. Con un investimento pari al 1,5% l’Italia è molto piú indietro della Svezia, che investe il 3.9% (in effetti la legge finanziaria svedese del 2009 contiene il piú considerevole investimento in ricerca fin’ora mai fatto), della Germania, che investe il 2.7%, della Francia (il 2.1%) e della Gran Bretagna (l’1.8%). La Spagna, un tempo paragonabile all’Italia in termini di investimento pubblico nella ricerca scientifica, negli ultimi anni ha adottato efficaci iniziative che adesso la posizionano fra le aree di ricerca europee di maggior successo. I progetti spagnoli del “Piano Nazionale per la Ricerca Scientifica, l’Innovazione Tecnologica e la Progettazione” portano ad un aumento gli investimenti in ricerca e sviluppo dall’1.1% al 2.2% del PIL tra il 2008 e il 2011. Inoltre, 10 anni fa, il governo spagnolo costituì e finanziò il CNIO (Centro Nazionale di Ricerche Oncologiche) di Madrid, nel quale i ricercatori non sono impiegati statali, ma vengono assunti sulla base del merito e delle competenze, e dove la produttività è controllata da vicino. Altre istituzioni di successo con finanziamenti paragonabili sono il CNIC (Centro Nazionale di Ricerche Cardiovascolari) sempre a Madrid, il CRG (Centro per la Regolazione Genomica) e l’IRB (Istituto di Ricerca in Biomedicina) a Barcellona.

Il successo della ricerca, in una paese, si fonda su un ragionevole equilibrio tra ricercatori fissi e precari, che sono incoraggiati ad aumentare le loro competenze. Per anni in Italia questo equilibrio è stato minato dal cattivo uso che si è fatto dei rari posti fissi, che ha portato ad un significativo esodo all’estero di ricercatori. Coloro che restano hanno molte difficoltà, come indicato dai finanziamenti iniziali di quest’anno da parte del Consiglio di Ricerca Europeo (ERC). Nonostante l’Italia abbia ricevuto finanziamenti per 26 progetti (la Gran Bretagna ne ha avuti 58, la Germania 33, la Francia 39 e la Spagna 24) è stato il Paese con il minore tasso di successo, sebbene avesse il maggiore numero di domande (circa 17% del totale). Il volume di domande all’ERC è stato a ragione definito come “il fattore disperazione”, indicativo della mancanza di fondi nei paesi di origine dei ricercatori.

Studenti e ricercatori in Italia hanno mobilitato una campagna massiccia contro i tagli ai finanziamenti e molte università sono state paralizzate dagli scioperi studenteschi, nonostante il governo abbia minacciato di far intervenire la polizia. Questi sforzi sembrano aver avuto qualche effetto: all’inizio di novembre, la Gelmini ha annunciato che le misure riguardanti i fondi alle università e il ricambio del personale, potrebbero essere mitigate ritardando l’attuazione dei tagli fino al 2010 e con una revisione della legge dopo consultazioni con l’opposizione parlamentare, gli accademici e gli studenti. Al momento in cui questo articolo viene stampato, non è chiaro fino a che punto la legge verrà modificata. Eppure, rimane il fatto che, al contrario della tendenza nella maggior parte delle altre nazioni industrializzate, il governo italiano non ha compreso che senza investimenti significativi a favore di una società basata sulla conoscenza, l’innovazione scientifica è destinata a stagnare e, a lungo termine, il paese dovrà inevitabilmente affrontare problemi sociali e economici.

(Articolo originale)

giovedì 4 dicembre 2008

Carta canta - Scappellamento a sinistra (o a destra?)

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 4 dicembre 2008:

Scappellamento a sinistra (o a destra?)

"La sinistra aveva dato a Sky per i rapporti che aveva con quella televisione il privilegio del 10% dell'Iva. Abbiamo tolto quei privilegi e abbiamo fatto ritornare l'Iva a Sky uguale a quella di tutti gli altri".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, Ansa, 30 novembre 2008)

"E nelle 25 pagine redatte dalla ottava sezione del Tribunale di Milano si scopre un'altra inchiesta, questa volta su Telepiù. In una perquisizione a Segrate è spuntato un fascicolo su Ludovico Verzellesi, ex presidente dell'ufficio imposte indirette. Verzellesi e Vincenzo Viganò, ex funzionario dell'amministrazione finanziaria arrestato un anno fa, sarebbero stati contattati per ottenere un'aliquota Iva favorevole per gli abbonamenti alla pay tv. Di questa operazione si occupava Salvatore Sciascia, alto dirigente Fininvest indagato per corruzione, che nel gennaio 1992 ha scritto a Berlusconi una lettera nella quale 'chiede il Suo interessamento per Verzellesi per la nomina all'incarico ministeriale in questione'. E il ministro Rino Formica propose Verzellesi per la carica di consigliere della Corte dei conti. Il crollo del governo Andreotti ha bloccato la promozione di Verzellesi ma le pay tv sono riuscite a ottenere l'aliquota ridotta. La vicenda é solo un elemento di contorno nella grande analisi dei magistrati".
(Corriere della Sera, 3 maggio 1994).

mercoledì 3 dicembre 2008

Carta canta - Europeisti per caso

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 3 dicembre 2008:

Europeisti per caso

"Adesso la fanno difficile. Ma io non sono preoccupato, quella del prestito è l'unica cosa da fare. Alitalia non si poteva far assorbire dai francesi. L'Unione Europea deve aiutare le cose giuste e non fare difficoltà".
(Silvio Berlusconi, premier in pectore, risponde ai dubbi della Ue, che aveva preannunciato una richiesta di chiarimento sul prestito ponte di 300 milioni concesso dal governo all'Alitalia, repubblica.it, 24 aprile 2008)

"In risposta all'Europa e a chi dice aiuto di Stato o meno, rispondo: attenzione, perché se stanno a 'zignarè potremmo anche prendere una decisione per cui Alitalia potrebbe tranquillamente essere acquistata dallo Stato o dalle Ferrovie dello Stato. E' una minaccia, non è una decisione".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, Adnkronos, Roma, 29 aprile 2008)

"Se la sinistra insiste perché si cambi la norma (sul raddoppio dell'Iva a Sky, ndr), la prendo in parola. Sono assolutamente d'accordo, purché si rispettino le norme europee".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, Tirana, 2 dicembre 2008)

"La norma che rialza l'Iva per i servizi Sky serve per evitare l'apertura di una procedura di infrazione Ue, il cui termine scadeva in questi giorni".
(Giulio Tremonti, ministro dell'Economia del governo Berlusconi, Bruxelles, 2 dicembre 2008)

"Non si torna indietro. Ma nemmeno per sogno! Dove troviamo i soldi per fare tutto ciò che abbiamo fatto? Quindi resta il fatto che è abolito il privilegio di Sky".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, leggo.it, 2 dicembre 2008).