venerdì 26 giugno 2009

Italia dall'Estero - La minaccia del debito in Italia

Pubblico un articolo dell'Economist del 19 giugno 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

La minaccia del debito in Italia

Il governo italiano, finora, ha rassicurato le agenzie di valutazione del credito.

Si prevede che l’attuale crisi economica abbia un grave impatto sui già fragili conti pubblici italiani e ciò costituirà una delle sfide principali per la politica di governo nel medio-lungo termine. Finora, le agenzie internazionali di valutazione del credito e i mercati finanziari sembrano gradire il fatto che il Ministro dell’economia, Giulio Tremonti, stia facendo abbastanza per evitare una spirale deficit-debiti. Tuttavia, i venti contrari si stanno rinforzando, con l’avvertimento del governatore della Banca d’Italia che l’economia potrebbe essere gravata da alti livelli di imposizione fiscale per molti anni a venire per ripagare l’aumento del debito pubblico.

Mentre altri paesi della zona euro, come l’Irlanda e la Grecia, negli ultimi mesi hanno subito un declassamento della loro valutazione del credito massimo o delle prospettive future, i giudizi sull’Italia sono rimasti immutati. Inoltre, il divario tra il tasso di interesse sui bond decennali italiani e le obbligazioni equivalenti tedesche resta sostanzialmente inferiore a quello per l’Irlanda o la Grecia. All’inizio di giugno il premio per il rischio sul debito pubblico italiano a lungo termine si aggirava intorno ai 100 punti base, simile a quello del Portogallo e appena sopra la Spagna, ma quasi la metà di quelli di Irlanda e Grecia, che erano di quasi 200 punti base.
Una delle sfide principali dell’onorevole Tremonti è garantire che il divario non si ampli bruscamente di nuovo (aveva raggiunto circa 170 punti base alla fine di gennaio, a paragone degli appena 25-30 punti base nel mese di gennaio 2008).

Colpo di avvertimento

Tuttavia, in un recente discorso Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha ammonito che, anche senza ulteriori misure volte a sostenere l’economia, il rapporto deficit/PIL aumenterà entro la fine della crisi da circa il 106% della fine del 2008 agli alti livelli dei primi anni ‘90 (il debito pubblico aveva raggiunto un picco del 120% circa del PIL nel 1994-96). Egli ha inoltre previsto che, come percentuale del PIL, la spesa corrente primaria (esclusi i pagamenti di interessi e spese in conto capitale), che nel 2008 ha raggiunto il suo livello più alto dalla fine della seconda guerra mondiale, vedrà un ulteriore aumento di tre punti percentuali nel 2009.

Di conseguenza, ha aggiunto che c’è il rischio per l’economia italiana di essere gravata da livelli molto elevati di tassazione per molti anni a venire, cosa che potrebbe frenare la crescita economica futura e rendere difficile ripagare il debito pubblico. Ha chiesto riforme urgenti per ridurre la spesa pubblica in modo da essere in grado di ridurre la pressione fiscale, migliorare il potenziale di crescita e ripagare il debito pubblico.

Tuttavia, tali riforme potrebbero non essere politicamente convenienti al momento attuale. Il Ministro Tremonti sembra riluttante a impegnarsi in importanti cambiamenti politici durante la crisi. I consistenti tagli fiscali promessi in campagna elettorale del 2008 sono stati messi in attesa e le misure di stimolo economico sembrano essere state limitate e destinate a essere in gran parte basate su auto-finanziamenti o finanziate da una ridistribuzione dei fondi già esistenti (anche se sono già state parzialmente introdotte, il che rende difficile per valutare appieno l’impatto per l’economia e le finanze pubbliche). Nel suo intervento Draghi ha suggerito che l’età media di pensionamento, che è una delle più basse dell’Unione Europea, dovrebbe essere innalzata gradualmente. Il Ministro Tremonti ha recentemente descritto il sistema pensionistico italiano come ottimo e ha affermato che ulteriori modifiche non sarebbero state considerate fino alla fine della crisi.

Gli ostacoli abbondano

L’Economist Intelligence Unit si attende che il disavanzo di bilancio si ampli dal 2,8% del PIL nel 2008 al 5-5,5% nel 2009-10, riflettendo principalmente l’impatto di una recessione profonda e prolungata sul gettito fiscale. Come i suoi predecessori, il governo dovrà faticare nel suo obiettivo a medio termine di controllare la spesa non relativa agli interessi, dati gli ostacoli politici e amministrativi ai tagli di spesa. Il rapporto deficit/PIL si prevede in aumento di circa il 120% entro la fine del 2010.
Ci potrebbe essere un deterioramento maggiore se l’onorevole Tremonti dovesse decidere di tagliare le tasse. Sebbene si tratti di un’ipotesi che riteniamo poco probabile, tuttavia non si può escludere data la promessa elettorale della coalizione di ridurre il carico fiscale e la debolezza dell’economia.

Vi è anche qualche preoccupazione per la grande emissione programmata di debito pubblico italiano nel 2009. Con scarsa liquidità a livello mondiale e altri governi che si affidano ai mercati finanziari per sovvenzionare il salvataggio delle banche e i pacchetti di stimolo, gli oneri finanziari potrebbero essere molto superiori a quanto attualmente previsto.

(Articolo originale)

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