venerdì 29 gennaio 2010

Italia dall'Estero - Una lezione di moralità italiana

Pubblico un articolo del Guardian del 24 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Una lezione di moralità italiana

L’Italia potrebbe insegnarci qualcosa? Questa domanda scaturisce dalle celebrazioni di questa settimana (non c’è davvero nessun’altra parola per definirle) del 10° anniversario della morte di Bettino Craxi. Il leader socialista, Presidente del Consiglio italiano per quattro anni negli anni ‘80 e morto in esilio da latitante, fu condannato in via definitiva a 11 anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito dei partiti.

Potreste giustamente pensare che Craxi sia un politico che i leader di oggi vorrebbero dimenticare. Silvio Berlusconi, l’attuale Presidente del Consiglio, ha beneficiato di una protezione straordinaria da parte del capo socialista. È stato proprio grazie all’intervento di Craxi che Berlusconi ha potuto trasmettere con le sue emittenti, su tutto il territorio nazionale, dopo averle accorpate in violazione della legge.

Eppure, invece di mettere Craxi nel dimenticatoio, la classe dirigente italiana lo ha celebrato. Addirittura il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (ex comunista), ha scritto alla vedova Craxi per dire che il marito era stato trattato con “una durezza senza pari”. Il Capo dello Stato, un personaggio che incarna i valori nazionali, ha poi partecipato a una funzione per celebrare l’anniversario della morte di Craxi in Parlamento.

Nelle settimane precedenti all’anniversario, Roma è stata tappezzata da manifesti per commemorare il leader deceduto. Politici di destra e sinistra sono stati concordi nel definire Craxi una vittima sacrificale (prima di fuggire a Tunisi, Craxi si era difeso dalle accuse in un discorso in Parlamento dichiarando che tutti i partiti erano corrotti). E all’inizio del mese il sindaco della sua città natale, Milano, ha fatto sapere di voler intitolare una strada o un parco al leader socialista, forse il segno più evidente della sua riabilitazione.

Forse non c’è un episodio della recente storia italiana che illustra in modo tanto forte la tolleranza del paese nei confronti della corruzione e dell’illegalità. Ma il mio intento non è veicolare sgomento o condanna, bensì evidenziare il fatto che questo sta accadendo in un paese ricco e che questo contraddice un presupposto largamente condiviso.

Che io ricordi, sociologi ed economisti hanno creato un nesso tra livello di corruzione e di prosperità. Per molto tempo questo dato è stato confermato dalle classifiche. Una società estremamente corretta come la Svezia, per esempio, aveva un alto PIL pro-capite.

L’Italia rappresenta un’eccezione. Oggi, dopo l’ultimo grande riallineamento dei tassi di cambio, l’Italia è più ricca della Gran Bretagna. Ma, l’Indice di percezione della corruzione elaborato da Transparency International oggi colloca l’Italia al 63° posto su 180 paesi – sotto la Turchia, Cuba e molti paesi africani tra cui Sud Africa, Namibia, Capo Verde e Botswana.

L’Italia di Berlusconi non è soltanto distante dagli standard di moralità pubblica considerati normali nel resto d’Europa, ma è sprofondata nelle classifiche, attestandosi al 55° posto nella classifica di Transparency International nel 2008 e al 41° l’anno precedente.

Forse la correlazione tra ricchezza e correttezza nella cosa pubblica è destinata a finire nella discarica dell’esperienza storica, come altre verità consolidate. Si era sempre soliti affermare che le democrazie non erano in grado di sopravvivere all’iperinflazione. Ma poi è arrivata la controprova di Israele nei primi anni ‘80. Si sentono ancora gli esperti affermare che, oltre un certo punto, i leader sono costretti ad accettare la democrazia se vogliono veder prosperare le proprie economie. Ma lo si sente ripetere molto meno oggi che la seconda economia più grande al mondo è gestita da un partito comunista non intenzionato ad abbandonare la sua presa sul potere.

(Articolo originale di John Hooper)

giovedì 28 gennaio 2010

Italia dall'Estero - Il governo vuole controllare i siti che diffondono video

Pubblico un articolo di Reporters Sans Frontières del 20 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il governo vuole controllare i siti che diffondono video

Reporters sans frontières si preoccupa per il nuovo progetto di decreto depositato da Paolo Romani, vice Ministro con delega alle Comunicazioni, volto a costringere i siti di diffusione di video ad ottenere una licenza ufficiale. Il governo intende così assicurarsi che i siti non violino i diritti d’autore, per cui ha previsto sanzioni sproporzionate (fino a 150 000 euro). Questo progetto, che potrebbe entrare in vigore il 27 gennaio, fa incombere una nuova minaccia sulla libertà d’espressione in Italia. Reporters sans Frontières chiede alla Corte Costituzionale di invalidare completamente il decreto.

Reporters sans frontières denuncia infatti la scelta della forma del decreto, pur se “legislativo” – cioè promulgato in seguito all’approvazione del Parlamento – invece della legge, perchè il decreto sfugge al dibattito ed al controllo democratico del potere legislativo, necessari in ogni Stato di diritto che rispetti i diritti dell’uomo e della libertà d’espressione.

Col pretesto di salvaguardare i diritti d’autore, in particolare le reti televisive controllate dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il governo si arroga un controllo diretto sulle televisioni indipendenti diffuse sulla rete. La loro esistenza dipenderebbe allora da una licenza accordata dal Ministero e non da un giudice.

Il decreto in questione instaura un sistema di autorizzazione preliminare all’esercizio della libertà d’espressione al fine di evitare future eventuali violazioni dei diritti protetti dalla proprietà intellettuale. Questa disposizione è in contraddizione totale con la concezione della Corte europea dei diritti dell’uomo in merito alla libertà d’espressione e con l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf)

Quest’ultima è sottoposta ad un regime repressivo che viene messo in atto solo per condannare a posteriori un abuso e non per censurare a priori un’intenzione di espressione che si presumerebbe essere colpevole ancor prima che venga esternata. Il decreto instaura quindi una censura dei siti che diffondono video: ognuno deve essere responsabile solo di quanto ha detto e non di quello che potrebbe forse dire. Tale decreto riguarderebbe YouTube, Dailymotion, i blog, media in rete…

Infine, nel contesto poco vivace della libertà di stampa in Italia, è legittimo temere un tale regime preventivo, possibile causa di arbitrarietà da parte delle autorità.

(Articolo originale)

Italia dall'Estero - Sanremo esclude la canzone “Tanto paga papi”

Pubblico un articolo de El País del 19 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Sanremo esclude la canzone “Tanto paga papi”

Il festival adduce motivi discriminatori, però la cantante Janet de Nardis fa riferimento a “severe ragioni di censura” e “all’uso del nomignolo ‘Papi’”.

L’eterno festival di San Remo torna alla carica e quest’anno porta con sé una polemica politica niente male. La canzone Tanto paga Papi, della giovane provocatrice Janet de Nardis, non è stata ammessa al concorso nella categoria Nuova Generazione, secondo la cantante per “motivi esclusivamente di censura”.

De Nardis, che si presenta come una specie di clone di Patrizia D’Addario, ha dichiarato che la sua canzone, un country ritmato e che entra velocemente in testa, é stata esclusa dalla commissione di selezione del festival ed è stata censurata dalla pagina della RAI dove si presentano i candidati, in teoria per il carattere discriminatorio della canzone. Il regolamento di Sanremo prevede di escludere canzoni che attentano all’uguaglianza di sesso, religione, razza o nazionalità, ma la De Nardis non crede che questo sia il suo caso.

Il testo, in breve, suona così: “Il debito che sale, la droga che fa male, il fumo che ti uccide, il monopolio ride. La scuola l’abbandono, le tette come dono, e senza un parrucchiere, lo sai potrei morire… le leggi io le frego, non credo più allo Stato, Governo e opposizione, una banda in coalizione, veline in parlamento, il popolo è contento”.

“Sembra che il problema sia l’uso del nomignolo Papi, anche se si tratta solo di un’ironia, di una satira politica che non discrimina nessuno”, afferma la cantante nella sua pagina web (www.janetdenardis.it), dove si può ascoltare la canzone. “La parola è diventata un tabú, ma Tanto paga Papi l’ho scritta vedendo la televisione e usando gli stessi argomenti, gli stessi luoghi comuni, gli stessi annunci pubblicitari che troviamo sui giornali o in televisione”.

(Articolo originale di Miguel Mora)

martedì 26 gennaio 2010

Italia dall'Estero - Il Senato italiano approva la legge che concede l’amnistia a Berlusconi

Pubblico un articolo de El País del 20 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il Senato italiano approva la legge che concede l’amnistia a Berlusconi

L’opposizione in blocco protesta contro “la diciannovesima norma su misura in sedici anni”.- Il primo ministro paragona la giustizia a un plotone d’esecuzione

La destra italiana ha firmato mercoledì scorso la morte del neonato Partito dell’Amore, approvando in Senato la proposta di legge nota come “processo breve”. La norma, approvata in una settimana dal Popolo della Libertà e dalla Lega Nord e che deve passare all’esame della Camera dei Deputati, ha valore retroattivo e causerà, secondo la magistratura, la fine di decine di migliaia di processi in corso, fra cui quelli che sta affrontando Silvio Berlusconi, il caso Mills e il caso Mediaset.

Uscendo da una colazione di lavoro privata con ultraconservatore Camillo Ruini, il primo ministro ha espresso soddisfazione per il voto parlamentare e ha accusato l’opposizione di calunniarlo e di essere “intellettualmente disonesta”. “Non credo che la legge sia incostituzionale, l’Europa e la Costituzione esigono che i processi durino tempi certi e ragionevoli”.

Alla domanda se prevede di lasciarsi processare, Berlusconi ha replicato: ”Questi processi non sono problemi di Berlusconi, ma aggressioni al primo ministro. I miei avvocati mi hanno sconsigliato di presentarmi, mi troverei di fronte a un plotone d’esecuzione”.

La proposta di legge è stata approvata con grande clamore con 166 voti a favore e 130 contrari. Ci sono state grida, insulti, applausi e un senatore del PdL ha lanciato il volume che raccoglie la trascrizione degli emendamenti (tutti respinti dalla maggioranza) contro gli scranni dell’Italia dei Valori mentre il gruppo d’opposizione esibiva cartelli che recitavano “giustizia morta” o “Berlusconi lasciati processare”. Il presidente Renato Schifani, ha inviato i commessi a ritirare i cartelli ai parlamentari, ha dato inizio alla votazione e ha sospeso la sessione in tutta fretta.

I tre partiti d’opposizione hanno votato contro il testo, formato da cinque articoli, e che, secondo la contabilità del Partito Democratico, è la diciannovesima legge su misura fatta in sedici anni dai tre governi Berlusconi per ottenere l’immunità giudiziaria del magnate. La magistratura ha dichiarato in una nota che la riforma avrà “conseguenze devastanti per l’intero sistema giudiziario italiano”.

Il testo accorcerà i tempi della prescrizione nei processi relativi ai reati commessi prima del 2 maggio del 2006. I processi per reati puniti con un massimo di dieci anni di prigione dureranno sei anni per i tre gradi (tre anni il primo grado, due l’appello e uno la Cassazione). Per i processi con pene superiori a dieci anni, i termini saranno rispettivamente di quattro, due e un anno e mezzo (sette e mezzo in totale). I reati di mafia e terrorismo potranno essere giudicati in un massimo di quindici anni se coinvolgono un numero elevato di imputati.

Anna Finocchiaro, portavoce dei senatori del Partito Democratico, ha affermato che la legge “cambierà una giustizia lenta con una giustizia negata”, e rivolgendosi alla maggioranza ha esclamato: “Per diciannove volte avete usato il Parlamento, sprecando tempo e risorse pubbliche destinate all’interesse comune, per fini particolari; non avete avuto timore, a questo fine, di devastare l’ordinamento, non avete mai avuto senso di vergogna. La vostra iniziativa negherà la giustizia a migliaia di cittadini”.

Luigi Li Gotti dell’IDV, ha segnalato che la riforma “manda a morte 100.000 processi per salvare Berlusconi, i suoi affari e la sua responsabilità criminale”. L’Unione di Centro ha definito il progetto “un’amnistia incostituzionale”.

Dall’altro lato dell’emiciclo, Maurizio Gasparri, portavoce del PdL, ha accusato il centrosinistra di ipocrisia per aver abbandonato la sua tradizionale posizione garantista, e ha ricordato che in Italia vanno in prescrizione cinquecento processi ogni giorno. “Vogliamo che questi processi si celebrino, siamo noialtri che salviamo la giustizia e ne siamo orgogliosi”.

(Articolo originale di Miguel Mora)

domenica 24 gennaio 2010

Italia dall'Estero - Dieci anni dopo, l’Italia è ancora divisa su Craxi

Pubblico un articolo dell'Independent del 20 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Dieci anni dopo, l’Italia è ancora divisa su Craxi

L’establishment tenta di riabilitare la memoria del mentore di Berlusconi caduto in disgrazia

In fase di evidente riabilitazione, l’establishment politico italiano si è riunito ieri per celebrare Bettino Craxi, leader dell’ex Partito Socialista, a 10 anni esatti dalla sua morte in esilio, condannato e considerato dai più causa della dilagante corruzione nella politica italiana.

Craxi fu accusato di corruzione per milioni di euro nell’ambito di quello che divenne poi famoso con il nome di scandalo di Mani Pulite. La fonte della tangente più consistente, del valore superiore ai 10 milioni di euro, fu la All Iberian, azienda fondata dal suo intimo amico e protetto, Silvio Berlusconi.

La difesa impassibile di Craxi: “Così fan tutti” non convinse il pubblico che gli lanciò monetine il giorno in cui lasciò l’hotel a Roma, trattamento tradizionalmente riservato ai ladri. Caduto in disgrazia, Craxi si rifugiò nella sua villa in Tunisia per evitare la reclusione. Accusato e condannato a 25 anni in contumacia, morì in esilio il 19 gennaio 2000.

Ma ora, per la gioia di molti, tra cui Berlusconi – nonostante il disgusto di tanti altri – la riablitazione di Craxi procede a spron battuto. Letizia Moratti, sindaco di destra di Milano, Ministro dell’Istruzione nel precedente governo Berlusconi, ha annunciato che gli verrà intitolata una via della città. E durante una cerimonia al Senato, Berlusconi e alcuni suoi ministri si sono uniti ai parenti di Craxi per celebrarne la vita. Biasimando il trattamento subito, un politico di lungo corso alleato di Berlusconi, ha dichiarato: “per Craxi non ci furono sconti. Ha pagato più di ogni altro colpe che erano di un intero sistema politico”.

Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ex comunista, si è mostrato in linea con il nuovo atteggiamento, sottolineando che Craxi ha lasciato “un segno indelebile” nella politica italiana.

Ma Antonio Di Pietro, il magistrato divenuto politico all’opposizione, che interrogò Craxi nel dicembre del 1994, ha espresso parole di condanna senza mezzi termini. “In questo momento non si sta dando una lettura più serena di quegli anni, ma più falsa e distorta”, ha dichiarato. “Verso di lui ci fu una durezza senza eguali? Certo, perché Craxi non ebbe eguali nel suo atteggiamento, nel commettere crimini e nel lasciarli commettere.”

Felice Belisario, membro dell’Italia dei Valori di Di Pietro ha affermato: “È davvero una vergogna la beatificazione di un pregiudicato in una sede istituzionale”. Alcuni manifestanti hanno sfilato con cartelli sui quali i volti dei due leader si fondevano sopra la scritta “Berluscraxi”.

L’inchiesta per corruzione di Mani Pulite iniziò nel febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa, un socio di Craxi a lui molto vicino sorpreso mentre intascava una tangente, prima di coinvolgere il mondo della politica e degli affari. Gli inquirenti scoprirono una fitta rete di corruzione e il Partito Demoscristiano e quello Socialista vennero travolti dalla disapprovazione generale. In due anni, vennero indagati 321 deputati, otto ex deputati e circa 5.000 imprenditori vennero accusati di corruzione in seguito alla sospensione dell’immunità parlamentare – che Berlusconi sta ora tentando di ripristinare.

Benché Craxi fosse diventato l’emblema della corruzione, la reputazione di leader vigoroso e determinato continua ad adombrare i suoi reati in certi ambienti. Si guadagnò la nomea di uomo forte d’Europa quando nel 1995 negò al Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, di estradare i dirottatori arabi dell’Achille Lauro per farli processare in America.

Berlusconi, nella sua prima apparizione ufficiale dopo l’aggressione di dicembre, ha reso omaggio ieri in Senato al vecchio amico, facendo riflettere ancora una volta sulla natura del loro rapporto. Craxi fu un benefattore per Berlusconi, quando quest’ultimo era ancora un promettente magnate televisivo: fu padrino di due dei suoi figli e modificò la legge così da permettere a Berlusconi di rompere il monopolio televisivo e creare la prima rete commerciale italiana a metà degli anni ‘80.

I processi, che portarono alla fuga di Craxi dalla giustizia, avrebbero dovuto epurare la politica italiana dalla corruzione, ma dopo 17 anni solo pochi potrebbero affermare di esserci riusciti. Luca di Montezemolo, Presidente di Ferrari e Fiat, ha dichiarato recentemente che nulla è cambiato davvero dagli scandali dei primi anni ‘90.

Bettino Craxi: socialista latitante

*Nasce a Milano nel 1934, figlio di un avvocato.

*Nel 1983 fu il primo socialista ad essere eletto Presidente del Consiglio italiano. Rimase in carica fino al 1987, divenendo così il premier più a lungo in carica dal dopoguerra italiano, un record superato solo dall’amico Silvio Berlusconi nel 2005.

*Durante il rapimento, nel 1978, dell’ex Presidente del Consiglio Aldo Moro, Craxi fu l’unico deputato importante che chiese di parlare con le Brigate Rosse che lo avevano sequestrato. Non venne avviata nessuna negoziazione e Moro venne assassinato dai suoi rapitori.

*Durante la Presidenza del Consiglio, Craxi proclamò con orgoglio che il prodotto interno lordo italiano aveva superato quello del Regno Unito.

*Il “Decreto Berlusconi” del 1984 fu il più grande favore nei confronti del giovane imprenditore televisivo, ruppe il monopolio televisivo della RAI, dando a Berlusconi la possibilità di avviare una rete privata concorrente.

*Mentre lo scandalo di tangentopoli si diffondeva a macchia d’olio, Craxi si dimise da Segretario del Partito Socialista e volò in Tunisia, dove rimase fino alla morte avvenuta sette anni dopo.

(Articolo originale di Michael Day)

venerdì 22 gennaio 2010

Italia dall'Estero - Un anno di gaffes e scenate

Pubblico un articolo di Terra Magazine del 21 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Un anno di gaffes e scenate

Mettere a posto cartelle e file alla fine dell’anno può essere un buon modo di tirare le somme del lavoro svolto nel 2009. E il mio 2009 professionale si riassume in un solo nome: Silvio Berlusconi. Stavo quasi pensando di mandargli un cesto di Natale per ringraziarlo, ma poi mi sono ricordata che è piuttosto caro comporre una cesta degna di un multimiliardario. Di seguito presento la lista dei file e degli argomenti su cui ho scritto e quindi, indirettamente, l’agenda dell’anno di Berlusconi.

Gennaio: L’anno comincia bene. A gennaio il primo ministro italiano aveva una bella famiglia, l’immunità totale, e un viso tirato dall’ennesimo lifting. Molto diverso da quello attuale.

Febbraio: David Mills, l’avvocato inglese che lavorava per la Fininvest, una holding berlusconiana, è condannato per aver ricevuto una ricca tangente peraver dichiarato il falso in uno dei processi contro il capo. In quel momento Berlusconi possedeva ancora l’immunità, ma la corruzione venne provata.

Marzo è stato tranquillo, ma in compenso ad aprile comincia una serie nera. Durante un ricevimento con la regina Elisabetta ed altri capi di Stato e di governo a Londra, Berlusconi lancia un grido per richiamare l’attenzione del presidente Obama. La regina si infastidisce e chiede: “Perché questo tizio sta urlando?”. Berlusconi replica che le sue gaffes sono tutte costruite dai media nemici.

Aprile continua sullo stesso tono, questa volta la vittima è la cancelliera tedesca Angela Merkel, abbandonata da sola su un tappeto rosso mentre il leader italiano conversa al cellulare. E’ diventato uno dei video più cliccati su YouTube. Berlusconi si difende sostenendo che era in trattativa diplomatica con il primo ministro turco. Il 6 aprile la terra scuote il centro Italia distruggendo la città de L’Aquila, uccidendo 328 persone e lasciando 50mila sfollati. Berlusconi, con il suo ottimismo a prova di terremoto, tenta di rincuorare i cittadini de L’Aquila, obbligati a vivere nelle tende, consigliando di considerare la situazione come “un week end in campeggio”.

Maggio: la vita privata del primo ministro comincia a sgretolarsi pubblicamente. La moglie Veronica scrive una lettera al giornale La Repubblica criticando il marito per aver scelto donne solo giovani e attraenti come ministri del suo governo. Lui risponde esigendo pubbliche scuse. Veronica chiede il divorzio, citando tra l’altro la presenza del marito al festino dei 18 anni di una ragazza napoletana, Noemi Letizia. Berlusconi, 73 anni, giura che non è mai avvenuto qualcosa di “piccante” tra lui e Noemi.

Giugno: arriva a Roma il leader libico Gheddafi con un’enorme tenda da beduino che paralizza il traffico della capitale. I due capi, l’italiano e il libico, annunciano eterna amicizia bombardati dai fischi dei difensori dei diritti umani, che in Libia praticamente non esistono.

Luglio: i giornali cominciano a parlare di Patrizia D’Addario, prostituta di Bari, che annuncia di aver passato una notte molto “piccante” con Berlusconi, e di aver registrato e filmato tutto ciò che successe quella notte. Rivela che Berlusconi detesta il preservativo e che ha alcune difficoltà a letto. Il capo di governo italiano replica di non conoscere Patrizia e che non ha mai pagato per una prestazione sessuale: “Non ho mai capito qual è la soddisfazione quando si perde il piacere della conquista”.

Agosto: mese di ferie in Europa, Berlusconi prova a rifarsi una verginità con l’elettorato cattolico, ma il divorzio, le ragazzine minorenni e le prostitute che frequentano la sua residenza non lo aiutano.

Settembre: le voci circolano liberamente, raccontano di cocaina e la fila di prostitute intervistate sulle loro visite a casa Berlusconi sembra interminabile.

Ottobre e novembre: mesi difficili per il primo ministro. Un tribunale stabilisce che la Fininvest deve pagare ad un gruppo rivale più di un miliardo di dollari come indennizzo per un affare chiuso a suon di mazzette negli anni Novanta. La Corte Costituzionale italiana dichiara incostituzionale la legge che garantisce l’immunità al capo di governo. Ciò significa che nel 2010 Berlusconi dovrà difendersi in tre processi, tutti per corruzione.

Dicembre: un collaboratore di giustizia della mafia siciliana rivela che Berlusconi era in contatto con vari capi di Cosa Nostra. Il 5 di dicembre, milioni di italiani partecipano al “No Berlusconi day”. Il giorno senza Berlusconi è commemorato in altre città del mondo. Il 14 dicembre, dopo un comizio, un folle getta in faccia al primo ministro una miniatura del Duomo di Milano: naso e denti rotti, il volto coperto di sangue, Berlusconi passa quattro giorni in ospedale ea tutt’oggi sta recuperando dall’attacco subito (è in convalescenza a causa dell’aggressione).

L’unico augurio professionale che mi faccio per il 2010 è quello di cambiare argomento.

(Articolo originale di Vera Gonçalves de Araújo)

mercoledì 20 gennaio 2010

Italia dall'Estero - L’enigma Berlusconi

Pubblico un articolo della BBC del 14 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

L’enigma Berlusconi

Il Presidente del Consiglio italiano è tornato al lavoro questa settimana. E’ arrivato a Roma sorridente, con il volto miracolosamente restaurato dopo l’attacco a Milano di un uomo che gli ha scagliato contro un modellino del Duomo. Dopo essersi toccato la guancia sinistra, ha dichiarato con evidente orgoglio ai giornalisti che le cicatrici si potevano a malapena notare.

Gli amici dicono che sia di ottimo umore. Ha scherzato sull’accaduto affermando come “i souvenir hanno perso di valore e te li tirano dietro”. La sua popolarità sembra essere nuovamente in aumento, nonostante manchino ancora i risultati di alcuni sondaggi. Chi gli è vicino sostiene che il grado di apprezzamento sia superiore a quello del Presidente degli Stati Uniti.

Ma molti italiani non la pensano così. Sono in molti infatti a ritenere che il Presidente del Consiglio abbia disonorato l’Italia, abbia preso in giro la magistratura e abbia attaccato le radici della democrazia con il proprio controllo della maggior parte dei mezzi di comunicazione.

Inoltre, c’è il punto di vista estero. Berlusconi è il politico più conosciuto in Europa per le gaffes, gli scandali, i commenti fuori luogo, le presunte notti con escort e le accuse di legami con la mafia. Anche questa settimana dovrà affrontare un altro processo, mentre cerca di ottenere l’immunità dalle accuse. Senza dubbio, in molti paesi questo insieme di problemi gli avrebbe impedito di mantenere il potere.

Ho passato gli ultimi due giorni parlando con chi scrive su di lui e gli è più vicino. Chiedo sempre, in questi primi giorni del 2010, se Berlusconi sopravviverà o meno: nessuno pensa che sarà obbligato a dimettersi.

Quindi: l’enigma Berlusconi

Un punto chiave della sopravvivenza di Berlusconi è il modo in cui si presenta. “Conosce molto bene lo spirito della nazione” afferma Massimo Franco, giornalista del Corriere della Sera. Nonostante la smisurata ricchezza riesce a dipingersi come una persona ordinaria. A molti piace il fatto che si sia fatto da solo, che sia un fedele appassionato di calcio, un uomo che infrange le regole e riesce a farla franca, un uomo che ama e seduce belle donne. I suoi amici dicono che dieci giorni fa, quando è apparso in un supermercato milanese, sia stato assalito da gente che urlava di amarlo. E’ difficile ricostruire con esattezza cosa sia successo, ma resta il fatto che sia circondato da forti dimostrazioni di affetto.

L’attacco a Milano

Silvio Berlusconi è un maestro nel trasformare episodi negativi in eventi a suo favore. Molte persone ritengono che l’attaco milanese abbia confermato la sua idea di essere vittima di una campagna d’odio. Dopo l’episodio le critiche si sono sicuramente ridimensionate. Massimo Franco ritiene che Berlusoni sia stato in grado di attribuire alla sua sofferenza un significato quasi religioso. Dopo l’attacco ha infatti offerto la propria faccia sanguinante alla folla, si è detto disposto a perdonare il suo aggressore e ha chiesto di smorzare i toni d’odio nel dibattito pubblico.

Il leader italiano è stato capace di collegare i magistrati, che lo accusano di corruzione e frode fiscale, alla cosiddetta “campagna d’odio”. I magistrati, ha affermato questa settimana, sono peggiori del folle che lo ha aggredito.

L’uomo

Berlusconi trae profitto dalle avversità, si delizia della battaglia politica. “E’ un guerriero”: afferma Carlo Rossella, un vecchio amico. “Non molla mai, è una persona veramente astuta”. Non è nel suo carattere la prospettiva di ritirarsi o di essere costretto a farsi da parte.

Il silenzio della maggioranza in Italia

“Ci sono persone che non ti immagineresti mai che abbiano votato per lui, che però si vergognano ad ammetterlo”, mi è stato detto una volta da un osservatore. L’Italia è attualmente una nazione di centro-destra e Berlusconi ha una visione che suscita ancora parecchio fascino: libertà individuale, libertà economica e anti-comunismo. Massimo Franco ha affermato che alla fine della guerra fredda Berlusconi ha capito che la politica italiana aveva bisogno di essere ridefinita. Per questo ha costruito un partito intorno alla sua figura.

La crisi economica

Lo scorso anno l’Italia ha subito una diminuzione del 5% del proprio PIL, mentre la disoccupazione giovanile è salita al 27%. Silvio Berlusconi ha dichiarato che non è possibile di tagliare le tasse nell’immediato futuro e l’opposizione lo ha accusato di mentire agli elettori, senza però offrire un’alternativa convincente per uscire dalla crisi economica. Gli italiani hanno trovato un modo del tutto personale per uscire dalla crisi: in un popolo di risparmiatori con una forte rete familiare, l’economia sommersa prospera raggiungendo il 20% del PIL. Tra coloro che hanno una casa di proprietà, l’85% non ha mutui.

Lo scandalo sessuale

“Non sono un santo” è stata la risposta del leader italiano alle rivelazioni sulle sue feste. Il fatto che la gente dica che “le sue vicende personali non sono un nostro problema” rivela quanto gli italiani siano riluttanti ad essere coinvolti negli affari degli altri. Amano il gossip, ma la maggior parte preferisce non giudicare.

Alcuni affermano che il suo impero mediatico abbia creato un mondo televisivo costruito attorno a ragazze poco vestite, alcune delle quali hanno addirittura ricevuto candidature al Parlamento europeo. C’è una crescente opposizione da parte di gruppi femminili che affermano che la cultura sia avvilente per le donne, mentre altre affermano che questa cultura dell’intrattenimento abbia aiutato Berlusconi a rimanere al potere.

Il profilo internazionale

Le persone più vicine a Berlusconi ribadiscono che il premier abbia un ruolo di spicco a livello internazionale. Citano la stretta amicizia con il Presidente Russo Vladimir Putin e sottolineano la sua fedele allenza agli Stati Uniti. In seguito all’annuncio da parte del Presidente Obama dell’invio di rinforzi in Afghanistan, è stato Berlusconi a garantire l’impegno militare maggiore. Di recente ha accettato senza reticenze i body scanner negli aereoporti. I detrattori affermano tuttavia come ci sia poca sostanza dietro le affermazioni secondo le quali egli abbia un ruolo chiave nella mediazione fra russi e americani. Altri sostengono che leader come il Cancelliere Merkel non hanno interesse nell’avere rapporti con lui.

L’opposizione

Un motivo chiave della sopravvivenza di Berlusconi è l’opposizione. Rimane divisa e incapace di presentarsi compatta con un’alternativa credibile. Non è riuscita ad approfittare degli errori di Berlusconi. Un politico dell’opposizione ritiene che c’è poco da fare, con Berlusconi “al centro di una gigantesca macchina di propaganda”. Nonostante tutto, nessuno è stato in grado di trovare una visione politica e una filosofia in grado di confrontarsi con il leader italiano. Per questo resiste. Il suo più grave pericolo sarebbe la disgregazione della sua stessa coalizione.

(Articolo originale di Gavin Hewitt)