giovedì 16 aprile 2009

Italia dall'Estero - Le case-containers dei “dimenticati” del sisma del 1997

Pubblico un articolo de Le Monde del 13 aprile 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Le case-containers dei “dimenticati” del sisma del 1997

Giove (Umbria) Inviato speciale

Il furgoncino entra scoppiettante nel villaggio di containers, vuoto per metà in questa mattinata di feste pasquali. Marino torna dalla spesa. Questo contadino di 73 anni, vive in una delle capanne del cantiere, istallate qui, a Giove, un paesino ad una ventina di chilometri da Assisi, dopo il sisma che colpì, nel 1997, la regione dell’Umbria.

All’epoca fu una buona cosa per lui e sua moglie. Dopo aver dovuto abbandonare come tanti altri la loro casa danneggiata ed aver passato diversi mesi sotto una tenda, Marino e sua moglie hanno trovato la soluzione ideale in questo container, coperto da un tetto che lo faceva sembrare una casetta, aspettando di rientrare in casa loro. Anche la loro figlia era venuta a vivere con loro insieme alla sua famiglia.

Poi, tre anni fa, sua moglie è morta e sua figlia se n’è andata altrove. Da quando vive solo, Marino è scoraggiato. “Se un giorno la mia casa sarà riparata, beh ci andrò, altrimenti, addio”, esclama unendo i gesti alle parole. L’anziano è divenuto fatalista a forza di vivere in questo container gelido in inverno e torrido in estate. Non ci si abitua a questa vita, a quest’età, per tutto questo tempo.

Sono soprattutto persone anziane come lui che sono restate a vivere in questo strano villaggio di lamiere. “Quelli che sono ancora vivi, poiché venticinque persone sono morte qui mentre erano in attesa di poter rientrare nelle loro case”, precisa Valentina Armillei, giovane responsabile di un comitato creato per sostenere questi “dimenticati del terremoto”.

Le abitazioni che hanno dovuto abbandonare sono di fronte ai container, lontane meno di un chilometro in linea d’aria. Le hanno osservate tutti i giorni, mentre la ricostruzione si impantanava nella burocrazia. In Umbria, era stato deciso di affidare agli abitanti stessi, attraverso un consorzio, e con gli aiuti dello Stato, la realizzazione dei lavori.

L’idea si è rivelata piuttosto azzeccata. Non a Giove. In paese, come spiega il sindaco, Giuseppe Mariucci, “non hanno avuto fortuna, perché sono incappati in un’impresa inadatta che è fallita quando non era che a un terzo dei lavori”. Da due anni, il comune ha ripreso le cose in mano e il sindaco assicura che tutto sarà terminato entro la fine di quest’estate.

Marino resta scettico. Gli occhi inchiodati alla televisione, è rapito dalle immagini del sisma in Abruzzo. Gli fanno rivivere la sua esperienza, ma anche le promesse non mantenute. “Anche a noi, ricorda sua nipote Antonella, la sola che gli faccia ancora visita, non cessavano di ripetere che tutto sarebbe stato risolto presto. Che belle parole all’epoca! Guardate dove siamo dodici anni dopo”. E con i senza tetto dell’Abruzzo, si rischia di ricordarsi ancora meno dei “dimenticati del terremoto” di Giove.

(Articolo originale di Salvatore Aloïse)

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