mercoledì 14 ottobre 2009

Italia dall'Estero - Berlusconi non deve portare l’Italia a fondo con sé

Pubblico un articolo della Reuters del 9 ottobre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Berlusconi non deve portare l’Italia a fondo con sé

Parigi – Silvio Berlusconi sembra determinato a portare le istituzioni italiane a fondo con sé mentre annega in una palude di processi e scandali. Ma i suoi alleati politici non dovrebbero legare irrevocabilmente il proprio destino al suo.

Quando la Corte costituzionale italiana ha sentenziato questa settimana che il Presidente del Consiglio non è al di sopra della legge, invalidando uno statuto fatto a misura che gli garantiva l’immunità dalla persecuzione, la reazione di Berlusconi è stata quella di attaccare i membri della stessa Corte e il presidente Giorgio Napolitano e definirli sinistroidi prevenuti nei suoi confronti.

Berlusconi si trova di fronte a due processi, uno per presunta corruzione in cui il legale britannico David Mills è stato condannato per aver accettato una tangente da lui. Nell’altro, è accusato di evasione fiscale. Ha negato tutte le malefatte e descritto i casi come delle “vere farse”.

Queste sono le parole di un uomo che è stato eletto per sostenere la Costituzione e il corso della legge. Eppure, tutte e tre le volte in cui, negli ultimi 15 anni, Berlusconi è salito al potere, ha speso il suo primo anno (se non di più) a mettere in atto una legislazione al proprio servizio per garantirsi l’immunità, decriminalizzare le frodi fiscali e cambiare lo statuto delle limitazioni. I suoi interessi personali e imprenditoriali hanno avuto la precedenza sul governo dell’Italia, che ha disperatamente bisogno di riforme.

Ora è chiaro che se dovesse rimanere in carica, i prossimi anni verranno spesi a combattere battaglie legali dentro e fuori i tribunali, citando quotidiani che osano mettere in questione la sua morale e lottando per soffocare gli scandali che coinvolgono la sua vita sessuale. E qui scompare qualsiasi prospettiva di smuovere l’economia sclerotica italiana, già debole prima della crisi finanziaria e, secondo le previsioni per quest’anno, prossima a una contrazione del 5%.

Berlusconi ha chiarito di non avere intenzione di andarsene volontariamente o senza chiasso. Ma i suoi alleati politici dovrebbero cominciare a considerare se il magnate dei media miliardario stia diventando un peso piuttosto che un vantaggio per il loro stesso futuro.

Finchè si è trattato di affrontare una dura sfida di una sinistra unita, il populista carismatico è stato un vitale accaparratore di voti e finanziere della destra italiana. E’ stato anche il solo politico che ha saputo domare la radicale Lega Nord, contraria all’immigrazione, e tenerla in una coalizione al governo. Ma con la sinistra ora divisa, senza leader e allo sbaraglio, le ragioni per aggrapparsi a lui sono molto più deboli.

Per certo, Berlusconi resta sorprendentemente popolare nonostante i suoi problemi legali e la richiesta di divorzio della moglie causata dalla sua contestata relazione con una minorenne, come anche le rivelazioni secondo le quali avrebbe intrattenuto prostitute nella sua residenza ufficiale. Eppure ha gravemente sminuito il profilo internazionale dell’Italia e i suoi guai personali e legali ora minacciano di danneggiare anche le sue prospettive economiche.

Ambiziosi politici conservatori come il presidente della Camera Gianfranco Fini devono soppesare i rischi di regicidio con il pericolo di venire trascinati a fondo da Berlusconi. Per il bene dell’Italia dovrebbero essere audaci e rapidi.

(Articolo originale di Paul Taylor)

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