giovedì 15 ottobre 2009

Italia dall'Estero - Italia, membro UE

Pubblico un articolo del Volkskrant del 9 ottobre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Italia, membro UE

Editoriale

L’Unione Europea è più di un mercato comune. È anche un’alleanza di stati democratici, una comunità di valori. Nuovi stati membri vengono ammessi solo se rispondono ai requisiti europei nel campo della democrazia e dello stato di diritto.

È legittimo chiedersi quante possibilità di essere ammessa avrebbe oggi l’Italia se presentasse domanda di ammissione all’Unione Europea. A prima vista è una domanda inopportuna da rivolgere ad un Paese che, insieme al Benelux, alla Germania e alla Francia, fa parte del gruppo fondatore dell’Europa. Chi però ha una visione d’insieme degli sviluppi in Italia, non può far altro che concludere che il Paese, sotto la guida del premier Silvio Berlusconi, inizia a mostrare sempre maggiori tratti da ‘democrazia pilotata’.

In assenza di una opposizione efficace, in effetti solo il potere giudiziario riesce ancora a opporre qualche resistenza alla fame di potere del premier/imprenditore. Questa è stata la ragione che l’anno scorso ha spinto Berlusconi a far approvare dal parlamento una legge che gli garantisse l’immunità penale, come anche al presidente e ai due presidenti del parlamento. Mercoledì la Corte Costituzionale ha stabilito che questa legge è anticostituzionale. La Costituzione sancisce che tutti sono uguali davanti alla legge, quindi non possono essere fatte eccezioni per le alte cariche.

La reazione di Berlusconi, ai cui occhi l’ “assurda” sentenza prova che la Corte Costituzionale è un organo nelle mani della sinistra, non avrà sorpreso nessuno, ma non per questo è meno allarmante. Il capo di governo italiano ha già in passato dato prova di nutrire una concezione discutibile della divisione dei poteri.

L’atteggiamento sprezzante di Berlusconi non può nascondere il fatto che la sentenza sia stata un brutto colpo per lui.

L’Europa non può più mantenere il silenzio su Berlusconi.

La bocciatura della legge sull’immunità apre la strada alla messa sotto processo del premier per vari vecchi casi di corruzione che riguardano i suoi interessi imprenditoriali. Inoltre, la sentenza arriva in un momento in cui il premier è gia alle strette a causa delle sue scappatelle amorose. E, meno di una settimana fa, centinaia di migliaia di italiani hanno manifestato contro i tentativi di Berlusconi di imbavagliare la stampa.

In un altro paese membro dell’UE tutto ciò sarebbe stato sufficiente a costringere il premier a dimettersi, ma Berlusconi può ancora contare su un grande numero di sostenitori nel proprio paese. È l’espressione degli equilibri polarizzati dell’ Italia, dove senza dubbio aumenteranno le tensioni conseguenti alla sentenza e offriranno al premier una scusa per interessarsi ancora meno degli affari di Stato e salvaguardare ancora più la propria posizione.

In fondo, il problema non è Berlusconi, ma il sistema politico allo sbando del quale egli è il prodotto. L’opposizione italiana non può chiamarsi fuori causa, avendo spianato la strada al ritorno di Berlusconi con le sue croniche divisioni interne. Nel frattempo, le azioni di quest’ultimo non possono lasciare insensibili gli altri stati dell’UE. L’ Europa non può predicare la democrazia verso l’esterno, e allo stesso tempo continuare a tollerare che a casa propria ci si faccia gioco dei principi fondamentali dello stato di diritto.

(Articolo originale)

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