venerdì 9 ottobre 2009

Italia dall'Estero - Analisi: cosa ne sarà adesso di Silvio Berlusconi?

Pubblico un articolo del Times dell'8 ottobre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Analisi: cosa ne sarà adesso di Silvio Berlusconi?

Mentre attendeva la sentenza decisiva di ieri, Silvio Berlusconi si è comportato come se niente fosse. Ha discusso di Medio Oriente con Mahmoud Abbas, il Presidente palestinese, e secondo i collaboratori era di “ottimo umore”. Ma la situazione è ben lungi dall’essere normale e il verdetto precipita l’Italia nel caos politico. Per il Presidente del Consiglio italiano e i suoi nemici si aprono diversi scenari.

Berlusconi va avanti senza considerare la sentenza

Un’opzione difficile. Alcuni processi contro di lui sono stati congelati quando lo scorso anno ha varato la legge che gli concedeva l’immunità parlamentare e gli inquirenti senza dubbio li riapriranno.

Si accusa Berlusconi di aver versato a David Mills, ex consulente fiscale britannico ed ex marito di Tessa Jowell, una tangente di 600 000 dollari per testimoniare il falso nei processi per corruzione negli anni ‘90. Mills è stato condannato a 4 anni e mezzo a marzo per aver commesso il reato. L’appello inizierà a Milano venerdì prossimo e la difesa di Mills ha chiesto a Berlusconi di comparire come testimone. Ora è probabile, invece, che il Presidente del Consiglio italiano si ritrovi imputato nel processo.

Ci sono altre indagini che possono sfociare in processi, tra cui un presunto tentativo di convincere senatori di centro-sinistra a disertare lo scricchiolante governo di Romano Prodi due anni fa. Per non parlare delle accuse sui presunti legami con la mafia.

Il Presidente rassegna le dimissioni e chiede elezioni anticipate

Il suo portavoce ha dichiarato che non lo farà, ma può esserne tentato. La sua popolarità è scesa nel corso dell’ultimo anno dal 63% al 47% a causa degli scandali sessuali e del divorzio pubblico, ma la coalizione di centro-destra non ha perso il vantaggio nei sondaggi.

Berlusconi potrebbe dimettersi a favore di un governo tecnico e potrebbe indire le elezioni insieme alle regionali che si terranno a marzo. Se vincesse, potrebbe reintrodurre la legge sull’immunità.

Accade un golpe interno al partito, contro di lui

I nemici di Berlusconi all’interno della sua coalizione potrebbero sostenere che la sentenza della Consulta è l’ultima goccia dopo mesi di rivelazioni imbarazzanti e dannose. L’ovvio leader di una rivolta interna è Gianfranco Fini, l’ex neofascista, ora conservatore e co-fondatore del Popolo delle Libertà al governo.

Ieri Fini si è unito a Luca Cordero di Montezemolo, capo della FIAT, in occasione del lancio di un nuovo comitato di esperti. Ha negato le voci secondo cui potrebbe formare una grande coalizione o un governo di emergenza con imprenditori, come di Montezemolo, ed elementi di sinistra. Ma potrebbe arrivare il momento di Fini, se non immediatamente, nei prossimi mesi, mano a mano che si deteriora la posizione di Berlusconi.

Il premier si ritira

Improbabile, dato che si considera come l’ammirato, addirittura adorato, salvatore dell’Italia. Ma in passato ha minacciato di gettare la spugna per l’inarrestabile valanga di accuse e rivelazioni.

Se i problemi legali si accumulano o se gli si prospetta la prigione, potrebbe anche essere tentato di andare in esilio, come fece il suo mentore Bettino Craxi, un altro discreditato Presidente del Consiglio, nel 1994, l’anno in cui Berlusconi entrò in politica. Craxi morì in esilio in Tunisia.

(Articolo originale di Richard Owen)

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