lunedì 12 ottobre 2009

Italia dall'Estero - Silvio Berlusconi e la legge

Pubblico un articolo del New York Times del 9 ottobre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Silvio Berlusconi e la legge

Editoriale

Mercoledì è stata una brutta giornata per il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma una giornata positiva per la democrazia italiana. Queste sono le uniche due cose subito chiare dopo che la più alta corte del Paese ha annullato una scandalosa legge fatta approvare dopo le elezioni dello scorso anno, che ha garantito a Berlusconi l’immunità dalle condanne finché in carica.

La Corte Costituzionale ha impugnato il principio democratico fondamentale secondo cui nessuno, per quanto ricco o potente, può elevarsi al di sopra della legge, anche se un Parlamento compiacente legifera l’immunità. Dove quelle accuse porteranno ora e se renderanno impossibile per Berlusconi portare a termine i rimanenti tre anni e mezzo del suo mandato restano, per ora, domande senza risposte.

Berlusconi ha speso la propria carriera politica dichiarando che il sistema giudiziario è faziosamente di sinistra e che i magistrati indipendenti italiani portano avanti vendette politiche contro di lui. Se da una parte il sistema giudiziario italiano è lento e lungi dall’essere perfetto, le corti sono la parte meno screditata del governo italiano. E dopo la sentenza di mercoledì spiccano più di prima.

La decisione della Corte riesuma tre casi pendenti contro Berlusconi. In uno, un avvocato britannico è stato accusato di aver accettato 600 000 dollari per fornire falsa testimonianza e difendere così Berlusconi in due processi per corruzione. In un altro caso, il Presidente del Consiglio, che è anche uno degli uomini più ricchi d’Italia, è accusato di frode fiscale in connessione con l’espansione del suo impero mediatico privato. Nel terzo caso, il più debole, è accusato di aver tentato di corrompere dei membri del Parlamento perché si unissero alla sua più forte coalizione.

I legali di Berlusconi si sono lamentati del fatto che il bisogno di difendersi in Corte ora costituirà per lui una distrazione importante dalle proprie responsabilità. Ma finora sembra che sia stato più preoccupato a spendere energie a difendere la propria controversa vita personale piuttosto che ad affrontare i problemi incombenti dell’Italia, inclusi anni di crescita inferiore alla media, corruzione dilagante, deficit e debito pubblico tra i più alti d’Europa.

L’Italia non può permettersi ulteriori anni di deriva e può permettersi ancora meno di avere il corso della legge dirottato a proteggere un solo uomo.

Non ci sono ovvi successori tra la litigiosa coalizione di centro-destra di Berlusconi, e tantomeno in un fratturato e demoralizzato centro-sinistra, incapace di unirsi intorno ad alcuna visione, leader o programma politico.

Non è una soluzione accettabile per l’Italia o per l’Europa. L’era di Berlusconi è durata fin troppo, con un numero troppo piccolo di realizzazioni positive. E’ tempo per entrambe le coalizioni di sviluppare una nuova generazione di leader più costruttivi e competenti da porre di fronte all’elettorato.

(Articolo originale)

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