mercoledì 1 luglio 2009

Italia dall'Estero - Per Di Pietro Berlusconi è un “erotomane”

Pubblico un articolo de La Nación del 27 giugno 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Per Di Pietro Berlusconi è un “erotomane”

ROMA. “Berlusconi è malato, è un erotomane. Ma il problema dell’Italia non è l’erotomania privata di Berlusconi. Il problema dell’Italia è tutto quello che fa Berlusconi e, soprattutto, tutto quello che non fa, perché si occupa dei suoi affari privati invece di occuparsi delle questioni pubbliche”.

Parla come un torrente in piena il famoso ex magistrato anticorruzione Antonio Di Pietro che, a capo del partito Italia dei Valori - uno dei vincitori delle ultime elezioni europee con l’8% delle preferenze - è diventata l’unica voce oppositrice e antiberlusconiana dell’Italia di “papi”.

In un’intervista a La Nacion nel suo ufficio della Camera dei Deputati, l’ex magistrato Di Pietro che negli anni ‘90 guidò le indagini contro la mafia conosciute come Mani Pulite, ha denunciato che l’Italia sta attraversando una grave decadenza etica e morale. Diretto come nessuno, ha affermato che il settandaduenne presidente del Consiglio italiano ha bisogno di assistenza psichiatrica, ha avvertito che la democrazia del paese è in pericolo, tuttavia ha scartato l’ipotesi che il sexgate italiano possa provocare la caduta del governo di Silvio Berlusconi.

- Cosa ne pensa degli scandali delle ragazze pagate, del sesso e delle feste in cui è implicato Berlusconi?
- Il Berlusconi privato e il Berlusconi pubblico costituiscono una doppia anomalia. L’anomalia privata si riferisce ad una persona che evidentemente non sa invecchiare e che probabilmente ha bisogno di assistenza medica.

- Assistenza psicologica?
- Piuttosto psichiatrica. Penso che Berlusconi sia malato, è un qualcosa che può succedere a chiunque. Credo che l’erotomania di Berlusconi sia la conseguenza di uno stato di impotenza mentale. Spero che qualche medico, qualche amico, lo possa aiutare ad invecchiare meglio. Ma il problema dell’Italia non è l’erotomania privata di Berlusconi. Il problema dell’Italia è tutto quello che fa Berlusconi e, soprattutto, tutto quello che non fa, perché si occupa dei suoi affari privati invece che delle questioni pubbliche. Il problema del paese è che questa politica di solo annunciare e non fare, questa politica unicamente pubblicitaria, di retorica e non di fatti, sta sempre più impoverendo le famiglie, sta sempre più riducendo le possibilità di una ripresa economica, sta distruggendo lo Stato di diritto e sta attentando allo Stato democratico.

- Da ex magistrato, come vede l’indagine che sta conducendo la procura di Bari? Crede che si tratti dell’inizio della fine di Berlusconi? Può cadere?
- No, è un errore pensarlo. Neanche per sogno! Berlusconi non è entrato in politica perché gli piace la politica. Lo dico dal 1994: Berlusconi cominciò a fare politica per motivi giudiziari. Quando Berlusconi si rese conto che le indagini per corruzione di Mani Pulite facevano progressi e avrebbero potuto farlo fuori del tutto, si inventò una terza via processuale.

- Quale?
- Prima che arrivasse lui, c’erano due vie processuali. Da un lato c’era l’imputato che, di fronte a un’accusa, si presentava davanti al giudice, veniva giudicato e accettava le conseguenze. Dall’altro c’era l’imputato che, resosi conto delle accuse contro di lui, faceva la valigia e fuggiva in Sudamerica… Berlusconi si è inventato una terza via: entra in politica; attraverso il controllo dell’informazione riesce ad essere eletto primo ministro, nomina parlamentari i suoi impiegati, i suoi seguaci, i suoi complici e i suoi avvocati e si fa le leggi per evitare di essere processato. Detto questo, e dato che la principale legge che Berlusconi si è fatto per evitare di essere processato è il cosiddetto lodo Alfano (che concede l’immunità giudiziaria alle quattro più alte cariche dello Stato) e che questo gli garantisce una protezione processuale finché esercita la funzione di primo ministro, non può dimettersi, perché se lo facesse, sarebbe processato domani stesso. Così fino a quando non cadrà in prescrizione il reato di corruzione per il quale Berlusconi pagò 600.000 euro all’avvocato inglese David Mills affinché rendesse falsa testimonianza a suo favore in due processi, reato del quale ci sono le prove, Berlusconi non potrà smettere di essere primo ministro.

- La cosa sorprendente è che se si convocassero ora stesso nuove elezioni in Italia, tutto indica che Berlusconi le vincerebbe…Come si spiega?
- Si spiega nella misura in cui l’Italia sta attraversando una grave decadenza etica e morale. Quello che preoccupa me e il mio partito non è Silvio Berlusconi, ma il Berlusconi che si è insinuato in ogni cittadino italiano. Ci preoccupa che ci sia un modello berlusconiano. Si tratta di un modello seducente e attraente che si basa sulla legge della giungla: il più forte mangia il più debole, chi ha meno scrupoli trionfa, il più astuto, il più criminale e il più determinato passa la selezione naturale. E questo è un paese in cui ognuno pensa che gli sia permesso fare quello che gli pare, anche calpestare i diritti di chi è diverso. Perché il berlusconismo ha rinnovato l’odio razziale in Italia. Il modello berlusconiano è fascista, razzista, piduista (con legami con la famosa loggia massonica P2) e xenofobo.

- Il fatto che Berlusconi continui a godere di un ampio consenso in Italia è conseguenza del suo enorme potere mediatico?
- Totalmente. L’opinione pubblica si forma attraverso le informazioni che riceve. E l’opinione pubblica italiana è stata martellata per anni con un’informazione distorta secondo la quale la colpa delle cose che succedono è della magistratura e non dei delinquenti, che i problemi economici e la disoccupazione derivano dal fatto che non si è permesso agli imprenditori di fare quello che volevano. In sintesi: in Italia vige un disordine morale che poco a poco si è esteso a tutte le regioni e ha coinvolto tutte le generazioni.

- Crede che il fatto che fuori dall’Italia Berlusconi sia un personaggio molto disprezzato mentre nel suo paese non lo è, sia il risultato del suo controllo mediatico?
- Assolutamente si. Questa intervista per esempio, la leggeranno i lettori del suo giornale. Però qui, in Italia, io non posso fare un’intervista come questa, perché nessuno me la pubblica. Mi devo accontentare di diffondere quello che penso attraverso il mio blog (www.antoniodipietro.it).

(Articolo originale di Elisabetta Piqué)

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