giovedì 9 luglio 2009

Italia dall'Estero - Lo scandalo di Berlusconi, la tragedia dell’Italia

Pubblico un articolo di Australia.to News del 30 giugno 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Lo scandalo di Berlusconi, la tragedia dell’Italia

Il Presidente del Consiglio ha corroso così tanto la vita pubblica dell’Italia che nemmeno le sue dimissioni comporterebbero un chiaro rinnovamento del Paese, sostiene Geoff Andrews.

Silvio Berlusconi, il politico populista di maggior successo dei tempi moderni, esercita da lungo tempo l’arte del fascino, scavalcando politici di professione e mirando dritto alla “pancia” piuttosto che al “cervello” dell’italiano medio. Durante i tre mandati come Presidente del Consiglio (maggio 1994 - gennaio 1995, giugno 2001 - maggio 2006, e da maggio del 2008) ha visto cambiare sette leader del centro sinistra ed è rimasto il personaggio dominante del panorama politico italiano. L’abilità di Berlusconi nel controllare i media e nel volgere anche le critiche a proprio vantaggio sono state due risorse inestimabili.

È possibile che questo modello di dominio adesso stia cambiando? Ci stiamo forse avvicinando alla fine dell’egemonia berlusconiana? La recente ondata di storie e scandali - riguardanti i suoi rapporti con delle giovanni donne, a partire da Noemi Letizia, un’amica diciottenne di Napoli che lo chiama “Papi” - sono di certo tra i più dannosi che il premier si sia mai trovato ad affrontare; ed è molto significativo che non abbia più il controllo sugli eventi.

Ma perfino il destino di Silvio Berlusconi sembra già diventato un fattore secondario. La serie di eventi che ha travolto il Premier settantaduenne e che adesso occupa intere pagine della stampa italiana e straniera non può ridursi - se mai potesse - a una questione sul comportamento personale. Piuttosto, la crisi di Berlusconi è diventata la tipica tragedia dell’Italia moderna.

La tempesta politico-mediatica

Silvio Berlusconi in passato ha già attirato su di sé le critiche della stampa. Ciò che cambia, oggi, sono le rivelazioni quasi giornaliere da parte di giovani donne, che lo accusano di essere ricorso al sesso a pagamento, rivelando un groviglio di disonestà proprio al centro della politica italiana. Nella carriera del premier sfera pubblica e privata - il Presidente del Consiglio ribadisce il contrario - sono sempre andate di pari passo. Ciò che gli eventi recenti rivelano con forza è come i valori di Silvio Berlusconi si siano radicati nella vita pubblica italiana.

Il tono sprezzante con cui Berlusconi ha risposto alle affermazioni avanzate da diverse donne - di essere state pagate per fare sesso, oppure di aver ricevuto offerte di lavoro nella sua emittente televisiva o candidature nel suo partito - rivela una mancanza di trasparenza nel sistema politico italiano e minaccia al contempo la libertà di stampa in un modo che sarebbe inaccettabile in qualsiasi altra democrazia occidentale. Berlusconi ha ignorato queste affermazioni per diverse settimane, rifiutandosi di rispondere alle domande che gli sono state poste (comprese quelle di Open Democracy - cfr. “Silvio Berluconi: altre dieci domande” [5 giugno 2009] e “Silvio Berlusconi: rispondere prego” [9 giugno 2009]).

È tipico del Presidente del Consiglio ignorare i canali tradizionali della responsabilità democratica e rivolgersi a una rivista di gossip, Chi, di cui è proprietario, per smentire le accuse. Per quanto tempo ancora la decrepita cultura politica italiana e la sua classe dirigente corrotta potranno continuare ad affondare? Il comportamento del Premier suggerisce come in Italia la politica sia stata rimpiazzata da uno sfoggio di onnipotenza personale.

L’Italia ospiterà il G8 a L’Aquila dall’8 al 10 luglio 2009, e tutta l’attenzione si concentrerà sul comportamento del Presidente del Consiglio. Berlusconi è più isolato che mai in seno alla comunità internazionale. Tra i suoi alleati può contare soltanto il Presidente russo, Dmitry Medvedev. I segnali che l’indebolimento del suo status stiano danneggiando la reputazione dell’Italia sono diffusi: dalle risposte imbarazzate degli altri leader di fronte al suo comportamento, fino agli sforzi di un gruppo di accademiche di persuadere le “first lady” del G8 a boicottare il vertice de L’Aquila. Perfino i suoi rapporti con la Chiesa cattolica ne hanno sofferto: dopo un breve riavvicinamento quando aveva tentato di fare approvare un decreto per tenere Eluana Englaro in vita, le ultime indiscrezioni hanno provocato la reazione da parte di molti ecclesiastici di spicco (l’Arcivescovo Angelo Bagnasco di Genova ha condannato apertamente “quegli uomini ubriachi di un delirio di grandezza…”).

La crisi è più seria delle sue relazioni con delle giovani donne. Il 21 maggio 2009, Berlusconi ha definito inutile “il Parlamento italiano”, affermando che bastavano 100 parlamentari per svolgere le attività e paragonando, in negativo, i parlamentari agli imprenditori. Nel febbraio del 2009, un tribunale ha decretato che aveva pagato una bustarella all’avvocato britannico David Mills in cambio della sua falsa testimonianza, proprio mentre lui non poteva essere processato per la legge sull’immunità parlamentare approvata dal suo stesso governo. Berlusconi non ha dato alcuna spiegazione a riguardo. Questa sistematica assenza di qualsiasi responsabilità democratica da parte del capo eletto del Paese ha portato il quotidiano La Repubblica - che ha svolto un lavoro esemplare nel ricercare la verità dietro ai comportamenti di Berlusconi - a pubblicare ulteriori dieci domande (vedere “Le dieci domande mai poste al Cavaliere” [14 maggio 2009] e “Le dieci nuove domande al Cavaliere” [La Repubblica, 26 giugno 2009].

Al contempo, risulta problematico anche l’atteggiamento del governo nei confronti dei media non controllati direttamente . Berlusconi ha invitato le aziende a non acquistare pubblicità sul settimanale L’Espresso (una pubblicazione dello stesso gruppo editoriale de La Repubblica). Il suo ministro della cultura e stretto alleato, Sandro Bondi, ha definito La Repubblica una “minaccia per la democrazia” - un’affermazione incredibile per descrivere il normale ruolo di un quotidiano in una società libera. Inoltre, il direttore dell’emittente pubblica RAI - parte dell’impero mediatico di Berlusconi - si è rifiutato di mandare in onda i dettagli delle affermazioni contro Berlusconi (come se la BBC si fosse rifiutata di seguire lo scandalo delle spese dei parlamentari nel Regno Unito).

Il dopo Berlusconi

L’Italia è un Paese molto diviso, e la copertura mediatica negativa che ha ricevuto il suo leader - perfino oggi - influenza soltanto una parte della popolazione. Tuttavia, è riuscita a creare un clima di vergogna e imbarazzo tra gli italiani dentro e fuori i confini nazionali; la loro identità è ora legata al personaggio Silvio Berlusconi. Cresce sempre di più la consapevolezza che le cose non possano restare come sono. Mentre le critiche da parte della stampa estera aumentano, sempre più italiani sono spinti a manifestare la loro rabbia e a sollecitare gli alleati d’Occidente a continuare le loro inchieste.

In effetti, alcuni degli alleati più vicini a Silvio Berlusconi hanno dichiarato a Guy Dinmore, corrispondente da Roma per il Financial Times, di prepararsi a un futuro senza di lui (cfr. “Berlusconi whispers grow louder”, Financial Times, 25 giugno 2009). Sono chiaramente preoccupati dalle conseguenze che potrebbe comportare l’attuale intreccio di azioni dubbie e forse anche delittuose.

Giuliano Ferrara, editore de Il Foglio e uno dei più astuti alleati intellettuali di Berlusconi, ha avvertito l’Italia che si potrebbe verificare un altro “24 luglio”; un riferimento al 1943 quando Mussolini venne esautorato dal Re Vittorio Emanuele III e in seguito fondò la Repubblica di Salò. Ancora una volta, l’Italia si ritrova con un capo ossessionato dal potere che, posizionatosi al di sopra della legge e credendosi invincibile, sarebbe disposto a trascinare giù anche gli altri, in un ultimo gesto sprezzante.

Sono tempi preoccupanti per chiunque abbia a cuore l’Italia, a prescindere dal colore politico. Silvio Berlusconi non rassegnerà facimente le dimissioni. Se dovesse lasciare il potere volontariamente o come risultato di pressioni, perderebbe l’immunità parlamentare e potrebbe essere inquisito. Non c’è un chiaro successore all’interno del suo partito che possa vantare un ampio consenso. Tuttavia, l’opposizione rimane molto debole. Non ci sono prospettive di una necessaria riforma al sistema costituzionale italiano e, finora, non c’è segno di un’ondata popolare per il cambiamento.

Attualmente l’unico beneficiario politico dei problemi di Berlusconi è stata la xenofoba Lega Nord, che ha ottenuto un buon risultato alle elezioni per il Parlamento europeo del 6 e 7 giugno. La Lega può sempre rivelarsi un alleato di governo scomodo, come nel dicembre del ‘94, quando fece cadere il primo governo Berlusconi. La fine del regno di Silvio Berlusconi, premesso che stia per arrivare, potrebbe essere sempre lunga e dolorosa e potrebbe lasciare desolate le prospettive di lungo termine dell’Italia. Una vera e propria tragedia.

(Articolo originale di Geoff Andrews)

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