martedì 7 luglio 2009

Italia dall'Estero - Nostro Silvio

Pubblico un articolo del De Groene Amsterdammer del 10 giugno 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Nostro Silvio

In occasione delle Elezioni Europee gli italiani hanno messo in chiaro che, nel suo paese, Silvio Berlusconi non è stato danneggiato da tutti gli scandali. La cosa desta meraviglia all’estero, ma l’Italia ha le sue proprie regole del gioco.

Al circolo della stampa estera a Roma, quella mattina del dicembre 1993, erano tutti eccitatissimi . Silvio Berlusconi sarebbe venuto a fare visita! L’alcolista belga Frederic si era appositamente alzato dal letto prima di mezzogiorno ed indossava addirittura una cravatta. La mangiatrice di fuoco brasiliana, Gina, indossava il suo vestitino più corto. L’establishment del New York Times, AP, Newsweek, El País, Frankfurter Allgemeine e The Times, in completo grigio antracite, era già schierato nelle prime file sorridendo ironicamente.

Il presupposto: Berlusconi = sbaglio. Non restava che rendere palese questo fatto con un paio di domande pungenti. Proprio i pesci più piccoli sentivano maggiormente questa responsabilità in quanto con una domanda tagliente fatta a Berlusconi si poteva riuscire a farsi notare e si diventava, per almeno un anno al circolo della stampa, “l’uomo” (o “la donna”) che “aveva osato”. Si poteva persino finire in TV!

Poco prima Silvio Berlusconi ci aveva definiti “giornalisti di serie B”, “I corrispondenti esteri a Roma non sono propriamente la crème de la crème di un giornale”, aveva detto, “sono dei mezzi disoccupati pagati al pezzo, ai quali, ogni tanto, viene concesso di inviare qualcosa che il loro datore di lavoro desidera sentire”

Con ciò ci aveva colpiti direttamente al cuore, anche perchè un po’ era vero. Il “mobilio” del circolo della stampa estera di Roma passava effettivamente metà della giornata al telefono a supplicare la madre patria di poter inviare 20 righe del tipo “Il fascismo in Italia rialza la testa”.

L’Italia si trovava in un vuoto di potere. L’eterno equilibrio tra Democristiani e Socialisti era stato disturbato dal processo Mani Pulite dal quale - sorpresa! - risultava che tutto e tutti erano corrotti. La spartizione della torta era stata regolata per decenni dall’uso delle mazzette e, sebbene nessuno avesse mai obiettato, c’era un fastidioso magistrato, un certo Antonio di Pietro, che aveva trovato necessario mettere il naso negli affari altrui.

Con ciò un’intera classe politica era stata cacciata dalle sue poltrone e questo era il momento degli esclusi, coloro che avevano fatto tappezzeria, i post-fascisti. Loro avevano le mani pulitissime in quanto dal dopoguerra non avevano più potuto partecipare.

Ovviamente non avevano la minima possibilità di farcela senza un Uomo Forte, non è necessario spiegare certe cose ai post-fascisti, e quell’Uomo Forte era il magnate dei media Silvio Berlusconi. Questi, lo stesso anno, aveva tappezzato tutta l’Italia di allegri manifesti azzurri con scritto “Forza Italia!”, lo slogan della nazionale di calcio. Era l’operazione preparatoria alla sua entrata in politica, perchè la pubblicità abusiva è quella che funziona meglio. Nessuno sapeva di cosa si trattasse ma tutti avevano già “Forza Italia!” nel subconscio.

A Berlusconi ora mancava solamente di conquistare un ultimo bastione: la stampa estera, che non lo vedeva di buon occhio. Tutto quello che in Italia era consentito, altrove veniva visto come un errore. Un miliardario in stile Murdoch che aveva costruito il suo impero edilizio milanese mediante una rete di conti bancari esteri non rintracciabili (Mafia!), che era riuscito a manovrare - attraverso connessioni politiche illegali - tre emittenti televisive nazionali nell’etere e i cui affari erano tanto oscuri quanto inafferrabili. La giustizia non era mai riuscita a cogliere in fallo Berlusconi, sebbene le prove venissero quotidianamente fornite da zelanti giornalisti di piccoli giornali di sinistra.

Infine, si rendeva necessario fare qualcosa per la sua immagine all’estero, pensava Berlusconi e scendere personalmente nella fossa dei leoni gli era sembrata la mossa più utile. Con la sua forza di persuasione ed il suo charme, mediante i quali aveva già ottenuto così tanto, avrebbe sicuramente messo in ginocchio questo gruppetto di disoccupati.

Naturalmente, è arrivato un po’ in ritardo, perchè questo fai in Italia se sei uno importante. Il brusio nella sala stampa chiusa era cresciuto fino a diventare un rimbombo sdegnato. Io mi ero posizionata al centro della sala all’estrema destra del corridoio. Doveva passare di lì ed io ci tenevo a vederlo da vicino. Già da mezz’ora rischiavo di slogarmi il collo perchè avevo deciso di iniziare la mia storia descrivendo la prima espressione del suo viso. Come sarebbe entrato nella sala del nemico?

Eccolo. L’ho visto, un ometto compatto alto al massimo 1 metro e settanta circondato da una siepe di Rambo. Erano tutti vestiti come lui, stretti nel completo come gli allenatori di calcio, con quella stessa scomoda rigidità. Lui è spuntato attraverso i Rambo ed ha fatto un profondo respiro prima di entrare nella sala. Avevo l’inizio del mio articolo.

E’ arrivato sgambettando lungo il corridoio e ci siamo guardati dritto negli occhi. Berlusconi si è fermato accanto alla mia sedia ed ha inclinato la testa in segno di apprezzamento. Solo per poco ma abbastanza a lungo perchè qui e là nella sala si sollevasse un ironico Buuuuu!

Ero carina nel 1993. Erano in molti a quei tempi ad essere d’accordo con Berlusconi. Il fatto che in un tale momento, con gli occhi del mondo addosso, uno riesca ad infilarci anche un piccolo flirt in un corridoio con una giovane donna è tipico di Berlusconi.

Ed è quella cosa “tipica di Berlusconi” che è difficile da spiegare. Mentre in realtà è relativamente semplice perchè significa “italiano tipico”.

Gli italiani hanno brutte esperienze con lo Stato. Nel 1861 un insieme di piccoli regni, principati, repubbliche marinare, isole e territori papali, per la prima volta nella storia, furono riuniti sotto una unica unità amministrativa: la monarchia italiana. Dopo la seconda guerra mondiale la monarchia è stata abolita e, a partire dal 1946, l’Italia è diventata una Repubblica.

Questo è stato comunicato alla popolazione così come sempre agli italiani le cose vengono comunicate o imposte dall’alto. In pratica non è mai esistito un rappresentante dello Stato che abbia cambiato il radicato sentimento che i potenti governano principalmente per se stessi. Tranne uno, Benito Mussolini, che purtroppo ha fatto l’errore fatale di imbarcarsi con Hitler ma che fino a quel punto era stato un gentiluomo su cui potevi davvero contare e che aveva fatto molto per gli italiani, in particolare per i poveri e specialmente nel sud.

Quello che gli italiani non faranno mai è fidarsi di un modello perchè i modelli sono fatti di persone e queste persone sono del resto italiane, e siamo di nuovo al punto di partenza. La parola “democrazia” a loro dice pressapoco tanto quanto la parola “universo”. Non si può proprio dargli torto, visto che nel corso dell’ultimo secolo e mezzo coloro che hanno incarnato lo stato democratico, nel migliore dei casi erano dei fini equilibristi.

Il caposcuola è il democristiano Giulio Andreotti, la faccia dello stato italiano a partire dalla seconda guerra mondiale fino agli inizi degli anni novanta. Andreotti si è tenuto in equilibrio in modo eccellente tra i poteri ufficiali e non ufficiali. Tra l’America (che principalmente temeva il PCI, il più grande partito comunista dell’occidente), la mafia, tra il grande capitale del nord industriale e la P2, la loggia segreta massonica, tra il Vaticano e le BR. Tra la corruzione e la misericordia cattolica, poichè a quest’ultima era delegata l’assistenza sociale in Italia. E’ stato sette volte Primo Ministro e oltre venti volte Ministro ed è sopravvissuto a tutto, anche all’ultima inevitabile accusa di collusione con la mafia.

Cosa avrà mai fatto?
Invitare un paio di ragazzine,
una festicciola, un cantante,
eh, dai! Lui è fatto così!
[titolo di mezza pagina, ndt]

Ma dire che Andreotti abbia contribuito ad una democrazia, no! E neanche che abbia aiutato a rendere più prestigioso il concetto di “Stato” in un’Italia fondamentamente anti-statale. Lui copriva con il suo viso imperturbabile ciò che andava coperto e sapeva come comportarsi. Ogni mattina alle sei, la messa e nessuna seconda casa in Sardegna, questo è quanto. Non si poteva esserne contenti, ma lui giocava una partita a scacchi che pochi riuscivano a comprendere e quindi lo lasciavano fare.

Di Silvio Berlusconi invece gli italiani sono contenti. Non tutti naturalmente, Già da 15 anni, cioè da quando Berlusconi è entrato in politica, come straniero ti viene immancabilmente rivolta la domanda: “Cosa dicono di noi all’estero?”. Questi sono gli italiani che sono in netta minoranza, quelli che leggono giornali di sinistra, che si preoccupano e che in politica si vedono rappresentati da “occhiali” e “baffi” senza carisma con un passato da comunisti, con poche idee per il futuro e con il dito sempre puntato.

Viceversa Berlusconi è sempre semplicemente se stesso e questo già basterebbe. Lui non è lo Stato, non rappresenta niente, lui è Berlusconi. Un uomo dal grande cuore. Fino ad ora tutti apprezzano moltissimo come ha saputo gestire il terremoto in Abruzzo. Tutti tranne il 60.000 abruzzesi che vivono ancora nelle tende, ma questo è logico. Ogni giorno in più passato in tenda, è un giorno di troppo. Berlusconi dice, anzi giura, che tutti a settembre avranno una nuova casa. Paragonato ad altri terremoti italiani, dove generazioni sono nate nei containers, sarebbe un unicum assoluto.

La spazzatura di Napoli che lui, Dio solo sa come, è riuscito a togliere dalle strade. Il fatto che per questo molto probabilmente sia dovuto scendere a compromessi con i poteri occulti che regnano a Napoli e dintorni, così sia! La spazzatura in strada non c’è più, giusto? Abbiamo ancora da lamentarci?

Ah, già Noemi!, la minorenne, i festini, le ragazzine nude, la moglie arrabbiata, il divorzio. Guarda, un uomo è un uomo. E poi lui si sentiva solo perchè la fastidiosa moglie, quell’elegante “Madame” Veronica, lo aveva già abbandonato da anni. Non si faceva mai vedere da nessuna parte ed il povero Berlusconi, sempre a sgobbare con l’elmetto in testa tra le macerie dell’Abruzzo ed i mucchi di spazzatura di Napoli. Sarà pure consentito! E poi, cosa avrà mai fatto? Semplicemente invitare un paio di ragazzine, una festicciola, un simpatico cantante, eh, dai! Lui è fatto così. Un uomo generoso a cui piace la compagnia dei giovani e che condivide volentieri con tutti il suo benessere. Se poi uno tiri fuori la storia dell’avvocato inglese David Mills, che di recente è stato condannato a quattro anni di carcere da un tribunale di Milano per aver favoreggiato Berlusconi nascondendo certe informazioni relative all’impero mediatico della Fininvest, allora gli italiani veramente ne hanno abbastanza di te.

Ma smettila! La magistratura italiana è ossessionata da Berlusconi. E’ già stato indagato venti volte. Corruzione, frode, evasione fiscale, furto, riciclaggio e traffico di droga. Mai preso, quindi non è successo nulla.

A questo si potrebbe obiettare che Berlusconi fa un uso improprio della politica per fini personali. Che aggiusta le leggi allo scopo di restare fuori dai guai. Che è pericoloso uno che si mette al di sopra della Costituzione e che presenta (al popolo) i suoi doveri istituzionali di premier come fossero dei suoi personali favori al popolo.

Si può fare, ma non aiuterà a migliorare le cose. Per gli italiani i crimini elencati qui sopra non sono crimini. Lo Stato non esiste e di conseguenza neanche la Costituzione. Non ne è mai venuto qualcosa di positivo. Le leggi e le regole esistono solo per tormentare il cittadino e il Nostro Silvio lo sa. Proprio la sua vulnerabilità, il fatto che a lui continuamente accade in grande ciò che agli italiani accade in piccolo, fa di lui il preferito dal popolo. Guarda, di nuovo quel birichino! Il Nostro Silvio oltretutto viene anche a spiegarcelo sinceramente in TV, e già, anche quella possiede. Ma questo fa di lui anche un grande “imprenditore” [in italiano nel testo, ndt]. Provate a fare altrettanto!

(Articolo originale di Anne Branbergen)

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