martedì 25 novembre 2008

Italia dall'Estero - Punizione e vendetta

Pubblico un articolo del Guardian del 24 novembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Punizione e vendetta

L’estratto che segue è preso da una intervista fatta pochi giorni fa all’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e pubblicata sul Quotidiano Nazionale.

La domanda chiedeva cosa avrebbe dovuto fare Roberto Maroni, l’attuale ministro degli Interni (a capo anche della polizia), in relazione alle manifestazioni di studenti ed insegnanti dei giorni scorsi, contro i tagli alle scuole e alle università annunciati dal governo.

“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. Dovrebbe ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrebbe sovrastare quello di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare senza pietà i manifestanti, e mandarli tutti all’ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non i vecchi professori, certo, ma le giovani maestre.”

Gli studiosi di Storia politica italiana troveranno affascinante l’intervista perché fa luce sulla linea politica di Cossiga, e in particolar modo sulle sue attività tra il 1976 e il 1978, quando anche lui era Ministro degli Interni e a capo della polizia. Nel 1977, una manifestazione del Partito Radicale fu presa d’assaltato da alcune persone armate che hanno sparato alcuni colpi provocando la morte di Giorgiana Masi, una ragazza di 20 anni.

Cossiga non seppe, o forse non volle, spiegare cosa accadde quel giorno. O meglio, non fu in grado di chiarire se gli aggressori fossero parte delle forze di polizia. Un anno più tardi si dimise, a seguito della lentezza delle indagini per liberare Aldo Moro rapito (e poi ucciso) dalle Brigate Rosse.

Questi fatti non sembrarono danneggiare Cossiga, la cui carriera politica vide una rapida rinascita. Nel 1979 divenne Presidente del Consiglio, nel 1983 Presidente del Senato (la seconda carica politica dello Stato italiano) e nel 1985 Presidente della Repubblica italiana.

Di qui l’interesse per l’intervista rilasciata pochi giorni fa, che fa luce su uno dei periodi più oscuri della storia italiana chiamato “strategia della tensione”, cominciata nel 1969 a Milano con la bomba fatta esplodere alla Banca Nazionale dell’Agricoltura (per mano di estremisti di destra ma di cui furono incolpati gli anarchici) fino ai fatti del G8 di Genova nel Luglio del 2001, in cui il misterioso gruppo di destra dei “black-blok” mise a ferro e fuoco la città tanto da scatenare la reazione violenta della polizia su migliaia di manifestanti contrari alla globalizzazione.

Le autorità italiane ci diranno senz’altro che le parole di Cossiga sono il risultato della sua malattia (si vocifera che abbia l’Alzheimer). Per me sono tragiche. Credo che Cossiga sia perseguitato dalle Erinni, le dee.

Ora che la verità è stata finalmente detta, verrà accusato di essere un pazzo. Si tratta della stessa sorte che è toccata a Moro, le cui lettere scritte durante la prigionia furono bollate dallo stesso Cossiga come scritte da un uomo in preda al delirio. Credo che tutto questo si chiami però Nemesi: si tratta di un’altra divinità, è in effetti la dea che restituisce al mondo l’ordine morale.

(Articolo originale di Roberto Mancini)

Nessun commento: