domenica 16 novembre 2008

Italia dall'Estero - Berlusconi infiamma il clima sociale

Pubblico un articolo di Liberation del 15 novembre 2008 (traduzione da Italia dall'Estero):

Berlusconi infiamma il clima sociale

Manifestazioni a valanga, facoltà in sciopero, interruzione del lavoro… è la fine della luna di miele.

Alla chiamata di Walter Veltroni, leader dell’opposizione di centro sinistra, hanno risposto diverse centinaia di migliaia di italiani, il 25 ottobre, nelle strade di Roma per protestare contro la politica governativa di Silvio Berlusconi. Venerdì, gran parte del mondo universitario ha indetto uno sciopero coronato in un grande corteo che ha riunito 500.000 persone, secondo gli organizzatori (100.000 secondo la polizia). Fra queste due date: il moltiplicarsi degli scioperi talvolta selvaggi, i trasporti pubblici bloccati, i collegamenti della compagnia Alitalia soppressi, gli scontri fra studenti, polizia e alcuni gruppi di estrema destra, eancora i sindacati a volte scavalcati dalla loro base. Sono attese altre manifestazioni e uno sciopero generale è previsto per il 12 dicembre per iniziativa della CGIL, la principale confederazione sindacale transalpina con più di 5 milioni di iscritti.

Riforma. Da quando l’economia italiana è entrata in recessione (il tasso di crescita previsto per il 2008 è del – 0,3%), il governo di Berlusconi deve affrontare un clima sociale veramente difficile, e i lusinghieri sondaggi dei quali il presidente del Consiglio recentemente ancora si vantava cominciano a mostrare delle crepe. Dal suo ritorno al potere nella primavera scorsa, la percentuale di consenso del capo del governo è per la prima volta in calo, e perde quattro punti in un mese (dal 62 al 58%). “L’idillio con il paese è finito” assicura Massimo D’Alema, l’ex presidente del Consiglio e membro del Partito Democratico (PD).

L’inversione di tendenza è iniziata in seguito alla riforma dell’istruzione, presentata dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che dovrebbe tradursi in un soppressione di 87.000 posti di lavoro. Immediatamente, i licei e le università sono stati occupati. Ieri, le decine di migliaia di studenti che manifestavano denunciavano tagli ai fondi dell’università dell’ordine di 1,4 miliardi di euro in 5 anni.

Non tutti i sindacati tuttavia hanno aderito alla mobilitazione. La CISL, il secondo sindacato del paese, di ispirazione democristiana ha in effetti preferito rinunciare a scendere in piazza in seguito ad un parziale marcia-indietro del ministro. Ma per le altre organizzazioni sindacali e per la maggioranza degli studenti, la cura resta indigesta. “Siamo d’accordo sulla riforma, ma non sui tagli” ripetevano ieri i manifestanti. “Coloro che non hanno partecipato al corteo hanno avuto torto” ha commentato, polemico, Guglielmo Epifani, segretario della CGIL. “Ogni volta che Silvio Berlusconi tenta di isolarci, non riesce ad ottenere nulla”.

Il capo del Governo spinge chiaramente per una divisione del fronte sindacale. Avrebbe anche ricevuto di nascosto il 6 novembre Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, i leader delle altre due grandi confederazioni sindacali (CISL e UIL) nella sua residenza romana, in presenza di diversi ministri e della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. I sindacalisti smentiscono, malgrado alcuni testimoni li abbiano riconosciuti.

“Fatto grave”. L’esclusione della CGIL ha provocato le ire di Guglielmo Epifani, portando alla proclamazione di uno sciopero generale per il 12 dicembre. “E’ un fatto grave e senza precedenti”, ha denunciato preparandosi a mobilitare le sue truppe, come il suo predecessore Sergio Cofferati che, nel 2002, aveva portato in piazza tre milioni di persone e fatto tornare indietro Berlusconi sulla sua riforma delle norme sul licenziamento e sul suo tentativo di negoziare soltanto con le confederazioni “moderate”.

Tornato al potere in posizione di forza, il Cavaliere tenta di nuovo di giocare la carta della divisione, dato tanto più che il Patito Democratico, nato lo scorso anno riunendo gli ex comunisti e gli ex democristiani, suddivide il suo sostegno fra le tre organizzazioni sindacali. Ma in una situazione economica estremamente difficile, questa strategia berlusconiana rischia di provocare un deterioramento ulteriore del clima sociale. Per l’ex ministro dell’Industra e astro nascente del PD, Pier Luigi Bersani, questo comportamento è “irresponsabile”.

(Articolo originale di Eric Jozsef)

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