lunedì 1 febbraio 2010

Italia dall'Estero - In Italia, la strategia del Partito Democratico di allearsi con il centro viene sconfessata dai suoi elettori

Pubblico un articolo di Le Monde del 26 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

In Italia, la strategia del Partito Democratico di allearsi con il centro viene sconfessata dai suoi elettori

Doveva essere “il laboratorio” nel quale si preparavano le future vittorie del Partito Democratico (PD, centrosinistra). In Puglia, nel sud dell’Italia, Pierluigi Bersani, il nuovo segretario del PD eletto nell’autunno 2009, si apprestava a sigillare un’alleanza vincente con l’Unione di Centro (UDC), partito centrista e cattolico. L’unica soluzione, secondo lui e la direzione del partito, per evitare una disfatta alle elezioni regionali del 28 marzo. In cambio, i centristi domandavano niente di meno che la testa dell’attuale governatore della regione, Nichi Vendola, eletto, tra la sorpresa generale, alla testa di una coalizione di sinistra nel 2005.

Non restava che un problema, e non da poco. Vendola non intendeva lasciare il suo posto dopo cinque anni di una gestione giudicata piuttosto soddisfacente. Nichi Vendola? Un Ufo politico come solo l’Italia può produrne: 51 anni, cattolico, ex burocrate del Partito Comunista Italiano, omosessuale dichiarato, rinomato poeta ed esperto di Pasolini. Il suo nome è la somma delle sue contraddizioni: Nichi è sia diminuitivo di Nikita, in omaggio a Nikita Kruscev, sia Nicola, il santo patrono di Bari.

In queste condizioni, solo il voto dei simpatizzanti poteva scegliere tra il candidato voluto dal PD, il centrista-compatibile Francesco Boccia, e il governatore uscente che non voleva dimettersi. Il 24 gennaio, da Foggia a Lecce, quasi 200 mila elettori si sono recati alle urne. Risultato: l’attuale governatore è stato rieletto con più del 70% dei voti. La direzione nazionale del partito esce indebolita da questo scrutinio, anche se Bersani fa finta di accettare tale candidatura che non corrisponde né alle sue scelte né la sua strategia.

SONORA SCONFITTA

“Siamo determinati a sostenere Vendola” ha assicurato. Ma non cambia affatto la sua volontà di unirsi ai centristi. “Il proposito di favorire una convergenza con tutte le opposizioni vale sempre”, ha precisato.

Una disavventura simile è avvenuta nel Lazio, la regione di Roma. Qui, la questione se riproporre il governatore uscente non si poneva. Piero Marrazzo, il presidente della regione, ha dovuto dare le dimissioni, nell’ottobre 2009, dopo la rivelazione delle sue assidue frequentazioni di transessuali e del suo debole per la cocaina. La direzione del PD si è dunque prodigata, ancora una volta, nel trovare un candidato che piacesse ai centristi, ancor più determinanti in questa regione data la vicinanza del Vaticano.

Tra tentennamenti ed esitazioni, il PD tanto ha fatto che alla fine la radicale Emma Bonino ha messo tutti d’accordo annunciando la sua candidatura. Il partito avrebbe di certo auspicato le primarie ma dato che la destra aveva già presentato la sua candidata – Renata Polverini, ex dirigente del sindacato UGL (moderato) -, era troppo tardi per ostentare le proprie divisioni.

Un altro schiaffo per il partito? Così pare: laica, nota per le sue lotte in favore dell’eutanasia, dell’aborto, del divorzio, la Bonino, 61 anni, ex commissario europeo (1994-1999), ha tutte le carte in regola per irritare l’elettorato cattolico. Non avrà l’appoggio dei centristi, ma gode di un forte sostegno popolare che la fa partire alla pari della sua rivale nei sondaggi. La sua candidatura, come quella di Vendola, illustra le difficoltà del PD a scegliere una strategia ed imporla ai suoi militanti.

Per Massimo Franco, analista politico del quotidiano Corriere della Sera “ci sono due partiti: il partito ufficiale, che vede nell’UDC un alleato, ha subito una sonora sconfitta”. E aggiunge: “Vendola ha issato la bandiera dell’identità storica del Pd. Questo sembra assomigliare piuttosto ad un desiderio dell’elettorato di rifiutare decisioni prese a tavolino dalla classe dirigente”.

Il deputato Sandro Gozi si irrita: “Vendola e la Bonino sono due ottimi candidati che avremmo dovuto proporre invece di subirli. Certo, si devono accettare dei compromessi per allearsi con il centro, ma non al punto di delegargli la scelta dei nostri candidati”.

(Articolo originale di Philippe Ridet)

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