lunedì 1 febbraio 2010

Italia dall'Estero - Berlusconi contro Google: l’italia censurerà YouTube?

Pubblico un articolo del Time del 22 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Berlusconi contro Google: l’italia censurerà YouTube?

Sulla scia dell’arroventata controversia riguardante la censura tra Google e Cina, in Italia si sta aprendo un nuovo fronte tra il potere statale e la libertà di Internet. Il governo del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sta mettendo in atto nuove misure che consentirebbero il controllo statale sui contenuti dei video online, costringendo chiunque voglia regolarmente caricare video ad ottenere una licenza dal Ministero delle Comunicazioni. La manovra viene vista come un ulteriore sfida a Google — proprietario di YouTube — secondo cui le nuove regole avrebbero come effetto quello di costringere i fornitori di servizi Internet (ISP) a vigilare sui loro contenuti.

Le nuove misure, senza precedenti tra le democrazie occidentali, sono in attesa d’approvazione finale da parte del Consiglio dei Ministri il 4 febbraio, a meno che l’opposizione non riesca a bloccarle in tribunale. Per Berlusconi, questo non è altro che un ulteriore tentativo di ottenere il controllo dei nuovi media, secondo una sua vecchia linea di condotta storica. Si dà il caso che il miliardario Premier sia il proprietario delle maggiori reti televisive private del Paese, un conflitto di interesse ritenuto dai detrattori molto più preoccupante per la nazione di ogni altra sua passione privata o imprudenza verbale.

La cosiddetta mediocrazia di Berlusconi lavora in due direzioni. Chi lo critica afferma che con le sue reti Mediaset distorce l’informazione presentata dai propri tgêlegiornali per favorire le proprie fortune politiche. Parallelamente, i suoi alleati in Parlamento vengono accusati di usare le leve del potere per dare una spinta agli interessi economici del gran capo (i quali includono l’editoria, patrimoni immobiliari e finanziari, oltre il nucleo principale delle reti televisive). In realtà, i critici ritengono che Mediaset abbia potuto contare su una legislazione favorevole grazie ai suoi recenti tentativi per indebolire la TV satellitare Sky Italia, gestita dal rivale di Berlusconi, Rupert Murdoch.

Le nuove restrizioni su Internet, dicono gli oppositori, rappresentano un ulteriore tentativo del partito di Berlusconi di proteggere gli interessi di Mediaset nell’era della condivisione online dei filmati. “Questo decreto è un enorme regalo a Mediaset” ha dichiarato Paolo Gentiloni, ex Ministro delle Comunicazioni ora uomo di punta dell’opposizione riguardo alla politica dei media. “Sospettiamo che questa manovra miri a frenare la crescita delle offerte video del web, dato che il governo ha un interesse personale a sostenere la TV privata.” Dario Denni, rappresentate dell’Associazione Italiana degli ISP, ha usato questa analogia per descrivere la nuova norma: “È come delegare la responsabilità di ciò che commettono i guidatori sulla strada alla compagnia per la manutenzione dell’autostrada.”

La legge potrebbe colpire i singoli blogger e i proprietari di siti web caratterizzati da contenuti video, sebbene il controllo di un cosí vasto numero di persone sarebbe incredibilmente difficile da ottenere. Come in Cina, il principale bersaglio del governo è Google, che si trova attualmente a sostenere una battaglia con Mediaset riguardo i proventi del copyright per programmi televisivi che vengono caricati su YouTube. Le nuove norme imporrebbero agli ISP di rimuovere i contenuti giudicati dallo Stato in violazione della legge sul copyright oppure il pagamento una multa che arriverebbe fino a 150.000€. “Siamo preoccupati del fatto che gli ISP, come YouTube, che offrono contenuti disponibili al vasto pubblico, vengano di fatto equiparati, nell’insieme, ai media tradizionali televisivi che attualmente gestiscono i contenuti” ha dichiarato Marco Pancini, responsabile degli interessi di Google in Europa, al giornale La Stampa. “Ciò equivale a distruggere l’intero sistema di Internet”.

Gli alleati di Berlusconi insistono sul fatto che stanno semplicemente rispondendo alla direttiva dell’Unione Europea del 2007, la quale esige dagli Stati membri la disposizione di nuove regolamentazioni sui nuovi mezzi di comunicazione. “Il decreto non intende censurare il diritto all’informazione online, né limitare la possibilità di esprimere le proprie idee e opinioni tramite blog e social network” ha ribadito il Vice Ministro delle Comunicazioni italiano Paolo Romani.

Ma gli oppositori ritengono che le misure video siano solo una tra le tante manovre fatte dal governo per bersagliare ciò che percepisce come un attività web senza restrizioni. Gli accusatori hanno intrapreso azioni penali contro quattro dirigenti di Google, dopo che un video raffigurante un turpe episodio di bullismo scolastico rimase su YouTube per diverse ore nel 2006, prima di essere rimosso definitivamente. Negli ultimi mesi, il Ministro degli Interni, Roberto Maroni, chiese anche a Facebook di oscurare due pagine prodotte da fans contro Berlusconi — una intitolata “Uccidiamo Berlusconi” e un’altra di sostegno allo psicolabile Massimo Tartaglia, che a dicembre colpì il Presidente del Consiglio a Milano. Ci sono stati comunque altri disegni di legge, proposti sia dalla coalizione di Berlusconi sia dal precedente governo di centro-sinistra, mirati alla regolamentazione dei blog e a proibire l’anonimato sul web.

Alcuni ritengono che la classe dirigente italiana fatichi a tenere il passo con la rivoluzione di Internet. “La cultura politica in Italia è molto distante dalla nuova tecnologia” afferma Luca Conti, un blogger che risiede nella città costiera di Senigallia. “Ancora non riescono a focalizzare il problema su come controllare Internet, dato che non sono neppure capaci di immaginare come usarlo a proprio vantaggio”.

Come quando più di 100.000 persone il mese scorso manifestarono contro Berlusconi a Roma, iniziativa interamente organizzata su Facebook, ma il vertice dei politici dell’opposizione snobbò l’evento. Conti afferma che i leader del Paese — sinistra, destra e centro — siano ancora rivolti esclusivamente, per quanto riguarda propaganda e informazione, alla televisione e ai giornali. E a differenza di Internet, i membri influenti dei vecchi media hanno volti molto familiari.

(Articolo originale di Jeff Israely)

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