lunedì 15 novembre 2010

Italia dall'Estero - Silvio Berlusconi, ovvero lo scandalo permanente

Pubblico un articolo di Le Monde del 1° novembre 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Silvio Berlusconi, ovvero lo scandalo permanente

In quali abissi è pronto a trascinare la sua funzione di presidente del consiglio Silvio Berlusconi? Per quanto tempo i suoi alleati continueranno a sostenerlo? Dalla risposta a queste due domande dipende la sorte del primo ministro italiano, raggiunto ancora una volta da uno scandalo sessuale che tira in ballo una minorenne, aggravato da pressioni sui magistrati incaricati dell’inchiesta.

Alla prima domanda, ahimé, Berlusconi ha appena risposto. In questo campo, non si pone nessun limite. Sin dalla sua prima elezione, nel 1995, e durante i suoi nove anni di mandato, Berlusconi ha sempre considerato il potere e le istituzioni come un’estensione della sua prospera attività imprenditoriale. La grandeur, il simbolo, la rappresentazione non fanno parte delle sue preoccupazioni. Hanno contato soltanto il suo piacere, i suoi affari e gli interessi della sua “corte”.

Eletto per tre volte, si è convinto di essere il migliore interprete dell’anima degli italiani e lo specchio dei loro vizi. La sua linea di difesa nell’ennesimo scandalo che lo riguarda ne fornisce una nuova dimostrazione: “Amo le donne, divertirmi ed essere d’aiuto”, ha dichiarato. Un altro modo per dire: “Sono come voi”. Questa tecnica gli è valsa, finora, l’indulgenza dei suoi elettori.

Ma la ripetizione degli scandali, giudiziari e sessuali, pone la questione della dignità del presidente del consiglio. Passi che non abbia riconosciuto l’importanza della crisi economica e finanziaria; passi che non abbia realizzato che un’infima parte del programma per il quale era stato eletto nel 2008. Gli altri non hanno fatto meglio. Ma nessuno ha sprofondato la propria funzione in un carosello di piaceri e divertimenti.

Questa fuga in avanti ha un prezzo troppo spesso ignorato. Non è soltanto l’immagine del presidente del consiglio che è toccata, ma l’immagine dell’Italia. Facendo passare le sue scappatelle come una sottocategoria del patrimonio, il suo gusto smodato per la lussuria come un tratto dell’identità nazionale, Berlusconi danneggia l’immagine dell’Italia, che ha lentamente ridotto ad una caricatura di sé stesso. Con questo tanfo da basso impero, la fine del berlusconismo non fa onore alla Penisola.

A questo titolo, la richiesta di una parte degli industriali ad un ritorno alla dignità da parte delle istituzioni non è una semplice scaramuccia. Loro che esportano in giro per il mondo il “made in Italy” sono ormai stufi di dover spiegare e/o giustificare gli sgarri del loro capo di governo prima di firmare il loro primo contratto.

Rimane la seconda domanda: fino a quando i suoi alleati – e gli italiani – riusciranno a sopportarlo? Le ramanzine della Confindustria e della Chiesa, la dissidenza di Gianfranco Fini, il cattivo umore della Lega Nord, riducono sensibilmente le prospettive politiche di Silvio Berlusconi.

In assenza di un’opposizione forte e strutturata intorno a un capo e a un progetto, è a questi attori che appartiene [il potere] di dire “basta” o “ancora”. La cosa migliore sarebbe che dicessero “basta” per salvare l’Italia e ciò che resta della funzione di presidente del consiglio.

(Articolo originale)

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