martedì 30 novembre 2010

Italia dall'Estero - Pompei crolla, simbolo di un’Italia in stato di catastrofe culturale

Pubblico un articolo di Le Monde del 13 novembre 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Pompei crolla, simbolo di un’Italia in stato di catastrofe culturale

La Casa dei Gladiatori e i suoi affreschi che crollano completamente, domenica 7 novembre, a Pompei, in mancanza di una manutenzione costante. Il tappeto rosso del Festival del cinema di Roma invaso da centinaia di manifestanti che protestano, il giorno dell’inaugurazione, contro i tagli alla cultura. Il Museo d’Arte Moderna di Napoli che non riesce più a pagare le bollette dell’elettricità e minaccia di ridurre gli orari di apertura. Il Teatro dell’Opera [di Roma] che ha dovuto ridurre i contratti dei tecnici. Tutti questi avvenimenti rivelano “lo stato di catastrofe culturale” che minaccia oggi l’Italia.

La politica di rigore di bilancio decretata dal governo (29 miliardi di euro di risparmi nel 2011 e 2012) si tradurrà in una riduzione di 58 milioni di euro per il settore della valorizzazione dei beni culturali, e di più di 100 milioni per il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS). La situazione è altrettanto difficile per gli enti locali: non potranno spendere più del 20% delle somme stanziate in passato dallo Stato per l’organizzazione di eventi culturali.

“Queste restrizioni sono un vero disastro”, si lamenta Umberto Croppi, assessore alla Cultura del Comune di Roma. “Una mostra come quella di quest’anno a Roma sul Caravaggio, non sarà più possibile. Si pensi che ha attirato 500 000 visitatori, e fruttato 30 milioni di euro, di cui 15 milioni allo Stato.” Ma questo non persuade il governo: “La cultura non si mangia” risponde Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia di un Paese che conta il maggior numero di siti (45) classificati come patrimonio dell’Unesco.

Cuore dell’attività dell’Italia

Per protestare contro i tagli di bilancio, numerosi musei, biblioteche e siti archeologici erano rimasti chiusi venerdì 12 novembre, altri erano rimasti aperti gratuitamente. Il 22 novembre, attori, registi, sceneggiatori e tecnici del cinema sono ugualmente chiamati dai sindacati ad uno sciopero generale. “Quando un’azienda è in difficoltà, si concentra sul cuore della sua attività e il cuore dell’attività dell’Italia è la cultura”, spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Genova, Andrea Ranieri. “La cultura non è la ciliegina sulla torta, è la torta”, rincara la dose il presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani.

La torta è mal ridotta. Al di là della polemica, è tutta la gestione del patrimonio culturale italiano ad essere in causa. La sua salvaguardia e l’economia che ne deriva. “Non è solamente una casa che crolla a Pompei” si preoccupa Maria Pia Guermandi, membro della direzione dell’associazione Italia Nostra, ma la credibilità del Paese. Noi non siamo più in grado di gestire tutto questo.”

“Mancanza di denaro”

L’arte e la cultura, che dovrebbero essere tra le principali risorse dell’Italia, ricevono scarsi investimenti, quando il turismo rappresenta il 12% del PIL. Dai 7 miliardi di euro del 2008, anno dell’elezione di Silvio Berlusconi, il bilancio della cultura è sceso a 5 miliardi nel 2010, ovvero lo 0,21% del bilancio della nazione.
Musei di provincia quasi vuoti, siti archeologici che ricevono pochi visitatori al giorno: l’Italia soffre di troppe ricchezze, e di troppo poco denaro per conservarle in buono stato e attirare pubblico. “La valorizzazione dell’eccezionale patrimonio sembra lontana dall’essere ottimale”, conclude un rapporto della Fondazione Ambrosetti, presentato il 12 novembre nel quadro della manifestazione Firenze 2010, dedicata alla valorizzazione del patrimonio.

Da parte sua Sandro Bondi, Ministro della Cultura, si dibatte tra l’intransigente Ministro dell’Economia e gli ambienti culturali allo stremo. Per manifestare la sua opposizione alle riduzioni di bilancio, ha snobbato un Consiglio dei Ministri. Difende però lo spirito della riforma, denunciando la “cultura dell’assistenza” che è prevalsa fino ad allora. Il suo progetto? Moltiplicare le fondazioni pubbliche e private per conservare in buono stato i grandi siti e i musei, sul modello del Museo Egizio di Torino.

Ma il crollo della Casa dei Gladiatori potrebbe portare un colpo fatale al Ministro della Cultura. Dopo avere incautamente dichiarato che il sito era crollato a causa della mancanza di denaro per conservarlo, ha accusato le infiltrazioni di acqua di essere la causa di tale disastro, cosa che è in parte esatta. “Mi dimetterei se fossi responsabile”, ha ripetuto, mercoledì 10 novembre, in Parlamento. L’opposizione dovrebbe presentare una mozione di sfiducia nei confronti di colui che si è ormai guadagnato il soprannome di “ministro dei mali culturali”.

(Articolo originale di Philippe Ridet)

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