giovedì 28 gennaio 2010

Italia dall'Estero - Il governo vuole controllare i siti che diffondono video

Pubblico un articolo di Reporters Sans Frontières del 20 gennaio 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

Il governo vuole controllare i siti che diffondono video

Reporters sans frontières si preoccupa per il nuovo progetto di decreto depositato da Paolo Romani, vice Ministro con delega alle Comunicazioni, volto a costringere i siti di diffusione di video ad ottenere una licenza ufficiale. Il governo intende così assicurarsi che i siti non violino i diritti d’autore, per cui ha previsto sanzioni sproporzionate (fino a 150 000 euro). Questo progetto, che potrebbe entrare in vigore il 27 gennaio, fa incombere una nuova minaccia sulla libertà d’espressione in Italia. Reporters sans Frontières chiede alla Corte Costituzionale di invalidare completamente il decreto.

Reporters sans frontières denuncia infatti la scelta della forma del decreto, pur se “legislativo” – cioè promulgato in seguito all’approvazione del Parlamento – invece della legge, perchè il decreto sfugge al dibattito ed al controllo democratico del potere legislativo, necessari in ogni Stato di diritto che rispetti i diritti dell’uomo e della libertà d’espressione.

Col pretesto di salvaguardare i diritti d’autore, in particolare le reti televisive controllate dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il governo si arroga un controllo diretto sulle televisioni indipendenti diffuse sulla rete. La loro esistenza dipenderebbe allora da una licenza accordata dal Ministero e non da un giudice.

Il decreto in questione instaura un sistema di autorizzazione preliminare all’esercizio della libertà d’espressione al fine di evitare future eventuali violazioni dei diritti protetti dalla proprietà intellettuale. Questa disposizione è in contraddizione totale con la concezione della Corte europea dei diritti dell’uomo in merito alla libertà d’espressione e con l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf)

Quest’ultima è sottoposta ad un regime repressivo che viene messo in atto solo per condannare a posteriori un abuso e non per censurare a priori un’intenzione di espressione che si presumerebbe essere colpevole ancor prima che venga esternata. Il decreto instaura quindi una censura dei siti che diffondono video: ognuno deve essere responsabile solo di quanto ha detto e non di quello che potrebbe forse dire. Tale decreto riguarderebbe YouTube, Dailymotion, i blog, media in rete…

Infine, nel contesto poco vivace della libertà di stampa in Italia, è legittimo temere un tale regime preventivo, possibile causa di arbitrarietà da parte delle autorità.

(Articolo originale)

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