lunedì 26 aprile 2010

Italia dall'Estero - La faida interna al Pdl esplode in uno scontro televisivo

Pubblico un articolo del Financial Times del 22 aprile 2010 (traduzione da Italia dall'Estero):

La faida interna al Pdl esplode in uno scontro televisivo

Le divisioni all’interno del partito di centro destra “Il popolo della libertà” di Silvio Berlusconi sono esplose pubblicamente ieri, quando a Roma un congresso direzionale è degenerato in un acceso scontro verbale tra il Premier italiano e Gianfranco Fini, co-fondatore del suo partito.

Trasmesse in diretta dalla televisione, le scene del contrasto senza precedenti hanno seguito mesi di tensioni tra i due politici su questioni politiche e identitarie fondamentali, che, a detta dei capi di partito, potrebbero portare alle elezioni anticipate qualora Berlusconi dovesse perdere la maggioranza in Parlamento.

Al momento Fini e il proprio gruppo di sostenitori relativamente piccolo restano nel partito, ma la decisione presa questa settimana di formare un gruppo parlamentare separato è stata definita da Berlusconi “un cancro”. Chiaramente furioso per il discorso lungo ed emotivo di Fini, che ha attaccato la sua direzione e la natura della coalizione di partito con la Lega Nord, Berlusconi è tornato deciso sul palco per un contrattacco, accusando il suo alleato di aver affermato in precedenza, durante la settimana, di rimpiangere di aver fondato il loro partito.

Gesticolando e puntando il dito contro Fini, il Premier settantatreenne l’ha sfidato a rassegnare le dimissioni dalla presidente della Camera e lo ha accusato di aver rifiutato di partecipare alla campagna elettorale per le elezioni regionali dello scorso mese. Fini, considerato uno dei potenziali successori di Berlusconi, si è alzato ancora in segno di protesta, sforzandosi di essere udibile sopra la confusione dell’auditorium pieno di persone.

Fini, che ha condotto il proprio partito Alleanza Nazionale lontano dalle sue radici neofasciste e lo ha poi fuso con Forza Italia per formare il Popolo della Libertà l’anno scorso, ha negato di essere un traditore, ma ha messo in evidenza le proprie importanti differenze con la Lega Nord. Fini ha accusato Berlusconi di aver subordinato il loro partito alle richieste della Lega, che ha ottenuto un’ampia crescita di consensi nelle elezioni regionali dello scorso mese, soprattutto a spese del Pdl. Inoltre ha criticato Berlusconi per il tentativo di risolvere i suoi problemi con i tribunali – dove sta affrontando due processi per accuse di corruzione e frode – provando a far approvare una legge che avrebbe bloccato migliaia di processi in corso da molto tempo, incluso il suo.

Il suo chiaro attacco alla Lega Nord e in particolare la linea dura di quest’ultima contro l’immigrazione, mette in evidenza gravi divisioni nella coalizione riguardanti il modo in cui dovrebbe essere governata l’Italia. Ha mostrato inoltre la natura frammentata del centro destra in Italia mentre si comincia a contemplare un futuro senza Berlusconi, al quale rimangono ancora 3 anni per terminare il mandato. Senza la Lega Nord, il centro-destra perderebbe la maggioranza al Senato.

Fini ha le radici in un movimento che sostiene uno Stato forte e un governo centrale. Questo lo pone in rotta di collisione con la Lega Nord di Milano, le cui posizioni regionaliste si sono espresse in passato con la richiesta di indipendenza per il nord, e ora si manifestano nella spinta verso una riforma fiscale che penalizzerebbe il meridione, più povero e dall’elevato tasso di criminalità.

(Articolo originale di Guy Dinmore)

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