giovedì 12 novembre 2009

Italia dall'Estero - Impedire l’esposizione dei crocifissi non è contrario alla religione

Pubblico un articolo di Conjur del 7 novembre 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Impedire l’esposizione dei crocifissi non è contrario alla religione

La decisione della Corte Europea dei Diritti Umani sul caso Lautsi contro l’Italia, la prima contraria all’esposizione dei crocifissi nelle scuole pubbliche italiane, non può essere considerata ostile alla religione. Il giudizio è stato fondato interamente sulla Convenzione Europea dei Diritti Umani (1950) che impone agli stati firmatari, inclusa l’Italia, l’obbligo di rispettare il diritto che i genitori hanno di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose e filosofiche.

I due figli della signora Lautsi frequentavano una scuola pubblica in cui in tutte le aule era esposto un crocifisso appeso al muro. Irritata dall’influenza quotidiana che questo simbolo esercitava sull’educazione religiosa dei suoi figli, e argomentando che la situazione avrebbe violato il principio della laicità dello Stato italiano, tentò di risolvere il problema rivolgendosi alla direzione della scuola.

Poiché la scuola decise di mantenere i crocifissi, presentò senza successo il caso alla Giustizia italiana. In seguito la Lautsi si rivolse alla Corte Europea dei Diritti Umani, che ha condannato lo Stato italiano a pagare 5.000 euro a titolo di indennizzo.

La Corte ha deliberato che l’esposizione del crocifisso limita il diritto di alcuni genitori a educare i propri figli secondo le proprie convinzioni e anche il diritto dei bambini a credere o non credere. La presenza del simbolo religioso rappresenterebbe per i bambini una sottile imposizione del credo raffigurato, sottoponendoli a una costrizione.

La sentenza, emessa il 3 novembre da un collegio di sette giudici della Corte di Strasburgo, si appoggia alla legislazione internazionale sui diritti umani.
Secondo l’art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, “chiunque ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Inoltre secondo l’art. 2 del protocollo n.1 della stessa convenzione “lo Stato deve rispettare il diritto dei genitori a garantire educazione ed insegnamento in conformità con le proprie convinzioni religiose e filosofiche”.

I giudici all’unanimità hanno deliberato che nel caso specifico c’è stata violazione di questi due articoli della convenzione. È importante osservare che la decisione non impedisce l’uso del crocifisso da parte del cittadino, che è soggetto attivo del diritto alla libertà religiosa. Questi potrà usare i suoi simboli religiosi nelle scuole pubbliche senza restrizione.

Viceversa, in un contesto non confessionale o laico, lo Stato non è soggetto attivo del diritto alla libertà religiosa. Così l’esposizione dei simboli religiosi da parte dello Stato viola la sua neutralità e l’uguaglianza dei cittadini rispetto alle differenze religiose che esistono nella società. Lo Stato, in pratica, non ha il diritto di esibire simboli religiosi. A questo spetta di proteggere i diritti e le libertà del cittadino.

Inoltre la sentenza della Corte non si estende alle scuole private a carattere confessionale. La decisione della Corte rappresenta una conquista storica a favore dell’uguaglianza della libertà religiosa per tutti i cittadini.
È certo che l’esposizione del simbolo di un’unica religione in tutte le classi delle scuole pubbliche in Italia non può considerarsi un diritto, bensì un privilegio che viola la laicità dello Stato e il principio universale di libertà religiosa.

Perciò non si può dire che la decisione è contraria alla religione. Nei fatti, la Corte Europea si è messa dalla parte dell’essere umano, i cui diritti devono essere difesi.
Infine non c’è dubbio che quest’importante sentenza di Strasburgo è conforme al diritto internazionale e in linea con la lotta costante per proteggere i diritti e le libertà fondamentali della persona umana e la sua dignità.

Aldir Guedes Soriano è avvocato e membro della Commissione per il Diritto e la Libertà Religiosa dell’OAB-SP (Ordem dos Advogados do Brasil – Seção de São Paulo), nonché coordinatore dell’opera collettiva Diritto alla libertà religiosa: sfide e prospettive per il secolo XXI.

(Articolo originale di Aldir Guedes Soriano)

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