sabato 28 febbraio 2009

Italia dall'Estero - Ronde cittadine

Pubblico un articolo di El Pais del 25 febbraio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Ronde cittadine

L’ultima idea di Berlusconi per combattere l’insicurezza criminalizza l’immigrazione

Nei sistemi rappresentativi la tentazione di governare sul filo dei sondaggi d’opinione è crescente. Risulta ancora più attraente quando, come succede a Silvio Berlusconi, si cavalca l’onda del successo popolare. Può diventare una tentazione irresistibile se, come in Italia, si manca di un’opposizione articolata, o addirittura di una qualsiasi opposizione degna di tal nome. Il premier italiano non si caratterizza per il rispetto delle istituzioni, ma dopo la spaccatura del centro-sinistra e le dimissioni di Walter Veltroni, Berlusconi ed i suoi alleati si sentono finalmente d’avere man libera.

Uno dei temi forti del Governo di destra italiano è l’insicurezza nelle città, reale o percepita. Per combatterla ha portato i militari nelle strade di varie città. Ed è proprio a questa inquietudine che risponde l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, con procedura d’urgenza, di un decreto che rende più dure le misure contro la violenza sessuale e l’immigrazione illegale. L’origine del decreto non sta nell’aumento dei delitti a sfondo sessuale compiuti in Italia, che in un anno sono diminuiti di circa un 10%, bensì nel susseguirsi di vari episodi di stupro attribuiti ad immigrati, episodi che hanno emozionato l’opinione pubblica e sono sfociati nell’assalto e nel tentativo di linciaggio di alcuni di questi immigrati, soprattutto rumeni.

Le misure del Governo che, vista la maggioranza assoluta di Berlusconi, termineranno il loro iter parlamentare senza sorprese, innalzano la pena per violenza sessuale ed aumentano il periodo di reclusione degli immigrati nei centri d’identificazione. Ma la più controversa è quella che permette la formazione, su richiesta dei sindaci, di “ronde” formate da cittadini disarmati e volontari, coordinate da delegati del Governo, che avranno come missione quella di avvisare la polizia in caso di necessità.

Le ronde sono un vecchio cavallo di battaglia della xenofoba e rinvigorita Lega Nord, parte della coalizione al potere. Varie associazioni della Polizia hanno denunciato il rischio di vigilantismo insito in questa misura, il cui peggior rischio risulta essere, nonostante tutto, l’implicita criminalizzazione dell’immigrato. L’uso interessato del binomio delinquenza-immigrazione è, oltre che potenzialmente esplosivo, incompatibile con un Stato democratico. Ma la serenità e il rigore non sono il punto forte di un Berlusconi che ha fatto del trasporto emotivo - vedi il caso Eluana - uno dei suoi marchi di Governo.

(Articolo originale)

venerdì 20 febbraio 2009

Italia dall'Estero - L’Italia indifferente al processo per corruzione di Berlusconi

Pubblico un articolo della BBC del 18 febbraio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

L’Italia indifferente al processo per corruzione di Berlusconi

L’avvocato aziendale inglese David Mills è stato condannato per aver accettato una tangente per testimoniare il falso in due processi giudiziari.

Mills sembra aver ricevuto un guadagno di 600.000$ (350.000£ circa) dal Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Il tribunale di Milano ha condannato Mills a 4 anni e 6 mesi. Lui dice di essere innocente e che farà ricorso in appello.

Il caso giudiziario riguarda due processi del 1997 e del 1998 che coinvolgono Berlusconi. In breve, si sostiene che Mills sia stato pagato per tacere sulle compagnie offshore del Presidente del Consiglio, in modo che Berlusconi potesse evitare di pagare le tasse. Mills era un testimone esperto in ambito fiscale e si pensa che la sua testimonianza abbia tenuto Berlusconi fuori dai guai.

Si presume che Mills abbia usato i soldi ricevuti per pagare il mutuo della casa di Londra che divideva con Tessa Jowell, ministro inglese per le Olimpiadi. Un’inchiesta parlamentare appurò che la Jowell era estranea da qualsiasi coinvolgimento. La coppia ora è separata.

L’accusa nel suo ultimo processo ha provato a descrivere l’intero caso come dominato da potere e soldi. Il potere per Silvio Berlusconi. I soldi per David Mills.

Ci si chiede se Mills andrà davvero in prigione e in che modo questo caso possa coinvolgere il Presidente del Consiglio italiano. Probabilmente, no è la risposta alla prima domanda. Mills ha già detto alla BBC che intende fare ricorso in appello e che ha solide ragioni per farlo. E’ molto arrabbiato per come si è conclusa la vicenda e pensa di essere vittima di manovre politiche.

Sotto il glaciale sistema legale italiano qualsiasi ricorso in appello potrebbe richiedere uno, due, tre o più anni. Ciò potrebbe comportare l’entrata in prescrizione, che interviene drasticamente dopo sette anni e mezzo.

LA LEGGE SULL'IMMUNITA'

Quindi potrebbe vincere il ricorso, ma se anche non riusciusse, l’accusa potrà semplicemente non avere più tempo a disposizione per condannarlo. Comunque vada, rimarrà libero.

Per uno come David Mills vincere un ricorso in appello sarebbe più che favorevole, perchè gli permetterebbe non solo di dimostrare la propria innocenza, ma anche di recuperare la reputazione.

Per quanto riguarda Berlusconi, ha un lasciapassare fatto apposta per restare fuori dal carcere, almeno per ora. La sua stessa amministrazione ha approvato l’anno scorso, in maniera controversa, una legge sull’immunità dai processi per lui e una manciata di altri ministri. Perciò non può essere toccato, finché è al potere. Tuttavia le accuse sono sospese, non cancellate.

ESPERTO IN MATERIA

Eppure anche se tornassero a perseguitarlo quando finirà il mandato, Berlusconi ha dei noti precedenti in quanto a terminare tutte le procedure di ricorso in appello, secondo la legge italiana.

Berlusconi insiste nel proclamare la propria innocenza e nega di aver pagato Mills. E non è certamente nuovo al sistema legale italiano: si stima sia stato coinvolto in circa 2500 udienze durante la sua carriera. In alcuni casi giudiziari è stato anche dichiarato colpevole. Le accuse in passato hanno riguardato corruzione e falso in bilancio.

Però non è mai stato in carcere per aver vinto il ricorso in appello, oppure perchè assolto, oppure per decorrenza dei termini.
Per darvi un’idea di come gli italiani vedono il loro Presidente del Consiglio e le sue vicende giudiziarie, nel giorno in cui è stato pronunciato il verdetto su Mills, nell’aula di Milano c’era appena una manciata di telecamere per seguire il fatto. Era semplicemente un fatto non degno di essere annunciato.

IL PERDONO DEGLI ELETTORI

Immaginate la stessa situazione in altri paesi, dove il capo di un Governo è coinvolto in un’enorme truffa per corruzione. Non ci si potrebbe neanche muovere fuori dal tribunale a causa dei microfoni e degli obiettivi delle telecamere.

Ma non in Italia. Qui la maggioranza degli italiani è silenziosamente rassegnata a vedere il loro capo muoversi ai confini della legalità; una bufera ogni tanto mostra solo che è umano. È persino una caratteristica della sua personalità eccentrica.

Sembra che gli italiani sono pronti a perdonare Berlusconi, finché tiene lontana dagli scogli la grande nave Italia. Certamente ciò non li trattiene dal votarlo, come è stato provato dallo schiacciante successo elettorale alle elezioni politiche dell’anno scorso.

Ma potrebbe esserci una svolta inaspettata per Berlusconi. Esiste un grosso movimento per eliminare la sua nuova legge sull’immunità. Se coloro che lo appoggiano convinceranno il tribunale di avere un numero sufficiente - e legittimo - di firme, potrebbero imporre un referendum. Ciò potrebbe rendere Berlusconi più vulnerabile.

(Articolo originale di Duncan Kennedy)

Italia dall'Estero - David Mills dichiarato colpevole per corruzione nel processo collegato a Berlusconi

Pubblico un articolo del Guardian del 17 febbraio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

David Mills dichiarato colpevole per corruzione nel processo collegato a Berlusconi

David Mills, l’ex-marito del ministro dei Giochi Olimpici, Tessa Jowell, è stato condannato oggi a 4 anni e 6 mesi di reclusione da un tribunale italiano, che lo ha dichiarato colpevole di aver ricevuto una tangente da $ 600.000 (£ 400.000) come ricompensa per il rifiuto di testimoniare in tribunale, favorendo in questo modo il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

La sentenza rischia di creare serio imbarazzo non solo per Berlusconi, ma anche per Gordon Brown perché mette nuovamente in luce il ruolo giocato nella vicenda da uno dei suoi ministri. La Jowell ha firmato un documento di importanza cruciale per la ricevuta di ciò che un tribunale straniero qualifica ora come una tangente.

Mills non ha assistito all’udienza in cui Nicoletta Gandus ha pronunciato il verdetto, ma ha reso noto di essere “molto deluso” dalla sentenza, annunciando che vi si opporrà in appello.

“Sono innocente, ma questo caso è altamente politico” ha affermato. “Spero che il verdetto e la sentenza saranno annullati in appello e mi è stato detto che avrò ottime ragioni”. La Jowell ha detto oggi: “Questo è un colpo terribile per David e, benchè siamo separati, non ho mai dubitato della sua innocenza”.

Il giudice Gandus ha condannato Mills a pagare un risarcimento pari a € 250.000 (£ 220.000) per l’alterazione del corso della giustizia causata dalla sua falsa testimonianza. Inoltre, è stato condannato a pagare le spese processuali che ammontano a €25.000.

L’avvocato difensore di Mills, Federico Cecconi, ha dichiarato alla stampa: “Questa è una sentenza basata su un’istruttoria dell’accusa tutt’altro che chiara . Essa è in contrasto con la logica e con la dinamica del processo”.

Berlusconi - che era stato citato in giudizio con Mills, già suo consulente legale per gli affari offshore - non è più imputato. L’anno scorso il suo governo ha approvato una legge che dà al primo ministro e ad altre cariche dello Stato italiano l’immunità giudiziaria.

Si ritiene che sia la prima volta in Italia in cui qualcuno è dichiarato colpevole di aver ricevuto una tangente in denaro senza che il corruttore sia identificato. Le motivazioni del verdetto verranno pubblicate in futuro per iscritto dal giudice Gandus.

La legge italiana consente a Mills di ricorrere in appello altre due volte e la questione decisiva adesso è se questi processi potranno essere conclusi prima che il reato di cui egli è imputato vada in prescrizione nel mese di febbraio 2010. Il pubblico ministero, Fabio de Pasquale, ha dichiarato: “E’ possibile, purché si proceda rapidamente”.

L’assenza di Mills durante le udienze è stata criticata dal giudice. Mills ha inizialmente ammesso di aver ricevuto la somma di denaro, considerandola un regalo o un prestito. Ma ha poi ritrattato la sua dichiarazione, lasciando all’accusa l’arduo compito di stabilire in che modo il denaro gli fosse pervenuto, attraverso una catena di società finanziarie estere e fondi speculativi.

Nel 2000, la Jowell e il consorte sottoscrissero un prestito, usando come garanzia la loro abitazione a Kentish Town, nella zona nord di Londra, e investendone i ricavi in un fondi di investimento . Il mese seguente, il prestito fu saldato con i 600.000 dollari al centro del processo.

Una volta scoperta la transazione, la Jowell affermò di essersi accorta soltanto dopo quattro anni - ad agosto del 2004 - del fatto che il marito avesse ricevuto del denaro che “considerava un regalo, secondo motivi ragionevoli”. Oggi Mills ha detto al Guardian: “L’intera faccenda è stata organizzata da me”. Il Primo Ministro di allora, Tony Blair, ha accettato la spiegazione della Jowell.

La questione dell’immunità di Berlusconi è all’esame della Corte Costituzionale in Italia. Il suo governo, di recente, ha blindato ancor di più la propria posizione, con un emendamento alla legge sull’ordinamento giudiziario. Se approvato dal Parlamento, questo significherebbe che, anche se la sua immunità fosse abolita, il magistrato non potrebbe automaticamente applicare a Berlusconi la sentenza del processo concluso in data odierna. Dovrebbe ricominciare tutto da capo, avviando da capo una nuova azione giudiziaria.

(Articolo originale di John Hooper)

Italia dall'Estero - L’Italia condanna un avvocato per aver preso una tangente per proteggere il Premier

Pubblico un articolo del New York Times del 18 febbraio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

L’Italia condanna un avvocato per aver preso una tangente per proteggere il Premier

Roma - Martedì il tribunale di Milano ha presentato una sentenza che manderebbe le istituzioni politiche di molti paesi in tilt. Ha accusato l’avvocato inglese David Mills di aver accettato 600.000 dollari per mentire al fine di proteggere il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi.

In Italia, la sentenza non era nemmeno una delle notizie principali al telegiornale della sera. Questo onore è andato al maggior opponente politico di Berlusconi, Walter Veltroni, che si è dimesso martedì dopo la netta sconfitta del suo partito lunedì alle elezioni per presidente della Sardegna, in cui il candidato del Partito Democratico ha perso contro il figlio del commercialista di Berlusconi. Così la storia del giorno non era sulla corruzione, ma sulla presa di potere sempre più asfissiante di Berlusconi in Italia.

Mills afferma che farà ricorso in appello. “Sono innocente, ma questo è un caso altamente politicizzato” ha affermato in una dichiarazione.

In effetti Berlusconi è stato un co-imputato fino all’anno scorso, quando ha fatto passare una legge in Parlamento che garantisce alle più alte cariche, in particolare a sè stesso, l’immunità contro l’azione giudiziaria mentre è in carica.

Nonostante le logiche irrazionali della politica italiana, la sentenza piuttosto che una sconfitta per Mills, sembra l’ennesima vittoria per Berlusconi il quale in 15 anni di dominio della vita politica italiana è riuscito a trasformare ogni sconfitta legale in capitale politico.

Un miliardario che possiede il più grande impero mediatico privato in Italia, Berlusconi è stato ripetutamente accusato di corruzione, solo per vedere le accuse rovesciate in appello o appassire quando cadevano in prescrizione. Lui si è dichiarato innocente in tutti i casi. Più Berlusconi sfrutta il sistema a suo vantaggio, più gli italiani sembrano ammirarlo.

“C’è una parte della società italiana che pensa che sia scandaloso che ci sia un Presidente del Consiglio che ha affrontato così tante accuse, che abbia un enorme conflitto di interessi” ha affermato Sergio Romano, un editorialista per il quotidiano Corriere della Sera. “Probabilmente è una minoranza, ma è abbastanza rumorosa”.

“Credo che la domanda che ci dobbiamo porre è perché c’è una parte della società italiana che non è scandalizzata” ha aggiunto.

La maggior parte degli italiani non può neanche fare ordine fra i vari casi giudiziari di Berlusconi. Sembra che anche lui ci riesca appena. “Sono il detentore universale di un record per il numero di processi nella intera storia dell’uomo e anche delle creature che vivono negli altri pianeti,” ha detto l’anno scorso.

Roberto D’Alimonte, un professore di scienze politiche all’Università di Firenze, ha affermato: “Le sole persone che si preoccupano fanno parte della minoranza anti-Berlusconi. La pubblica opinione non si preoccupa. Tutto questo è parte del fenomeno Berlusconi.”

C’è anche una specie di condiscendenza cattolica, per la quale è accettato che gli esseri umani sono peccatori.

Alexander Stille, l’autore del “Sacco di Roma”, un resoconto critico dell’ascesa di Berlusconi, afferma che la maggior parte degli italiani “si sono convinti che la politica sia un affare sporco, che tutti abbiano degli scheletri nell’armadio. I giudici hanno prestato più attenzione a Berlusconi che a tanti altri cittadini, per cui hanno trovato più scheletri nell’armadio”.

Berlusconi è entrato in politica nel 1994, sulla scia di uno scandalo di corruzione nel quale un terzo del Parlamento è stato coinvolto. La magistratura allora era vista come una eccellente braccio del governo.

Ma nel corso degli anni, Berlusconi è riuscito a trasformare la percezione dell’opinione pubblica nei confronti della magistratura con le sue incessanti accuse secondo le quali i magistrati sono ideologi di sinistra che lo hanno preso ingiustamente di mira. “C’è una parte del paese che è spaventata della sinistra; hanno paura della sinistra e Berlusconi approfitta di quelle paure” ha spiegato Romano.

A dicembre, i Pubblici Ministeri hanno accusato Mills di aver accettato denaro nel 2000 in cambio di aver fornito falsa testimonianza nei processi del 1997 e 1998, collegati alle compagnie estere che Mills aveva contribuito a creare negli anni novanta per la Fininvest, la società per azioni di Berlusconi.

I Pubblici Ministeri affermano che Mills non abbia rivelato alla corte che due compagnie estere che compravano diritti cinematografici negli Stati Uniti erano collegate a Berlusconi, secondo quanto riportato da Associated Press. Hanno anche detto che Mills non ha rivelato una telefonata con Berlusconi nella quale i due discussero quelli che furono definiti pagamenti illeciti da parte di Berlusconi al leader socialista Bettino Craxi, morto nel 2000.

Martedì Mills ha ricevuto una condanna di quattro anni e mezzo, ma è improbabile che vada in prigione. Secondo la legge italiana, la reclusione comincia solo dopo una sentenza definitiva. È anche improbabile che i due successivi appelli si concludano prima del 2010, quando il limite di dieci anni per la prescrizione sarà scaduto. Analogamente, se Berlusconi rimane in carica fino a quel momento, il caso contro di lui sarà estinto.

I Pubblici Ministeri di Milano incominciarono a investigare Mills nel 2004, dopo un soffiata delle autorità londinesi, quando il commercialista di Mills si era fatto avanti denunciando il potenziale uso improprio di denaro.

Nel 2004, Mills scrisse al suo commercialista, Bon Drennan, riguardo alla situazione fiscale di un pagamento fatto da Berlusconi. In una lettera a Drennan, Mills scrisse: “Non ho mentito, ma ho aggirato ostacoli molto complicati, per dirla con un eufemismo e ho tenuto Mr B. fuori da un mare di guai nei quali l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo”, secondo una copia della lettera che è stata ampiamente pubblicata.

In cambio della sua testimonianza, ha affermato, ha ricevuto denaro che “poteva considerare come un prestito a fondo perduto o un regalo”.

Nel luglio 2004, Mills disse ai Pubblici Ministeri di Milano che la lettera era corretta e che aveva ricevuto 600 mila dollari da collaboratori di Berlusconi come premio per aver fornito una testimonianza favorevole. Più tardi Mills ha ritrattato la sua dichiarazione.

Mills è l’ex marito del Ministro per le Olimpiadi britannico, Tessa Jowell, che in una dichiarazione di martedì emanata dal suo ufficio ha affermato: “Questo è un colpo terribile per David e, nonostante la nostra separazione, non ho mai dubitato della sua innocenza.”

Il Pubblico Ministero nel processo Mills, Fabio de Pasquale, ha messo in dubbio la legalità della legge che garantisce l’immunità a Berlusconi e alle più alte cariche dello stato. La Corte Costituzionale non ha ancora emesso una decisione sulla questione.

Le cronache in autunno hanno riportato che Berlusconi stava pensando di nominare Niccolò Ghedini, il suo avvocato, a una posizione vacante nella Corte Costituzionale. In un’intervista lo scorso autunno Ghedini ha affermato che sarebbe stato improbabile, ma non a causa del suo coinvolgimento nei processi del Presidente del Consiglio. “No, niente affatto” ha affermato allora. “Ma perché mi piace fare l’avvocato. Non vorrei mai diventare giudice”.

(Articolo originale di Rachel Donadio)

Italia dall'Estero - L’azienda di Berlusconi corruppe l’avvocato Mills

Pubblico un articolo di El Pais del 18 febbraio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

L’azienda di Berlusconi corruppe l’avvocato Mills

L’avvocato inglese David Mills è stato condannato ieri da un giudice di Milano a quattro anni di carcere per corruzione in atti giudiziari. I magistrati considerano provato che Mills sia stato corrotto dalla Fininvest, l’azienda di Silvio Berlusconi, che pagò 600.000 dollari (460.000 euro) per testimoniare il falso a favore dell’attuale primo ministro in due processi per corruzione celebrati contro Silvio Berlusconi.

L’attuale primo ministro italiano era imputato come presunto corruttore di Mills nel processo, ma ha evitato di essere giudicato grazie al “lodo Alfano”, così chiamato dal nome dell’attuale ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che ha elaborato qualche mese fa, la norma ad hoc che impedisce di processare le quattro più alte cariche della Repubblica italiana nel corso del loro mandato. Questa legge, già approvata dal Parlamento, è attualmente al vaglio della Corte Costituzionale.

Il caso Mills ha originato uno scandalo politico in Gran Bretagna, finito con le dimissioni della moglie dell’avvocato, ministro della Cultura del Governo di Tony Blair. Paradossalmente, Mills è stato anche condannato a risarcire con 250.000 euro alla la parte civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cioè, a Berlusconi.

La sentenza getta un’ombra inquietante sui comportamenti giudiziari del Cavaliere. Secondo il tribunale, i 600.000 dollari pagati a Mills dalla Fininvest nel 1998, sono serviti a comprare la testimonianza favorevole dell’avvocato nei processi per corruzione alla Guardia di Finanza e nel caso “All Iberian”, con lo scopo di discolpare Berlusconi.

“In un paese normale”, ha affermato ieri Antonio di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, “il presidente del Consiglio avrebbe già rassegnato le dimissioni”. “Se c’è un corrotto, c’è anche un corruttore. Ma già si sa come vanno le cose in Italia”.

(Articolo originale di Miguel Mora)

Italia dall'Estero - La lettera di David Mills al commercialista

Pubblico un articolo del Guardian del 17 febbraio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

La lettera di David Mills al commercialista

Il testo integrale della lettera dell’avvocato inglese a Bob Drennan, che descrive una delle tangenti ricevute.

Caro Bob,

in breve, i fatti rilevanti sono questi.

Nel 1996 mi ritrovai con un dividendo proveniente dalle società del signor B. di circa 1,5 milioni di sterline, al netto di tutte le imposte e le tasse. Era stata una mia iniziativa personale: avevo corso il rischio e tenuto fuori tutti i miei soci.

Saggiamente o meno, informai i miei soci di quello che avevo fatto e, dal momento che c’era stato un guadagno inatteso, proposi di dare ad ognuno di loro (credo) circa 50.000 o 100.000 sterline , cosa che pensavo fosse un gesto piuttosto generoso.

Il che dimostra quanto ci si possa sbagliare, dal momento che loro insistettero per trattare la transazione come un profitto della società. Per evitare controversie (ci eravamo appena fusi con la Withers) accettai di versare il denaro in un deposito nella mia banca fino a quando non fossero stati certi che non sarebbe stato richiesto da terzi.

Nel 2000 fu chiaro che nessuno lo avrebbe mai reclamato (cosa che avevo sempre saputo) e il denaro fu tolto dal deposito e versato; tenni poco meno di 500.000 sterline da una somma che allora aveva raggiunto quasi i due milioni.

Quindi tutti quei rischi e quei costi per ottenere ben poco. Il costo più grande fu lasciare la Withers. Non mi fu chiesto di andarmene, ma mi sentivo così a disagio, non ultimo per il fatto che i miei soci della Mackenzie Mills avevano ottenuto il massimo dei benefici con il minimo rischio, che davvero non potevo restare.

Ho passato il 1998, il 1999 e il 2000 lavorando come libero professionista ed era evidente che i processi stavano procedendo, che ci sarebbero stati avvocati da pagare e che c’era sempre il rischio di venire indagati per qualche motivo – cosa che effettivamente sta per succedere in conseguenza alle ultime indagini delle quali sei al corrente. Rimasi in contatto con la gente di B. e loro erano al corrente della mia situazione.

Sapevano in particolare in che modo i miei soci avevano preso la maggior parte dei dividendi, sapevano anche quanto il modo in cui avevo saputo testimoniare (non avevo mentito, ma avevo saputo evitare punti spinosi, per dirla in modo diplomatico) avesse tenuto il signor B fuori dai guai nei quali avrei potuto cacciarlo se avessi detto tutto quello che sapevo.

Verso la fine del 1999, mi fu riferito che avrei ricevuto del denaro, che potevo considerare come un prestito a lungo termine o un regalo. Furono messi 600.000 dollari in un fondo speculativo e mi fu riferito che erano lì se ne avessi avuto bisogno. (Il denaro fu versato nel fondo perchè ne avevo discusso in diverse occasioni con la persona legata all’organizzazione di B. ed era un modo indiretto di rendere il denaro disponibile.)

Per ovvie ragioni (in quel momento ero ancora un testimone dell’accusa, anche se la mia testimonianza era già stata resa) era necessario fare la cosa con discrezione. E questo era un modo indiretto di farlo.

Alla fine del 2000 volevo investire in un altro fondo e la mia banca mi fece un prestito dell’importo di circa 650.000 euro, garantito dalla mia casa, etc… come garanzia. Estinsi il prestito liquidando i 600.000 dollari. Ti allego una copia del conto in dollari.

Ho considerato il pagamento come un regalo. Cos’altro poteva essere? Non ero un loro dipendente, non stavo agendo per loro conto, non stavo facendo nulla per loro, avevo già reso la mia testimonianza, ma c’era senz’altro il rischio di futuri costi legali (che di fatto c’erano stati) e di una grande dose di ansia (che senz’altro c’è stata).

Tutto questo è andato avanti per più di otto anni fino ad oggi. Il mio contratto [sic, N.d.R. "contatto" o "contratto"?] era consapevole di quanto la mia capacità di guadagnare entrate fosse stata danneggiata e nel 1998 e 1999 ero riuscito ad inviare parcelle dal mio studio ad alcune compagnie, che erano state pagate e avevano aumentato le mie entrate. Ma questa era un’altra cosa. Siccome ero praticamente certo che la mia posizione CGT [Capital Gains Tax, tassa sugli utili di capitale, N.d.R.] fosse comunque negativa, stupidamente non ho dichiarato le mie transazioni. Se qualcuno controllasse (per esempio, da dove vengono i soldi per acquistare le azioni Centurion?) sono ovviamente preoccupato sul da farsi e su come gestire al meglio questa situazione.

Ti allego i documenti chiave.

Tuo,

David Mills


(Articolo originale)

lunedì 9 febbraio 2009

Italia dall'Estero - La "Social Card" italiana è un bidone

Pubblico un articolo dell'International Herald Tribune del 16 gennaio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

La “Social Card” italiana è un bidone

Roma - Un’iniziativa del governo italiano, tesa ad attenuare la morsa della crisi finanziaria sugli anziani e le famiglie in difficoltà con bambini piccoli, è sotto accusa per la sua inadeguatezza a fronteggiare la crescente povertà.

La cosiddetta “social card”, una carta ricaricabile del valore di 40 euro (circa 52 dollari), può essere usata per deferire i pagamenti di generi alimentari e di bollette, ma i suoi detrattori affermano che richiede calcoli complicati, ha un impatto minimo per via dell’aumento dei prezzi e comporta un “marchio” sociale.

I critici si chiedono anche se la carta sia il modo più efficace per affrontare le crescenti difficoltà finanziarie in Italia. La banca d’Italia giovedì ha comunicato cifre tetre che evidenziano un’economia in piena recessione e prevedono per il 2009 un crollo del PIL del 2%.

Fino ad ora, circa 424.000 persone hanno ricevuto una social card, più o meno un terzo rispetto al numero degli aventi diritto annunciato dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti quando presentò l’iniziativa due mesi fa. A novembre, l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), comunicò che 7.5 milioni di italiani – il 12.8 per cento della popolazione – vivevano in povertà.

“La famosa carta si è rivelata essere ciò che avevamo predetto: un’iniziativa sbagliata, un fallimento” ha detto venerdì in un comunicato Michele Mangano, presidente nazionale dell’AUSER, un’organizzazione italiana per i servizi sociali. La carta, che gira su circuito Mastercard, “non è il modo di fronteggiare l’impatto che la crisi economica sta avendo sui cittadini più bisognosi”.

I criteri per averne diritto sono severi. Il proprietario deve avere più di 65 anni o avere un bambino sotto i tre anni di età, e avere un reddito annuale sotto i 6.000 euro l’anno (8.000 euro per gli over 70). Ci sono anche restrizioni riguardanti casa e auto di proprietà e risparmi in banca.

La carta è automaticamente rilasciata a chi la richiede, ma i 40 euro sono accreditati solo quando i criteri di idoneità sono stati verificati. Ciò ha creato innumerevoli situazioni imbarazzanti alle casse dei supermercati, quando alcune persone anziane si sono sentite dire che sulla carta non c’era credito. Da quando è stata resa disponibile a dicembre, quasi 150.000 persone che hanno richiesto la carta sono state respinte perché non idonee.

“Non ero venuta a chiedere la carità, è stato umiliante” ha detto Lussy Mazmanian, un’anziana donna che piange sommessamente mentre spiega di essere stata respinta in un supermercato mentre cercava di pagare con una carta senza credito. La signora Mazmanian, che riceve una pensione mensile di 445 euro, ha raccontato la sua storia la scorsa settimana a “Mi manda Rai Tre”, un programma televisivo in onda sulla TV nazionale RAI. Un altro ospite, Diego Inferrero, che riceve una pensione di 470 euro, si è sentito dire che non era idoneo perché il suo reddito annuale arriva a 6.100 euro.

La carta è una delle numerose misure anti-crisi attuate dal Parlamento. Questa settimana la Camera ha approvato un ampio pacchetto le cui misure, ora sotto esame al Senato, comprendono un bonus una tantum da 200 euro a 1.000 euro per famiglie a basso reddito e anziani, pannolini e latte gratis per i bambini (se i genitori hanno diritto alla social card), e supporto finanziario per chi stenta a pagare affitti o mutui.

In Italia, “ai poveri viene dato così poco che qualunque cosa dia il Governo va bene” ha affermato Massimo Baldini, professore di Economia all’Università di Modena, che ha aggiunto, comunque, che introdurre un salario minimo o aumentare l’importo delle pensioni minime avrebbe potuto avere un impatto più significativo.

Paolo Conti, dell’Associazione Cattolica Lavoratori Italiani, ha affermato “quella elettronica potrebbe non essere necessariamente la soluzione migliore”, poiché i cittadini italiani anziani, che solitamente fa acquisti al mercato o dal fruttivendolo, non necessariamente si servono del circuito Mastercard.

(Articolo originale di Elisabetta Povoledo)

martedì 3 febbraio 2009

Carta canta - Senti chi parlava

Riporto l'intervento di Marco Travaglio sulla sua rubrica "Carta canta" del 3 febbraio 2009:

Senti chi parlava

"Di Pietro dovrebbe chiedere scusa e interrogarsi sulle conseguenze politiche delle sue posizioni, al limite della eversione. Inoltre colpiscono alcuni intrecci... Al centro di questo sistema di relazioni c'è una campagna politica che sostiene una concezione vendicativa della giustizia e inquisitoria della politica. Alcuni magistrati, che hanno inquisito, non si sa se in modo giusto o sbagliato, autorità politiche, diventano eroi... Questi intrecci devono preoccupare anche i magistrati che sono usati per sostenere la campagna. Non c'è solo la volontà di acquisire consenso in vista delle europee. C'è anche l'obiettivo di scatenare un populismo giustizialista, diverso ma simile per alcuni aspetti al populismo della Lega. Di Pietro solletica atteggiamenti e convincimenti certamente presenti nella società, che una politica responsabile dovrebbe correggere, non eccitare. Se si aggiungesse un disegno politico di screditamento di tutte le istituzioni della Repubblica, saremmo, come ho detto, ai limiti della eversione".
(Luciano Violante, Il Messaggero, 29 gennaio 2009)

"Ho l'impressione che il nucleo di interessi che si aggruma intorno a Forza Italia sia in profonda continuità con quel sistema di potere che in passato ha causato tanti lutti e tanti danni all'Italia. Forza Italia è un manipolo di piduisti e del peggio del vecchio regime. Berlusconi, con la chiamata alle armi contro il comunismo. ripete la parola d'ordine del fascismo e del nazismo quando morivano nei lager i comunisti, i socialisti e gli ebrei. E con questa parola d'ordine la mafia uccideva i sindacalisti. È una chiamata alla mafia, quella che Berlusconi ha fatto a Roma".
(Luciano Violante, 23 marzo 1994).

lunedì 2 febbraio 2009

Italia dall'Estero - Problemi con le cifre

Pubblico un articolo dell'Economist del 27 gennaio 2009 (traduzione da Italia dall'Estero):

Problemi con le cifre

I problemi che sorgono dalle promesse di pugno duro sull’immigrazione e crimine

All’inizio dell’anno, Silvio Berlusconi deve aver pensato di avere la strada spianata. Il Presidente del Consiglio italiano di destra stava per liberarsi del suo problema più grande vendendo le azioni dello stato di una linea aerea piena di problemi, Alitalia. Il suo livello di popolarità era alto. E il maggior gruppo all’opposizione, il Partito Democratico (PD), era caduto in una crisi che poteva danneggiarlo ulteriormente.

Tuttavia la scorsa settimana è apparsa una nuvola nera all’orizzonte di Berlusconi. Le misure repressive contro il crimine che sono state al centro della sua vittoria nelle elezioni politiche dello scorso aprile sono in pericolo su due fronti.

Uno è all’estremo sud dell’Italia. Lampedusa, un’isola 310 km (circa 180 miglia) a nord della Libia, è diventato il principale ingresso in Europa per gli africani che fuggono dalla povertà e la guerra. Dei 67 mila immigrati che sono arrivati in Europa via mare, secondo cifre dell’ONU, quasi la metà sono sbarcati su questo fazzoletto di sabbia, che è un decimo delle dimensioni di Martha’s Vineyard (nota località turistica del Massachusets, Stati Uniti, N.d.T.) ed ha una popolazione di appena 6 mila persone.

Solo una minoranza di immigrati clandestini arriva in Italia via mare e il governo afferma che il loro numero sta calando. Tuttavia questi sono molto più visibili di coloro che silenziosamente si trattengono oltre la scadenza del visto. L’anno scorso il loro numero è salito del 75%, imbarazzando un governo impegnato a bloccare l’immigrazione legale. A dicembre, il Ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha scelto optato per un deterrente. In precedenza, gli immigrati venivano trasferiti da Lampedusa alla Sicilia, dove coloro i quali non ricevevano lo statuto di rifugiati alla fine ricevevano un ordine di espulsione essenzialmente inutile. Alcuni allora sceglievano di restare in Italia illegalmente, altri si spostavano verso altri paesi europei.

Adesso Maroni ha decretato che gli immigrati dovrebbero restare in un nuovo centro di identificazione e espulsione a Lampedusa stessa, fino a che sono rimpatriati. Ma ci sono degli intoppi. Il primo è che il centro non esiste. Dopo un’ondata di sbarchi illegali il mese scorso, il numero di occupanti nella struttura esistente, che ha una capienza di 850, ha raggiunto 1800. Alcuni ospiti stanno dormendo all’aperto sotto teli di plastica. Il leader di un gruppo del PD che ha visitato il sito il 23 gennaio ha affermato di aver trovato “gente ammassata tutta insieme sotto la pioggia, dormitori contenenti tre o quattro volte il numero consentito e un’infermeria dove i feriti sono accatastati tutti insieme”.

Il giorno dopo la sua visita, centinaia di detenuti sono scappati dal centro e si sono uniti alla popolazione locale che stava dimostrando contro i piani del governo. La paura degli isolani, ha affermato il loro sindaco, Bernardino De Rubeis, è che Lampedusa possa diventare una Alcatraz del Mediterraneo. Poiché un altro problema con il piano di Maroni è che molti immigrati non posso essere rimandati a casa, o perché la loro nazionalità non è accertabile, o perché l’Italia non ha accordi di rimpatrio con i loro paesi. Meno di 200 persone sono state mandate via da Lampedusa per via aerea. Siccome riflette un posizione dura sull’immigrazione, la crisi a Lampedusa probabilmente non porterà all’erosione del sostegno per il governo.

Molto più pericolosi sono gli eventi in Lazio, la regione che circonda Roma, dove sono avvenuti una serie di stupri. Il 27 gennaio la polizia ha arrestato cinque rumeni sospettati di un orrendo stupro di gruppo commesso una settimana prima. Un’aggressione sessuale omicida da parte di un romeno a Roma nell’ottobre del 2007 è stata la prima a provocare richieste per azioni repressive nei confronti del crimine e degli stranieri, richieste alle quali Berlusconi ha risposto con successo durante la campagna elettorale.

Ora sia gli elettori che i politici dell’opposizione si stanno chiedendo se le politiche del governo stiano funzionando, particolarmente per quanto riguarda lo schieramento di 3 mila soldati in sostegno alla polizia. Questa settimana Berlusconi ha incautamente promesso di aumentare di dieci volte quel numero, prima di tirarsi indietro.

Con il suo caratteristico stile, lo ha fatto con una battuta politicamente scorretta che si è attirata le critiche persino dei suoi sostenitori. “Dovremmo avere tanti soldati quante belle donne, e non credo che sarebbe possibile” ha affermato. È di solito così in politica. Una volta che i problemi compaiono, si moltiplicano.

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